Il provvedimento è provvisorio, ma regala comunque almeno 6 mesi di tranquillità alle Case auto
Fino a qualche mese fa, il nemico pubblico numero 1 degli Stati Uniti, a sentire Trump, era rappresentato dalle importazioni di automobili dall’Europa. Una minaccia per i posti di lavoro dei suoi connazionali, al grido di “America First”. Pochi giorni fa, il (momentaneo) ripensamento: i dazi sulle auto (e componenti) che arrivano dal Vecchio Continente possono aspettare.
Ancora 6 mesi di tempo
Il motivo? Il primo è che fra le priorità è più alta, per ragioni di sicurezza nazionale, la questione Huawei: la notizia di oggi è che Google, su “consiglio” della Casa Bianca, potrebbe bloccare la fornitura di Android al colosso cinese per i suoi smartphone, con ripercussioni pesanti anche in campo automobilistico.

Chi comprerebbe ancora uno Huawei in futuro, se non integrabile con Android Auto? Ma torniamo alle automobili in senso stretto: l’annuncio della proroga dei dazi (minacciati fino al 25%) di 180 giorni è stata spiegata con l’intenzione di trovare un’intesa con i Costruttori europei e giapponesi.
Strategie e numeri
A cosa si deve questo cambio di linea? Fra i motivi, ce n’è uno strategico: crearsi “nemici” anche fra gli storici alleati non sarebbe strategico per Trump, ora che si è aperto un importante fronte di tensione.
Detto questo, i punti al centro delle negoziazioni interessano le quote massime di veicoli che si possono importare negli USA: un limite di cui Europa e Giappone non vogliono sentir parlare e accettato, invece, da Messico e Canada (che non hanno Case nazionali, ma stabilimenti sì).
Ma non sono solo Europa e Giappone a non volere limiti e dazi, bensì anche la U.S. National Automobile Dealers Association, secondo cui tutto ciò porterebbe a un aumento dei prezzi di circa 2.270 dollari per le auto prodotte in America e di 6.875 dollari per quelle assemblate al di fuori.