Si dice Audi e si legge innovazione tecnologica: da sempre il brand premium di Volkswagen è legato a doppio filo ai concetti di tecnica, e di avanguardia. In prospettiva futura, quindi, dai vari centri di progettazione Audi stanno nascendo progetti per la lotta contro le emissioni climatiche, che sono veramente ad ampio raggio, perché non riguardano soltanto la produzione automobilistica, ma qualsiasi progetto che abbia un impatto positivo sull’ambiente. 

Si va così dalle torbiere all"applicazione che segnala quanta anidride carbonica emettiamo, dal risparmio di acqua ed energia all’aumento di materiale riciclato, fino ad aree ecologiche in azienda con un ambiente adatto alla crescita di fiori e animali. Per la nostra rubrica Carbon Zero, andiamo ad analizzarne alcuni aspetti.

I circoli virtuosi (closed loop): l’esempio dell’alluminio

Una volta nel mondo automobilistico, si costruiva e si buttava via, al limite recuperando qualcosa, e quasi mai direttamente in azienda. Poi sono nati i primi materiali riciclabili, aumentando via via le percentuali di riutilizzo per le nuove vetture, e creando degli schemi di produzione nelle fabbriche.

Audi ha adesso un obiettivo generale: ridurre le emissioni di CO2, con una visione olistica del problema, cioè considerando tutte le fasi del ciclo di vita di una vettura, compresa l’intera catena di fornitura. 

Strategia Carbon Zero di Audi

Per arrivare a questo, la prima operazione è creare dei circoli virtuosi, cioè dei processi all’interno delle fabbriche che permettano di riciclare subito il maggior numero di materiali possibili, e per qualsiasi componente, anche minimo; la stessa cosa viene effettuata con quanto viene utilizzato per la produzione, dall’elettricità all’acqua.

Uno dei primi progetti in questo senso riguarda l’alluminio, utilizzato ormai da anni nei prodotti Audi di grande serie: insieme ai suoi fornitori, la Casa può recuperare gli scarti, portandoli allo stesso livello di qualità del prodotto nuovo. Il progetto si chiama Alluminium Closed Loop, e guardando ai numeri, solo nel 2019 è stata evitata con questo processo la produzione di 150.000 tonnellate di anidride carbonica.

Dalla plastica mista, l’olio di pirolisi

C’è un altro progetto, per esempio, che si chiama “Riciclo chimico della plastica nell’ingegneria automobilistica”, e viene portato avanti da Audi e dal Karlsruhe Institute for Technology (KIT); riguarda soprattutto i componenti attualmente realizzati in plastiche miste derivate dal petrolio, non riciclabili meccanicamente, perché progettati per resistere a un’usura molto intensa.

Strategia Carbon Zero di Audi
Strategia Carbon Zero di Audi

La soluzione è l’olio di pirolisi, che si ricava chimicamente riscaldando materiali organici in assenza di ossigeno, e che ha la stessa qualità dei prodotti petroliferi. Come dire che si può ottenere proprio dalla plastica usata: per la sperimentazione, infatti, si stanno utilizzando componenti dismessi di automobili Audi, come copricerchi, griglie del radiatore o serbatoi carburante.

Per altri componenti, invece, si scelgono opportuni materiali secondari: per esempio, i rivestimenti della nuova A3 sono prodotti in PET, polimero plastico facilmente separabile da altri materiali. I tre diversi tessuti dei sedili della A3 sono realizzati per l’89% con materiale riciclato, e l’obiettivo è di industrializzare la tecnologia del riciclo sul maggior numero di componenti possibili.

A Neckarsulm si risparmia energia e si allevano le api

Audi aderisce a un progetto globale del gruppo Volkswagen che ha nome Mission:Zero, cioè raggiungere la piena neutralità dall’anidride carbonica entro il 2050. Per la fabbrica di Neckarsulm, la storica sede NSU e che comprende anche la produzione Audi Sport, la Casa si sta spingendo oltre, con numerose iniziative per raggiungere questo obiettivo nel 2025.

