Con la sigla di progetto 981, la Porsche Boxster è giunta alla terza generazione. E dopo che la prima edizione (sigla 986) è stata snobbata dai puristi e che la seconda (sigla 987) ha conquistato molti - assieme alla coupé Cayman - per le sue doti stradali, la nuova baby Porsche vuole consolidare il consenso fin qui ottenuto con una maturazione che la rende più rifinita, precisa e sfruttabile di prima. Per permetterle di affrontare con naturalezza anche lunghi viaggi, senza che l’incremento di “solidità” ne intacchi la caratteristica reattività di comportamento. Com'è emerso dalla nostra prova a bordo della versione 2.7 da 265 CV e 280 Nm.

TUTTA D'UN PEZZO

In occasione del nostro primo incontro allo scorso Salone di Ginevra, la Boxster ci aveva dato l’impressione di essere un tutt’uno, come fosse interamente ricavata dal pieno per lavorazione da asportazione di materiale. E ora, su strada, la presenza della sportiva tedesca emerge con la plasticità della sua carrozzeria, piatta e compatta, mentre nella guida di tutti i giorni la “pienezza” che si ritrova anche nell’abitacolo ha un risvolto poco pratico: praticamente non ci sono vani portaoggetti per appoggiare le chiavi di casa o il cellulare, ad eccezione del cassetto davanti al passeggero e delle tasche nei pannelli porta. Giusto per rimanere in tema, la console centrale mantiene l’impostazione “scultorea” introdotta dalla Panamera, che disorienta un po’ per i troppi tasti e si protende nel voluminoso tunnel che separa i fascianti sedili sportivi. Ma questo è un bene, perché nelle notevoli accelerazioni laterali che la Boxster è in grado di sviluppare in curva ci si può puntellare a dovere per restare "legger" sul volante, ovvero il protagonista dell’esperienza di guida della piccola Porsche. Nel bene e nel male, come vedremo in seguito.

UN RAGNO A QUATTRO ZAMPE

“Non c’è macchina che tenga!”, viene da pensare dopo aver pennellato un paio di curve con la Porsche Boxster. E aggiungiamo “come lei”, nel senso che poche vetture stradali possono essere equiparate per tenuta laterale pura alla spider di Zuffenhausen. Merito dell’assetto da 20 pollici, certo, ma soprattutto del rinomato equilibrio che la disposizione posteriore-centrale del motore regala alla dinamica del veicolo. Il paragone che ci sembra più azzeccato per la Porsche Boxster è quello con un ragno "a quattro zampe", perché in curva l’auto è incredibilmente neutra e ruota attorno all’asse verticale come se il peso fosse tutto concentrato lì, tra i due sedili, con le sospensioni in grado di modellarsi sul profilo stradale e dar modo agli pneumatici quasi di afferrare l’asfalto. Il servosterzo elettrico, da parte sua, è forse il miglior comando di questo tipo - assieme a quello della sorella maggiore 911 e del progetto giapponese Toyota GT86-Subaru BRZ -, perché permette di entrare in curva senza ritardi e senza reazioni di contrasto quando si effettuano correzioni. La posizione verticale del volante aiuta a farsi coinvolgere dalla guida, mentre continuano a non convincere i comandi sulle razze del cambio a doppia frizione PDK. Con entrambi si può sia scalare che salire di marcia, ma la logica delle cambiate è invertita rispetto ai movimenti del corpo nella guida sportiva: in frenata si viene proiettati in avanti e si vorrebbe innestare un rapporto inferiore premendo sul pulsante, che in questo modo però passa alla marcia superiore. E viceversa in accelerazione. Da morbide e confortevoli, le cambiate diventano via via più grintose quando si mette mano ai pulsanti Sport e Sport Plus sul tunnel centrale, con cui si va a modificare anche la taratura delle sospensioni (che pur irrigidendosi rimangono sempre molto ben smorzate) e il sound del motore. La voce del boxer da 265 CV lascia così da parte il suo aplomb e inizia a graffiare, modulando con l’apertura delle valvole di scarico tonalità rauche e metalliche, accompagnate da una facilità nel salire di giri che fa sembrare "normali" prestazioni che si riassumono nei 5,5 secondi con cui la trasmissione PDK in modalità Sport Plus permette di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo. Mentre se si opta per una condotta di guida meno estrema, non è affatto difficile leggere sul computer di bordo medie di 9-10 l/100 km, ottenendo cioè percorrenze che oscillano attorno ai 10 km/l.

PREZZO E (LUNGA) LISTA DI OPTIONAL

Il listino di partenza della Porsche Boxster con motore 2.7 è di 51.134 euro, che sull’esemplare provato salgono a 74.453 euro, dopo l’aggiunta di equipaggiamenti come: vernice metallizzata nero basalto (834,90 euro), sedili parzialmente pelle (1.113,20 euro), aletta frangivento (272,25 euro), fari bi-xeno con illuminazione dinamica in curva PDLS (1.585,10 euro), park-assist anteriore e posteriore (895,40 euro), Porsche Torque Vectoring PTV (1.331 euro) che include il bloccaggio meccanico del differenziale posteriore, cambio doppia-frizione Porsche Doppelkupplung PDK (2.873,75 euro), sospensioni attive Porsche Active Suspension Management PASM (1.452 euro), pacchetto Sport Chrono (2.057 euro), cerchi da 20" Carrera S (2.904 euro), Tempostat (399,30 euro), sistema di allarme comprensivo di sorveglianza interna (496,10 euro), climatizzatore automatico a 2 zone (774,40 euro), tappetini (108,90 euro), ancoraggio di sicurezza ISOFIX (181,50 euro), sedili sportivi elettrici a 14 vie con pacchetto memory (2.299 euro), volante multifunzione (532,40 euro), pacchetto Sound Plus (592,90 euro), predisposizione telefono cellulare (665,50 euro), Porsche Communication Management PCM comprensivo di modulo di navigazione e interfaccia audio universale (3.200,45 euro).

[Foto: Gianni Mazzotta]

Fotogallery: Porsche Boxster 2.7 265 CV, la prova su strada