Chiamatela condizione di alterata percezione dei colori oppure caratteristica della visione: sta di fatto che la questione daltonismo riguarda due milioni di italiani, come ci spiega Stefano De Pietro, “autorità” in materia, visto che è pure titolare del sito comevedonoidaltonici.com. “Quando si parla di daltonismo ci si riferisce solo in Italia a oltre due milioni di persone, principalmente maschi, circa uno su dodici. Secondo la consuetudine consolidata, i daltonici potrebbero avere difficoltà a decifrare la segnaletica, soltanto perché non sono in grado di dare il nome giusto a un colore, verde o rosso che sia. Per fortuna, questa convinzione è del tutto priva di fondamento. Oltre a essere, di solito, in grado di percepire la differenza dei colori sufficientemente per fermarsi al rosso e al giallo o passare al verde, un daltonico sfrutta altri sistemi per comprendere le segnalazioni: la posizione della luce, ma anche il fatto che la luce cambia di posizione (il caso dei daltonici rosso/verde, che percepiscono rosso e giallo come un unico colore giallo/rossastro o il verde come bianco). Nei semafori più evoluti, che vediamo purtroppo sparire a seguito delle politiche di risparmio dei comuni, il segnale rosso è anche più grande, quindi facilmente distinguibile dal giallo".

DALTONISMO E PATENTE

Può esserci la confusione per il verde-rosso (deuteranopia o protanopia, ed è il 90% dei casi) o per il giallo-blu (tritanopia). Lo si capisce, fra l’altro, col test di Farnsworth: un centinaio di dischetti colorati da allineare in sequenza tonale. L’origine del daltonismo è generalmente genetica: un funzionamento parziale delle cellule fotosensibili dell’occhio. Talvolta è la conseguenza di malattie della retina, o traumi del nervo ottico. Ma i daltonici hanno diritto alla patente B per l’auto? Possono guidare? Risposta: sì, secondo le norme dell’Unione europea, possono condurre qualsiasi veicolo. Tuttavia, c’era ed esiste tuttora un po’ di caos in merito. Infatti, il Regolamento del codice della strada italiano prevede che si debba superare un test sul daltonismo per ottenere la patente (e rinnovare). Alla fine, è il medico esaminatore della Motorizzazione o della scuola guida a decidere se concedere l’abilitazione: di solito, si ha l’ok per le patenti non lavorative. In concreto, se i daltonici vedono il rosso lo vedono giallo, si stopperanno al giallo, basandosi sulla posizione della luce. Sentiamo De Pietro: “Sul sito del Governo italiano è possibile consultare il testo relativo all’Attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE, concernenti la patente di guida. In particolare, per ciò che interessa a noi daltonici, nell’allegato III vengono descritti i requisiti di idoneità visiva per il conseguimento o il rinnovo della patente di guida. Dalla lettura dell’allegato appare chiaro che la certificazione dei requisiti così formulata esclude la valutazione del senso cromatico, mentre include altri parametri, come acutezza visiva, campo visivo, visione crepuscolare, sensibilità all’abbagliamento e al contrasto, diplopia e altre funzioni visive che possono compromettere la guida sicura, ma non viene fatta menzione alcuna delle discromatopsie. Si intuisce anche che l’esame di queste funzioni visive non sia così semplice, essendo richiesto, per alcune di esse, l’ausilio di apparecchiature particolari che hanno un costo rilevante e richiedono un’adeguata formazione degli operatori”.

IL PROBLEMA DELLA "PALETTA" NEI CANTIERI STRADALI

Ecco ancora De Pietro: “Si fanno tanti discorsi sul semaforo, ma la paletta del moviere, quella paletta rossa/verde che tengono in mano gli operai stradali, senza alcuna distinzione grafica se non il colore tra le due facce, potrebbe finire per essere governata da un daltonico. Un nonsense legislativo, che può essere risolto con una modifica alla paletta. Quindi, perché si continuano a fare i controlli del daltonismo e, in alcuni casi, a negare i requisiti per la patente?”. Proviamo a dare un’occhiata alle norme (Codice della strada, articolo 119): sono richiamate le caratteristiche fisiche, psicologiche e morali che devono essere verificate ai fini della idoneità alla guida. In particolare, l’articolo inizia citando nel comma 1: “Non può ottenere la patente di guida o l’autorizzazione a esercitarsi alla guida di cui all’art. 122, comma 2, chi sia affetto da malattia fisica o psichica, deficienza organica o minorazione psichica, anatomica o funzionale tale da impedire di condurre con sicurezza veicoli a motore”. Però, se poi ci si addentra negli allegati che definiscono in modo tecnico i controlli da effettuare, di daltonismo in effetti non si parla affatto. Quindi, dice De Pietro, riformuliamo la domanda: “Come mai il daltonismo non viene citato, ma si continuano a fare i controlli, affidando per giunta il risultato ad un parere personale del medico e non ad un limite numerico basato su una misura vera e propria? Ecco la ragione: a esso non si fa cenno nell’allegato III della cosiddetta ‘direttiva traffico’ del 1991, dalla quale il Codice deriva. È stato invece reinserito, senza alcun riferimento alla legge, nel Regolamento di attuazione. Per la terza volta la domanda cambia, ma ripropone lo stesso problema: se sia la legge italiana che la direttiva europea non parlano di daltonismo, allora perché è stato inserito nel Regolamento di attuazione e si continuano a fare i controlli? La risposta, finalmente trovata, è davvero semplice quanto demoralizzante: i controlli si fanno perché la visita non viene eseguita esattamente come è previsto dal Codice”. In definitiva, secondo la normativa comunitaria, il daltonismo non comporta alcuna limitazione all’idoneità alla guida. Inoltre, questa disabilità non viene menzionata nell’ultima relazione su vista e guida presentata da un gruppo di lavoro di oftalmologi europei convocato dalla Commissione.

PUNTI DI VISTA...

Ecco la conclusione di De Pietro: “Fino a pochi anni fa considerare il daltonismo come una grave menomazione sensoriale era l’unica ipotesi plausibile per chi, non daltonico, poteva solo immaginare un mondo nel quale il colore fosse una dimensione affatto fruibile. Oggi, con l’avvento della computergrafica e gli studi sulla visione di Hubel (premio Nobel 1981) e altri studi recentissimi americani, la capacità di vedere come i daltonici è diventata uno strumento utile e a mio avviso di uso obbligatorio, per ripensare un mondo nel quale le regole dovranno essere necessariamente rivalutate, abbattendo finalmente il muro di isolamento nel quale i daltonici sono stati rinchiusi per più di un secolo”.

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