Si lavora su diversi campi di attività, che riguardano l’intero processo produttivo: decarbonizzazione, uso dell’acqua, efficienza delle risorse e biodiversità.

Strategia Carbon Zero di Audi
Strategia Carbon Zero di Audi

Qualche esempio? La produzione di vetture interamente elettriche come la e-tron GT con la compensazione di alcune emissioni della produzione mediante progetti certificati; l’utilizzo di eco-elettricità, con un costante controllo del risparmio (-83.000 megawatt/ora in meno nel 2020); trasporti interni con veicoli a gas naturale, elettricità o bio diesel; verifica nel risparmio e nell’uso efficiente dell’acqua; riduzione dei sistemi di packaging.

Fino a veri e propri bio open-space all’interno della fabbrica, con progetti di conservazione di fiori, piante, colonie d’api per la produzioni di miele, o creazione di ambienti idonei per varie specie di insetti e animali.

Carbon zero grazie alle torbiere

Queste sono le linee guida per le Audi di produzione; tuttavia, si diventa davvero Carbon Free solo con una visione d’insieme, che sia più ampia possibile. Allora si guarda, ad esempio al territorio: c’è un’ente specifico, l’Audi Environmental Foundation, che è preposto a questa operazione.

Tra i progetti recenti, in corso nel 2021, c’è “CO2-Regio”, in corso in alcune località tedesche in collaborazione con l’associazione Energie Effizient Einsetzen e nell’ambito di un progetto europeo, per promuovere la conservazione delle torbiere, depositi naturali di anidride carbonica grazie alla loro densità di materiale organico.

Strategia Carbon Zero di Audi

L’obiettivo è di proporre agli agricoltori locali un sistema di conservazione e mantenimento di ogni torbiera nelle loro proprietà, ma anche la formazione dell’humus e il rimboschimento delle aree verdi: tutte misure efficaci per la protezione del clima.

E’ allo studio un sistema che possa garantire dei proventi per i proprietari di aree verdi in cui siano presenti torbiere, humus o boschi, attraverso certificati riguardanti l’anidride carbonica, che potrebbero essere acquistati dai residenti, ma anche da industrie e aziende, in un sistema integrato di gestione del clima.

In più, si studiano metodi per svolgere attività in questi tipi di ambienti naturali: la coltivazione o il pascolo nelle torbiere, l’agroforestazione o l’agricoltura con formazione di humus.

Un"app per calcolare quanto inquina ognuno di noi

E poi c’è la parte degli utilizzatori di automobili: come si possono controllare, e quindi ridurre, le emissioni prodotte dai propri spostamenti personali? Per aiutare a migliorare i propri comportamenti dal punto di vista ecologico, Audi Denkwerkstatt, organizzazione a Berlino con team e start-up che si occupa di business digitali, ha sviluppato l’app Ecomove.

Attraverso uno specifico algoritmo, l’applicazione è in grado di riconoscere il mezzo di trasporto utilizzato in quel momento, associando un punteggio individuale, e suggerendo un miglioramento attraverso dei trofei, per cambiare positivamente le proprie abitudini.

Strategia Carbon Zero di Audi

Similmente ad alcuni sistemi già presenti nelle automobili, ma con riferimento alla mobilità individuale, il punteggio di mobilità viene calcolato in base al mezzo utilizzato, combinando tempo, distanza, accelerazione e velocità: meno sono le emissioni, più il punteggio è alto.

Quello più alto, 100 punti, viene ottenuto con una carbon footprint inferiore ai 55 g/km di CO2, dato ricavato dagli accordi di Parigi sul clima; si avrà invece il punteggio minimo superando la soglia dei 200 g/km.

Ovviamente, l’app spinge a migliorarsi, come in un allenamento, per esempio con sfide in un certo periodo di tempo; c’è anche la possibilità di compensare le proprie emissioni con dei crediti climatici, investendo anche in progetti certificati come parchi solari o riforestazione.

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