Linee da SUV, 7 posti come un minivan e versatilità da crossover. La Chevrolet Orlando riassume insomma le caratteristiche di un"auto "trasversale", che il mercato propone con le moderne vetture da famiglia, mantenendo ingombri non troppo lontani da una media. Il Marchio del Cravattino punta poi sulla concretezza del rapporto prezzo/dotazioni. La versione da noi provata, dotata del turbodiesel 2.0 litri da 163 CV e cambio manuale, ha un listino che parte da 24.400 euro. In attesa della prossima Opel Zafira, che condividerà il pianale proprio della Orlando, due tra le concorrenti d"elezione per prezzo, dimensioni (lunghezza 465 cm, passo 276 cm) e disponibilità di spazio (abitabilità per 7 posti) sono la Fiat Freemont (4,89 m di lunghezza, da 25.700 euro col 2.0 MJet da 140 CV e 27.200 euro per la versione da 170 CV) e la Nissan Qashqai +2 (più compatta - 4,54 m di lunghezza - da 25.690 euro con il 2.0 dCi da 150 CV e trazione anteriore).

CONCRETA, MA SI FA NOTARE

Nel corso del test, molti automobilisti che ci hanno incrociato con la Orlando si sono dimostrati interessati al suo stile "quasi da SUV", ma soprattutto alla possibilità di disporre di 7 posti. Non crediamo che i nuclei familiari italiani siano improvvisamente cresciuti, ma il fatto che le linee delle recenti carrozzerie "crossover" si siano ingentilite amplia il bacino di utenza dei veicoli multispazio, che concedono qualcosa al look pur garantendo capacità di carico analoghe alle tradizionali monovolume. Per quanto concerne il comfort, il crossover Chevrolet non chiede pegno sull"altare del design. A differenza dell"assetto da 18 pollici della Orlando provata in occasione della presentazione stampa, l"auto oggetto del nostro test (con ruote 225/50 R 17) adotta tarature più morbide, come d"altronde ci si aspetta da una vettura orientata ai viaggi con famiglia e bagagli a bordo. I movimenti di rollio e beccheggio non sono però così evidenti e si coniugano bene con la buona capacità di assorbimento del comparto sospensivo. A tal proposito, nell"esemplare che abbiamo provato si avverte una netta rumorosità legata allo scuotimento delle sospensioni, che si manifesta a bassa velocità (fin circa i 50 km/h) durante i passaggi sullo sconnesso. Più che un difetto legato ai materiali insonorizzanti del sottoscocca, si tratta di un fenomeno di risonanza che si verifica nel vano ruota ad una determinata frequenza e che svanisce affrontando gli avvallamenti a velocità inferiori o superiori. Si tratta di un tipico problema di NVH (Noise Vibration & Harshness, ovvero rumore, vibrazioni e "ruvidità"), che i progettisti affrontano quando determinano le caratteristiche di rigidezza e smorzamento dell"autotelaio per definire gli attacchi di motore e sospensioni e la tipologia di insonorizzazione.

UN DIESEL CHE SI FA ATTENDERE

L"erogazione del motore è un po" vuota sotto coppia, perché sensibile al turbo lag. L"entrata in funzione del turbocompressore toglie d"impaccio l"Orlando nella maggior parte delle occasioni, ma bisogna tener conto di questa andatura "ad elastico" soprattutto nel traffico intenso a bassa velocità, dove la fluidità di marcia risente di questo ritardo di risposta. La rumorosità del propulsore si mantiene nella media e si manifesta più che altro in fase di accelerazione, mentre ad andatura costante rimane sommessa. I fruscii aerodinamici non risentono troppo della sezione frontale del veicolo, giocoforza elevata per una vettura pensata per ospitare nell"abitacolo fino a 7 persone. Il cambio presenta un salto eccessivo tra la prima e la seconda, che non aiuta il motore a trarsi d"impaccio proprio in una zona di funzionamento - i bassi regimi - in cui si viene a trovare un po" in difficoltà. La leva ha un manovrabilità caratterizzata da una certa gommosità e qualche contrasto di troppo nella fase di innesto dei rapporti. Come peraltro suggerisce la natura di crossover della Orlando, la nostra opinione é che valga la pena investire nei 1.200 euro necessari per acquistare il cambio automatico a 6 rapporti, sempre accoppiabile al diesel da 163 CV. La leggerezza è la caratteristica saliente dell"impianto di sterzo, che conferisce - oltre a facili disimpegni nelle manovre a bassa velcità - una buona agilità alla Orlando. La definizione di un tale carico volante influenza anche la prontezza del comando, non eccezionale, mentre progressività e precisione nella media non comportano correzioni fastidiose da parte del conducente, comunque tali da non inficiare la fluidità di marcia. Il feeling nella marcia in rettilineo é buono e la sensibilità ai piccoli angoli é ben rapportata alla tipologia di veicolo, lontana in ogni caso dall"innesco di serpeggiamenti anche ad alta velocità.

PRENDE SPUNTO DA OPEL, MA CON PERSONALITA"

Il punto di forza della Orlando è sicuramente l"abitabilità. Analizzando in particolare la parte posteriore dell"abitacolo, si scopre che l"accesso ai posti della terza fila non é troppo angusto e il meccanismo di sblocco del divanetto permette di ribaltare seduta e schienale in un"unica soluzione, aprendo un vano di passaggio. Una volta accomodati, poi, lo spazio a disposizione dei due passeggeri posteriori é accettabile, almeno fino a corporature che non vadano oltre la media. La sfruttabilità dei sue posti supplementari non é quindi da considerarsi di fortuna, o solamente adatta ai bambini. Piuttosto, in configurazione 7 posti il vano di carico diventa esiguo, riducendo la propria capacità da 458 a soli 89 litri. Originale nella realizzazione, lo sportello integrato nel display multifunzione posto al centro della consolle permette di accedere a un vano portaoggetti molto ampio. Le pareti sono rivestite in materiale morbido e la parte frontale ospita il socket a cui collegare il proprio dispositivo multimediale. Una volta chiuso, peraltro, lo scomparto rimane nascosto alla vista, perfettamente mimetizzato dietro lo schermo. Una soluzione a favore della praticità che ci ha dunque convinto e che é destinata a diffondersi nei prossimi modelli Chevrolet, come dimostra la recente Malibu. Il navigatore é semplice nell"interfaccia e nelle funzioni, ma anche nell"utilizzo, che combina comandi impartibili sia tramite touchscreen che attraverso la rotella sulla consolle centrale, dotata di pulsante multifunzione. Caratterizzati dalla tipica illuminazione color indaco del Marchio, tutti gli interruttori sparsi nell"abitacolo sono individuabili anche di notte e ciò, unito alla foggia di molti componenti (come il volante) di chiara provenienza Opel, richiama alla mente l"impostazione delle automobili tedesche. Nella prova della citycar Spark non avevamo avuto questa impressione, segno che per le vetture di segmento superiore la "parentela europea" delle Chevrolet - sancita dalla condivisione di meccaniche e piattaforme - si fa più evidente anche nell"abitacolo. Il trattamento della goffratura della plancia, le bocchette di areazione, la pedaliera e molti comandi, per esempio, ricordano da vicino quelli della Opel Meriva , oggetto di un nostro recente test. La parentela con la Casa del Fulmine si ritrova infine nell"impostazione del posto guida, molto razionale, e nell"impatto con forme e materiali della plancia, piacevoli entrambi.

Fotogallery: Chevrolet Orlando 2.0D 163CV LTZ