La Ferrari F40 compie 30 anni e noi ce la dimentichiamo? Ovviamente no. Le facciamo gli auguri in ritardo, questo sì, ma siamo sicuri che “lei” saprà perdonarci. E’ il 21 luglio del 1987 e nel Centro Civico di Maranello, oggi Museo Ferrari, svelano un oggetto che diventerà di culto. La F40, nata a sua volta per celebrare i 40 anni della Scuderia del Cavallino Rampante, è infatti tuttora una delle sportive più amate di sempre; un po’, forse, anche per il fatto che si tratta dell’ultima stradale progettata con la supervisione del Drake, il fondatore Enzo Ferrari. Di sicuro, ciò che ha fatto impazzire gli appassionati di tutto il mondo è il design, rivoluzionario per la Ferrari di quegli anni. E poi, ma questo lo hanno sperimentato molti meno fortunati, il suo carattere: difficile, scorbutico, e anche per questo capace di conquistare in pochi istanti, se lo sai domare. Insomma, ripassiamo un po’ la storia di questo capolavoro tutto italiano, disegnato dalla matita di Pinifarina.


Un progetto che è una sorta di vademecum


Quando superi gli 85 anni, come Enzo Ferrari quando i suoi migliori ingegneri si mettono al lavoro sulla F40, sai che non hai più tantissimo tempo per goderti l’avvenire della tua azienda. Ecco, a voler dare un’interpretazione “umanistica” ai motivi per cui l'F40 è “LA F40”, è bello pensare che il Drake abbia messo più puntiglio del solito su questo progetto, che abbia alzato ulteriormente l’asticella, un po’ come per lasciare un esempio di come avrebbero dovuto lavorare i suoi successori in futuro (e bisogna dire che tra F50, Enzo, LaFerrari, 488 GTB, 812 Superfast, solo per citarne alcune, persino uno super esigente come Ferrari sarebbe orgoglioso).


Un entusiasmo più unico che raro


Chi era presente al Centro Civico di Maranello il 21 luglio del 1987 ricorda nitidamente un clima surreale, quello delle grandi occasioni. Ermanno Bonfiglioli, per esempio, che in quegli anni segue i Progetti Speciali, riporta un crescendo di stupore ed entusiasmo, nel momento in cui la macchina viene mostrata al pubblico presente. Brividi. Anche perché, a differenza di quanto accade oggi con il rilascio anticipato di immagini più o meno esplicite, della F40 non si sapeva nulla prima del 21 luglio. Il riserbo attorno al progetto è totale e solo le persone direttamente coinvolte nella progettazione, oltre ai più fidati collaboratori di Enzo Ferrari, sono al corrente dei fatti.


Ha 30 anni ma sembra disegnata oggi


I suoi 30 anni la F40 li dimostra solo nella componentistica, nei fari per esempio. Per il resto, le sue incantevoli forme sono davvero senza età. Si potrebbe addirittura arrivare a confonderla per un concept, oggi, nel 2017. Guardatela, sicuramente per l’ennesima volta, ma ne vale la pena. Quell’immenso alettone posteriore che altrove risulterebbe eccessivo, qui fa innamorare al primo sguardo. Che dire poi del lunotto panoramico dal quale si può sbirciare il V8 sovralimentato? Poesia, proprio come il muso bassissimo, i fari a scomparsa, le prese d’aria NACA sulle fiancate e sul cofano motore… Insomma, il mio consiglio è di salvare la gallery tra i preferiti e ogni tanto andare a gustarvela. Dentro, il discorso cambia sensibilmente. Qui sì che trent’anni si sentono e anzi, sembra ne sia passato persino qualcuno in più. Lo si vede dal volante sottilissimo e, soprattutto, inclinato in avanti, dalla strumentazione analogica che forse non è delle più aggiornate già nel 1987 e dalla plancia sottile, quasi precaria, almeno a vista.


Materiali nobili, da corsa


La F40 è unica anche perché utilizza, per la prima volta nella storia delle Ferrari stradali, materiali come la fibra di carbonio e il kevlar. L’obiettivo è ovviamente quello di combinare la massima rigidità con il minimo peso, che infatti supera di poco i 1.100 kg. Il telaio è a traliccio tubolare in acciaio con vasca abitacolo rinforzata mediante pannelli, appunto, di kevlar e fibra di carbonio. Il tutto, per una potenza di 478 CV, che è un valore che oggi fa quasi tenerezza, ma che affidato alle gomme dell’epoca e alla sola sensibilità di chi c’è al volante (controllo di trazione ed ESP non sono ovviamente contemplati) è una garanzia di adrenalina. Adrenalina che sale anche in virtù del modo in cui il V8 (derivato da quello della 288 GTO Evoluzione) eroga i suoi numeri: furioso. Quando la sovralimentazione raggiunge il picco di pressione, abilità, esperienza e sangue freddo sono richiesti, pena un testacoda assicurato.


La Ferrari più veloce di sempre (nel 1987)


324 km/h e 4,1 secondi per bruciare lo 0-100 km/h. Anche questi numeri sono ormai alla portata di “molte” auto, ma non trent’anni fa. Non per caso, la F40 è la Ferrari più veloce della storia, nel 1987, oltre che una delle più rapide del pianeta. Prestazioni che richiedono una messa a punto molto meticolosa: fin dall’inizio, la F40 si dimostra molto impegnativa da guidare e sono necessarie lunghe ore di collaudo e di affinamenti su ammortizzatori, gomme, aerodinamica e motore per cercare di addolcire tanta esuberanza. Leggete le parole di Dario Benuzzi, a lungo responsabile dei collaudatori Ferrari: “Ottenemmo esattamente la vettura che cercavamo, con pochi comfort e nessun compromesso: non ci sono servosterzo, servofreno e dispositivi elettronici. La F40 richiede abilità e impegno al pilota, ma lo ricompensa ampiamente con un’esperienza di guida unica. La precisione di sterzo, la potenza dei freni, la tenuta laterale e l’intensità dell’accelerazione raggiunsero livelli allora mai toccati da un’auto stradale”.

Fotogallery: Ferrari F40, è subito leggenda