Sono davvero tanti quelli che, di fronte al fenomeno MINI, non hanno saputo resistere. Oltre 250 mila in Italia (su un totale di 3 milioni di unità prodotte) da quando BMW ha fatto rinascere nel 2001 il mito della piccola auto inglese. Col passare degli anni, poi, la voglia di MINI è venuta anche a chi aveva bisogno di una macchina più spaziosa: ecco perché è arrivata la Countryman. Che senso ha, quindi, la nuova MINI 5 porte che ho guidato per la prima volta alle Cinque Terre, a 55 anni dalla nascita del modello originale? Ossessione per il numero 5 a parte, fra le tante ragioni razionali che stanno dietro a questa “operazione” (delle quali parleremo) credo che una macchina così - compatta, ma rifinita ed equipaggiata come “le grandi” - possa convincere chi è abituato ad auto di categoria superiore, tipo BMW Serie 1 tanto per restare “in casa”, ingolosendo con la promessa che il divertimento alla guida, anche con 2 porte in più, è quello tipico di una MINI.


Piccole MINI crescono


Prima di capire quanto gusto c’è a guidarla, do un’occhiata alla nuova versione della MINI da fuori, soffermandomi sulla vista laterale. I centimetri in più rispetto alla 3 porte sono 16 (il passo è più lungo di 7 centimetri), per un totale che varia fra 3,98 e 4 metri a seconda delle versioni. Le proporzioni, in ogni caso, cambiano sensibilmente, facendo notare altre differenze rispetto al look abituale MINI: i montanti dietro, nella zona del lunotto, sono inclinati e le porte posteriori sono piccole e “incorniciate”, cioé con i vetri non “a giorno”. Fa un effetto strano, abituati al design iconico della 3 porte. Vedremo se piacerà. Da altre angolazioni, invece, il nuovo modello non si discosta dai rigonfiamenti e dai raccordi introdotti a inizio anno con l’ultima generazione del modello, di cui trovate la nostra prima video-prova su strada. Accomodandosi dietro, poi, si deve superare un’apertura non molto larga, ma i centimetri a disposizione sono più di quel che ci si aspetta. Gli schienali anteriori sono scavati per dare più libertà di movimento alle gambe, si riescono a infilare bene i piedi sotto i sedili di chi sta davanti e anche per la testa c’è spazio, nonostante la presenza del tetto in vetro. L’omologazione è per 5 posti ma al centro c’è un porta-bottiglie pronunciato, mentre per due persone la larghezza non è male e solo se i passeggeri anteriori arretrano molto c’è qualche limite di abitabilità. D’altro canto, partendo da un minimo di 278 litri, poco meno di una Volkswagen Polo (280 litri) tanto per capirci, il bagagliaio migliora sensibilmente rispetto alla MINI 3 porte ed ha rivestimenti di qualità, come nel caso della moquette sul pavimento. Ottime le finiture anche nell’abitacolo, con la plancia che rimane la stessa della sorella più sportiveggiante.


È sempre un gran bell’andare


Bastano le prime curve della Strada delle Cinque Terre per capire che il fatto di essere più bassa della Countryman si sente eccome: la risposta nei cambi di direzione e in frenata è quella bella reattiva della MINI 3 porte, con le stesse modalità di guida, che fanno cambiare la risposta dell’acceleratore e degli ammortizzatori elettronici (se vengono richiesti come optional). Oltre ovviamente al feeling dello sterzo, che passando dai programmi Green, Mid e Sport diventa più pesante e diretto. Così come a variare sono i tempi di cambiata di un altro accessorio a richiesta, l’automatico Steptronic a 6 rapporti. Guidando il 2.0 4 cilindri turbo benzina da 192 CV della Cooper S la taratura che mi è piaciuta di più è quella intermedia, che rende i comandi più lineari e permette di giocare di più con le traiettorie. A differenza della protagonista della video-prova del #perchécomprarla, il cambio è manuale a 6 marce, con una leva dai movimenti definiti e una frizione consistente. La media di consumo indicato dal computer di bordo, in circa 60 km di autostrada “tranquilli” e di misto stretto allegro-ma-non-troppo, è stata intorno ai 12 km/litro. Ma nel percorso di ritorno del test drive ho voluto farmi un’idea sul comportamento della MINI Cooper D, con il nuovo 1.5 turbo diesel da 116 CV. Con il cambio automatico, i consumi indicati a fine giornata sono andati oltre i 16 km/litro, con un buon tiro anche in salita vista la coppia di 270 Nm a partire da 1.750 giri al minuto. A velocità costante questo 3 cilindri non è mai ruvido o rumoroso, e il tipico ticchettio si sente ad esempio fermandosi al semaforo, poco prima che il sistema start&stop spenga il motore evitando di soffermarsi su qualche vibrazione "fisiologica" di fondo.


Di tutto, di più


A livello di equipaggiamenti la MINI 5 porte continua ad ereditare le tecnologie del gruppo BMW (come il sistema d’infotainment o dispositivi di ausilio alla guida) che la posizionano in cima al segmento B, categoria di auto intorno ai 4 metri di lunghezza anche classificabili come “utilitarie”. Che, per inciso, vengono acquistate da più di 8 clienti su 10 con carrozzeria a 5 porte. Nel caso della compatta anglo-tedesca le motivazioni d'acquisto sono più sfaccettate, come abbiamo visto, con prezzi più alti di 800 euro rispetto alla 3 porte e che partono da 19.100 euro per la One 1.2 turbo benzina 3 cilindri da 102 CV, fino agli oltre 27.100 della Cooper SD con il 2.0 turbodiesel 4 cilindri da 170 CV. Passando per tutte le altre motorizzazioni, anch’esse omologate Euro 6: One D (1.5 turbo diesel 3 cilindri 95 CV - 20.700 euro), Cooper (1.5 turbo benzina 3 cilindri 136 CV - 21.500 euro), Cooper D (1.5 turbo diesel 3 cilindri 116 CV - 22.750 euro). Ci sono inoltre delle versioni chiamate Business, dedicate ai clienti delle flotte aziendali. Trovate tutte le informazioni su dotazioni di serie e optional sugli articoli di mercato del nostro Trovauto e sul nostro Listino.

Fotogallery: MINI 5 porte, più lunga e quindi più comoda