Prosegue spedita la marcia di avvicinamento al lancio della Fiat 500 elettrica, che si svelerà a marzo al Salone di Ginevra per debuttare ufficialmente il 4 luglio, anniversario della presentazione del primo modello del ‘57.

“Abbiamo iniziato a produrre le vetture di validazione”, ha rivelato il responsabile e-mobility Emea di FCA, Roberto Di Stefano, in occasione del convegno organizzato da Motus-E alla fiera Key Energy di Rimini, misurando le parole perché “essendo a 9 mesi dal lancio commerciale non possiamo dare troppe informazioni”. Un altro piccolo dettaglio però il manager l’ha concesso, anticipando che il partner per le batterie non sarà LG Chem, con cui la Casa aveva lavorato per la 500 a batteria venduta Oltreoceano.

Tutti elementi che alimentano l’hype per una vettura già attesissima, su cui lo stesso costruttore non fa mistero di puntare davvero molto. La 500 elettrica sarà infatti il pilastro della strategia di elettrificazione del gruppo, che passerà nella prima parte del 2020 per l’ibridizzazione mild di Panda, 500 e Ypsilon, poi per il debutto delle Jeep Renegade e Compass plug-in, arrivando a luglio al Cinquino “alla spina” e a fine anno al Ducato elettrico.

Democratizzare l’auto elettrica

Di Stefano ha evidenziato anche il ruolo della 500 per abbassare la soglia di ingresso nel mondo delle EV. “Con le vetture da 70.000 euro la democratizzazione dell’auto elettrica rimane solo uno slogan”, ha detto il numero uno e-mobility di FCA, illustrando anche le complessità di un progetto simile.

“Un cliente del segmento A, B, o C desidera ciò che vuole anche un cliente del segmento premium in termini di autonomia e dinamica”, ha spiegato il manager, “e collocare il pacco batterie in vetture di dimensioni inferiori è una bella sfida”.

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Il futuro delle batterie

E a proposito di batterie, lo stesso Di Stefano ha confermato che la Casa si unirà ai progetti della Battery Alliance europea, come preannunciato lo scorso maggio dall’allora sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa.

Non solo però, perché il responsabile e-mobility Emea del gruppo ha anche prefigurato uno scenario in cui cambieranno le dinamiche industriali sul fronte delle batterie. “Oggi quasi tutti usano celle realizzate dai questi produttori che hanno il loro cataloghi, per cui chi non è dentro il sistema contribuisce alla specificazione ma poi deve pescare il prodotto dai loro piani”, ha detto Di Stefano, “ma dal 2023 in poi il discorso sulle celle dovrà essere diverso”, anche perché “escludendo il perimetro delle batterie, che sono il problema di costo più importante, le auto elettriche hanno tutti i presupposti per essere più competitive rispetto alle endotermiche”.

A Mirafiori intanto nella prima parte del 2020 prenderà il via il progetto Battery Hub di Fca, e chissà come tutto questo si incastrerà con il piano di fusione con Psa, che nell’ambito dell’alleanza Ue fa parte già del gruppetto di testa franco-tedesco.