Sono passati solo quindici anni dalla nascita della Mercedes SLK, ma il Salone di Ginevra ha già tenuto a battesimo la terza generazione della spider di Stoccarda. Nonostante la giovane età (e giusto un"adolescente), i connotati salienti del modello suggeriscono comunque un interessante approfondimento storico, con il quale ripercorrere le principali tappe della carriera di SLK

UNA NUOVA IMMAGINE, GUARDANDO AL PASSATO

L"idea di una spider compatta nacque in Mercedes contemporaneamente al progetto W202, ovvero la prima Mercedes C, la berlina che nel 1993 mandò in pensione la vecchia "190". La base meccanica era, quindi, già ben definita: con la trazione posteriore, sfruttando le sospensioni a quadrilatero deformabile all"avantreno e un sofisticato multilink posteriore, ed accorciando il pianale della berlina di 29 cm, fu possibile realizzare, sulla carta, una sportivetta assolutamente sfiziosa. Lo spirito era quello che ispirò negli anni Cinquanta la 190 SL: realizzare in scala ridotta - e per un più vasto pubblico - un spider di gusto senza gli eccessi delle grandi 300 SL, tipiche scoperte della Stella. Il progetto, che seguiva di poco quello della berlina, fu codificato in R170, la "R" contrassegnava i progetti destinati ai modelli a cielo aperto.

SI PARTE DAL TETTO RIGIDO PIEGHEVOLE

Una nota di criticità venne dal design: in che modo la nuova piccola sportiva avrebbe interiorizzato la pesante eredità dei modelli a cui si ispirava? Bruno Sacco, da anni a capo dello stile Mercedes, riuscì ad impostare, con la collaborazione dei tecnici della Karmann, una vettura dalla linea sportiva, classica nelle proporzioni ma, a suo modo, rivoluzionaria negli stilemi. Di particolare importanza il frontale, con la calandra sottile, i fari dal profilo morbido, il cofano con due bombature longitudinali e la pulizia delle finiture esterne, con cromature pressoché del tutto assenti. Una caratteristica fondamentale era quella del tetto rigido ripiegabile. La soluzione, presa come innovativa, di fatto fu anticipata da Peugeot negli anni "30, ma conservò intatta la sua carica di novità. Il tetto, ripiegato, era conservato in un apposito vano nel bagagliaio (che oltre alla normale apertura posteriore, ne aveva una "automatica", inversa, per consentirne l"alloggiamento) e l"intero meccanismo, qui a comando elettroidraulico, aprì la strada a quella particolare tipologia di sportive, poi denominate "coupè-cabrio".

INTERNI CLASSICHEGGIANTI

Se la carrozzeria poteva definirsi innovativa, l"abitacolo, seppur indiscutibilmente moderno, vantava una godibile impostazione vintage. L"intera plancia era a totale sviluppo verticale. La strumentazione, classicamente Mercedes, era raccolta in un compatto cupolino ed annegata in tre elementi circolari, a cui facevano da cornice piccoli gruppi di spie. La consolle centrale, lineare, ospitava i comandi secondari. Tra questi era particolare il colpo d"occhio donato dalle manopole di regolazione del climatizzatore, collocate in alto quasi a ricordare due tondi indicatori. I sedili avevano una particolare struttura con elementi in metallo flessibile, rivestiti da sottili strati morbidi (in luogo delle classiche imbottiture), così da limitarne l"ingombro. Poco dopo il lancio della berlina W202, tutto era definito nei minimi particolari, ma ancora nascosto. Al Salone di Torino del 1994 (nel mai troppo compianto Salone di Torino...) la Casa madre presentò un prototipo che prefigurava la R170: oltre alle solite finiture d"effetto, che ogni prototipo da salone deve avere, il modello presentato a Torino anticipava abbastanza fedelmente l"auto allo studio. Il nome prescelto fu SLK, acronimo di Sportlich Leicht Kurz, (Sportiva Leggera Corta). E corta, la SLK lo era davvero: per la prima volta nella storia della Casa, fu realizzato un modello che era sotto la fatidica soglia dei quattro metri. Una svolta epocale.

LA PRIMA SERIE

Ancora due anni di test ed affinamenti e finalmente, nel 1996, il modello fu pronto per la clientela: e per la seconda volta l"esordio avvenne al Salone di Torino, con il nome - SLK - del prototipo del "94, che fu mantenuto anche nei listini. Sotto il cofano, la SLK presentava due unità a quattro cilindri 2.0 aspirato da 136 CV e 2.3 in configurazione Kompressor, con compressore volumetrico, e 193 CV. A livello intermedio fu posto il 2 litri Kompressor che prevedeva 192 CV, quest"ultimo destinato a sostituire il 2.3 nei mercati che privilegiavano i motori di piccola cilindrata, come Italia, Grecia e Portogallo. L"auto realizzava un ponte tra le Mercedes del passato e quelle moderne: il design attuale unito ad un"impostazione generale che richiamava il passato, costituirono un ottimo mix per la clientela che rispose in modo assolutamente positivo: nel solo primo anno di commercializzazione furono venduti oltre 50 mila esemplari a fronte dei 35 mila previsti dalla Casa madre. Il successo fu tale che la SLK non fu minimamente "toccata" da nessun tipo di aggiornamento per quasi quattro anni. L"unico restyling avvenne agli albori del Nuovo Millennio.

