Costruire strade più costose per spendere meno. Sembra un
paradosso, soprattutto se in tempi di crisi come quello che stiamo attraversando i Paesi dove sono più diffusi gli asfalti modificati con
polverino, derivato dai pneumatici fuori uso (PFU), sono due economie in difficoltà: Portogallo e Spagna. Assieme agli Stati Uniti, le due nazioni della penisola iberica sono infatti le realtà dove ci sono più strade con
asfalti “gommati”, che a fronte di un maggiore costo di realizzazione rispetto alle pavimentazioni tradizionali (l’incremento varia dal 10 al 30%) offrono vantaggi che ne giustificano l’investimento.
PFU, I VANTAGGI DI UNA SIGLA
Un asfalto modificato con PFU dura fino a
tre volte più di un analoga strada tradizionale, limitando di conseguenza gli interventi di manutenzione ordinaria - molto frequente in Italia per le
pessime condizioni dei manti - e abbattendo i relativi costi, oltre che i
consumi delle auto. La differente densità e la composizione specifica riducono inoltre la
rumorosità di rotolamento al passaggio dei veicoli e il drenaggio dell’acqua in caso di
pioggia. Come spesso si sente parlare nelle competizioni, infine, la strada “gommata” migliora anche l’aderenza con gli pneumatici dei veicoli in transito, riducendo quindi gli spazi di
frenata.
35 MILIONI DI GOMME PER 8.300 KM
L’applicazione del riciclo di
pneumatici usurati alle infrastrutture stradali è dunque un settore che in Italia ha grandi margini di ampliamento, considerando che finora sono state fatte soltanto esperienze di carattere sperimentale, che hanno riguardato la pavimentazione con asfalti modificati con PFU solo
brevi tratti della rete: in Piemonte, Trentino Alto Adige, Toscana ed Emilia Romagna. Tenendo conto che ogni anno, nel nostro Paese, circa
35 milioni di pneumatici giungono a fine vita, si potrebbe stendere questa nuova tipologia di strade per 8.300 chilometri.