Se le Lamborghini sono come le vediamo oggi il merito è della Countach. O la colpa, per alcuni, per quelli cioè che avrebbero preferito lo stile della Miura, molto più arrotondato e soft. Ma i gusti sono gusti e le cose ormai sono andate così; nemmeno troppo male, se si guarda la storia recente della Casa di Sant’Agata Bolognese, quanto piacciano le sue macchine e quanto vendano in ogni angolo del mondo. Ovvio, Huracan e Aventador non hanno nemmeno un bullone in comune con la Countach - e ci mancherebbe altro, visto che si tratta di un modello andato sul mercato nel 1974 - ma l’impostazione stilistica è la stessa, con lo sbalzo anteriore ridotto ai minimi termini, l’abitacolo praticamente sull’avantreno e, in generale, una gran voglia di farsi guardare. Come? Con una carrozzeria schiacciata verso l’asfalto, larga a dismisura e con il posteriore più largo del muso, per rivestire una meccanica che, dietro le spalle di chi guida, deve fare posto a un motore V12.


L’urlo del Toro


Proprio il V12 - unico frazionamento ammesso dalle supercar di Sant’Agata Bolognese fino all’arrivo della Gallardo - è il protagonista indiscusso della Countach. Come detto, tutta la macchina è progettata attorno al suo 4.000: dall’abitacolo avanzato alla carreggiata posteriore larghissima. Il motore è protagonista anche e soprattutto nella guida, perché se è vero che la sua potenza - 375 CV - oggi come oggi è alla portata di una compatta di segmento C (la quale peraltro ha anche più coppia rispetto ai 361 Nm dell’italiana), bisogna pensare che nel 1974 non solo l’ESP non esiste, ma anche le sospensioni e soprattutto le gomme non sono al livello di oggi. Risultato: solo chi ci sa davvero fare può permettersi di portare la Countach vicino e magari oltre il limite. Gli altri è meglio che le diano del voi. Non ci credete? Pensate che persino i massimi esperti in materia - i collaudatori Lamborghini - nel corso dello sviluppo vengono traditi dalla “loro creatura”. Sì, qualcuno, che ha rigorosamente chiesto l’anonimato, la Countach se l’è messa in testa. Per lui solo qualche graffio e una lunga attesa a testa in giù: con le portiere ad apertura verticale, ha dovuto aspettare che qualcuno si accorgesse di lui e che chiamasse il carro attrezzi per rimettere la Countach sulle quattro ruote.


Lo stesso papà della Miura


Il talento si può manifestare in tanti modi, per esempio nel disegnare un’auto come la Lamborghini Miura. Il talento diventa genio quando, dopo che hai regalato al mondo uno dei capolavori della storia dell’auto, ti inventi la Countach. Ok, in questo caso i pareri sulla riuscita del lavoro sono molto più discordanti, ma non c’è dubbio che dalla matita di Marcello Gandini esca un’altra pietra miliare. Un’auto capace di segnare un’epoca e di influenzare lo stile del proprio marchio fino ai nostri giorni (e sono passati 42 anni, non pochi…). Non bisogna inoltre dimenticarsi di una cosa: per valutare obiettivamente la Countach bisogna osservare quella del 1974, la prima. Pulita e autentica, senza mega alettone posteriore e caratterizzata da un sovrapporsi di archi che parte dal muso, continua sulla fiancata e sul tetto e si chiude in coda. Il tutto, alternato a degli spigoli vivi (il muso e la coda appuntiti, per esempio, ma anche le grandi prese d’aria dietro l’abitacolo) che sembrano messi lì apposta per “ammonire” chi la guarda sulla sua innata cattiveria.


Un Toro che non si chiama come un toro


Come noto, i nomi delle Lamborghini si rifanno a quelli di tori famosi. Tutti tranne uno: Countach, che è invece un’espressione di stupore - in dialetto piemontese - che un operario della Bertone (azienda di cui Marcello Gandini fa parte e a cui Lamborghini si affida) si lascia scappare quando vede la nuova Lamborghini per la prima volta. Da quel momento, countach diventa Countach, o almeno leggenda vuole così. Di sicuro invece c’è il fatto che della progettazione della macchina si occupa l’Ing. Paolo Stanzani, che qualche anno prima aveva contribuito al progetto Miura. Stanzani decide di sviluppare un telaio tubolare, i cui tubi sono di diametro differente, per coniugare leggerezza e rigidità dove serve. Le prestazioni? 309 km/h di velocità massima e 5,4 secondi per scattare da 0 a 100 km/h, secondo i dati dichiarati.


La sua evoluzione nel corso degli anni


La Countach è rimasta sul mercato a lungo: la sua erede, la Diablo, debutta nel 1990. In sedici anni di carriera, dunque, la Countach conosce molte evoluzioni. Quella del debutto si chiama LP400 (Longitudinale Posteriore, 4 litri: si parla ovviamente del motore) ed è anche, secondo i dati dichiarati, la più veloce di tutte, con i suoi 309 km/h. Successivamente, tra appendici aerodinamiche, allargamento dei pneumatici e, soprattutto, norme anti inquinamento sempre più severe, la supercar italiana perde un po’ di smalto. Si fa per dire: nel 1978 arriva LP400S: gomme più larghe, spoiler anteriore e cerchi da 15" anziché da 14” la differenziano dall’originale. E poi il motore: dagli iniziali 375 CV cala a 358. Di LP400S ne vengono commercializzate di fatto tre: S1 ed S2 con tetto basso, cerchi in magnesio e assetto ribassato; la S3 è invece più pesante e più alta. Nel 1982 in Lamborghini aumentano la cilindrata per recuperare un po’ di prestazioni: LP500S è spinta da un 4.8 (sempre V12) da 376 CV, più ricco di coppia e quindi accoppiato a un cambio dai rapporti allungati. Altre novità sono l'accensione elettronica e gli interni modificati. Segue la 5000 Quattrovalvole del 1985, risposta diretta alla Ferrari e alla sua Testarossa. Il motore sale a 5,2 e, come suggerisce il nome, vanta le quattro valvole per cilindro. I carburatori sono verticali (la visibilità posteriore, già ai minimi termini, quasi si annulla) e la potenza dichiarata è pari a 455 CV. In realtà la potenza vera è di 470 CV, ma a Sant’Agata si tengono del margine qualora i colleghi di Maranello decidano di potenziare la Testarossa (che di CV ne ha 390 cavalli; e lì rimarrà, alla fine). Nel 1986 la Countach si avvicina alla pensione con il prototipo Evoluzione, costruito in fibra di carbonio e base per lo sviluppo dei modelli futuri. La sua impostazione stilistica viene ripresa dalla 25° Anniversario, anno 1988.

Fotogallery: Lamborghini Countach, il coraggio di cambiare