RESTYLING NEL 2000

Nel 2000, terminata - fisiologicamente - la spinta degli esordi, la SLK ottenne nuovi paraurti, gruppi ottici ridisegnati e nuove finiture, tra cui un allestimento più serioso dell"abitacolo, precedentemente contraddistinto da accostamenti cromatici non propriamente "classici". Oltre alla modifica agli allestimenti, furono aggiornate anche le motorizzazioni: il cambio di legislazione in molti stati (tra cui l"Italia) in tema di fiscalità, aprì la strada ad unità dalla cubatura più elevata e meglio godibili nella guida di tutti i giorni. Le gamme furono quindi pressoché uniformate in tutti i paesi ed erano costituite, ai margini, dal 2.0 da 136 CV e da un V6 3.2 Kompressor da 354 CV della versione AMG. In mezzo vi erano i volumetrici 2.0 e 2.3 rispettivamente da 164 e 197 CV, seguiti dal 3.2 V6 aspirato da 218 CV. Le nuove finiture e la gamma molto più articolata, regalarono alla SLK un"immagine più austera, ma anche più matura, tanto che il modello resistette sul mercato fino al 2004, dopo aver dato anche i natali, a partire dal 2003, alla Chrysler Crossfire. Strutturalmente identica, la sportiva americana presentava una propria carrozzeria, a cui faceva da contraltare l"abitacolo, ripreso dalla SLK, ma con finiture e particolari dal design specifico.

LA SECONDA SERIE

Sulla carta la sostituta della R170 si chiamava R171 ed era allo studio già agli inizi del Duemila. Il modello, realizzato sulla base della berlina W201 del 2000 presentava, rispetto a quest"ultima, una maggiore identità tecnica, come l"avantreno a tre bracci oscillanti (in luogo del vecchio quadrilatero e del McPherson della berlina di derivazione) e il posteriore con una struttura multilink perfezionata rispetto alla precedente SLK (e alla berlina W202). Lo sterzo divenne a cremagliera, in luogo del vecchio impianto a circolazione di sfere della R170. Le motorizzazioni previste per il lancio erano "spalmate" su una gamma più ampia di potenze e cubature, ma meno articolata rispetto al passato. Tra i modelli di punta 200 Kompressor (con un 1.8 da 163 CV) e 55 AMG, con un possente V8 5.4 da 360 CV, vi era solo il grosso V6 aspirato da tre litri e mezzo e 272 CV. Il tutto era vestito con un abito nuovo.

LINEE AMMORBIDITE

Seppur ispirata, in parte, al modello precedente, la R171 appariva come una "normale" spider, a differenza della incontrovertibile identità che caratterizzava il modello precedente. Saranno state le linee, dovunque ammorbidite ed ingentilite, o l"abitacolo ben più banale del precedente, di fatto la nuova SLK perse molto rispetto al modello che andava a sostituire. L"unico, vero, vezzo estetico fu il frontale in cui la Casa madre cercò per la prima volta di pensionare la calandra orizzontale in favore di un impostazione che faceva il verso al musetto delle vetture da F1. Questo frontale, "a naso", non andò giù a buona parte della clientela e fu certamente l"elemento che più fece discutere del nuovo modello. L"abitacolo si presentava, come detto, in una veste decisamente più banale, anche se al passo con i tempi. Plancia e consolle centrale avevano un profilo morbido e sinuoso, ripreso anche dal design dei comandi e della strumentazione, racchiusa in un "binocolo" (si era all"inizio di una discutibile tendenza che perdura ancora oggi). Particolarmente curata la climatizzazione che prevedeva la funzione Airscarf, capace, grazie al potente riscaldamento ed alla disposizione di particolari bocchette alle spalle degli occupanti, di garantire il dovuto comfort anche viaggiando d"inverno a cielo aperto. Al riguardo venne, ovviamente, mantenuto il tetto rigido ripiegabile.

L"ULTIMO RESTYLING, PRIMA DELLA R172

L"esordio della R171 avvenne al Salone di Ginevra del 2004. Il mercato intanto era cambiato e modello venne accolto molto più freddamente rispetto alla vecchia SLK. Nonostante abbia subito un solo restyling a metà carriera (nel 2008), la R171 è stata oggetto di continui aggiornamenti e alla presentazione di svariati allestimenti e serie speciali. Da ricordare, l"introduzione della motorizzazione intermedia da tre litri, per le versioni 280 e 300, da 231 CV e il potenziamento della 200 Kompressor fino a 184 CV nonché la serie speciale NAKED, del 2010, dall"allestimento essenziale e prodotta in solo 99 esemplari, esclusivamente per il mercato italiano. La carriera della R171 si è chiusa questo 2011 con la presentazione, a Ginevra, della nuova SLK R172.

Fotogallery: Mercedes SLK, appena adolescente