Il binomio auto elettriche e fuoco è tradizionalmente destinato a far discutere (anche più di quello con l’acqua). Ormai è ben noto che “spegnere” una vettura a batteria richiede tecniche differenti e da tempo anche in Italia i Vigili del Fuoco hanno stilato delle apposite procedure d’intervento, in costante aggiornamento.

Però manca ancora una diffusa percezione di cosa accade davvero nel caso dell'incendio di un EV, specialmente in un luogo chiuso. Finalmente però ci viene in soccorso il più grande esperimento di questo tipo mai realizzato, i cui risultati sono stati appena resi noti. Ecco com’è andata.

Fare chiarezza

L’analisi, particolarmente rilevante in un contesto che vede elettriche e ibride sempre più protagoniste del mercato, è stata svolta dall’ente svizzero che si occupa della sicurezza stradale (FEDRO) in collaborazione con i ricercatori dell’EMPA, centro di ricerca specializzato nella chimica e nei materiali.

“Nel nostro esperimento abbiamo considerato le domande degli operatori pubblici e privati che gestiscono gallerie più o meno grandi e parcheggi coperti”, spiega il project leader Lars Derek Mellert, della società specializzata Amstein + Walthert, “tutte queste strutture sotterrane saranno sempre più utilizzate dalle auto elettriche e gli operatori ci hanno chiesto: cosa dobbiamo fare se una vettura prende fuoco? Quali sono i rischi?”.

L'esperimento: quando la batteria di un'auto va a fuoco

Tre scenari di test

Ma come si è svolto l'esperimento? Con il supporto degli esperti di batterie e corrosione dell’EMPA sono stati sviluppati tre scenari di incendio: in un parcheggio chiuso, in un parcheggio chiuso con impianto antincendio e in un tunnel con sistema di ventilazione.

“Abbiamo installato superfici di test dappertutto”, sottolineano i ricercatori coinvolti, “dopodiché abbiamo analizzato chimicamente queste superfici e le abbiamo conservate per diversi mesi in modo da valutare i possibili danni dovuti alla corrosione”.

  • Scenario 1: Il test è stato riprodotto con una scala di 1/8 simulando un parcheggio chiuso dalla superficie di 28x28 metri e un’altezza di 2,5 metri, con un’auto elettrica data alle fiamme con batteria da 32 kWh.
  • Scenario 2: L’ambiente di test è analogo allo Scenario 1 con la differenza che in questo caso il fumo prodotto dalla combustione è stato abbattuto dall'impianto antincendio e incanalato nei bacini di raccolta dell’acqua. La batteria non è stata spenta ed è stata fatta bruciare completamente.
  • Scenario 3: Il test è stato svolto all’interno di un di un tunnel dotato di un sistema di ventilazione lungo 160 metri dotato di piastre a intervalli regolari per la raccolta della fuliggine da analizzare.
L'esperimento: quando la batteria di un'auto va a fuoco

I risultati

Le conclusioni del test secondo il project leader Mellert sono rassicuranti: in termini di sviluppo del calore, un'auto elettrica in fiamme non è più pericolosa di un'auto tradizionale e “gli inquinanti emessi da un veicolo a fuoco sono sempre stati pericolosi”.

Indipendentemente dall’alimentazione l'obiettivo principale deve essere sempre quello di portare tutti fuori dalla zona di pericolo il più rapidamente possibile”, rimarca l’EMPA, evidenziando altresì che “l'acido fluoridrico, altamente corrosivo e tossico, è stato spesso discusso come pericolo particolare delle batterie che bruciano, ma nelle tre prove le concentrazioni sono rimaste al di sotto dei livelli critici”.

Secondo l’analisi quindi un sistema di ventilazione adeguato è fondamentale tanto nel caso di auto tradizionali in fiamme quanto per le elettriche pure.

“Anche i Vigili del Fuoco non devono apprendere nulla di nuovo sulla base dei test svolti”, dicono i ricercatori EMPA, “sapendo già molto bene che la batteria di un'auto elettrica è impossibile da spegnere e che può essere raffreddata solo con grandi quantità di acqua” e che “un relitto parzialmente incendiato deve essere conservato nell’acqua o in un apposito contenitore per non riaccendersi”.

Fire engine truck speeding through city streets at night

A cosa fare attenzione

Ci sono però degli aspetti su cui occorre fare particolarmente attenzione. L’acqua utilizzata per evitare che la batteria si riaccenda va infatti trattata e smaltita in modo appropriato e lo stesso andrebbe fatto con quella raccolta attraverso i canali i canali di scolo del garage.

Inoltre, la bonifica dell’area va effettuata - come buona norma per qualunque tipo di incendio - da personale specializzato. I test hanno appurato che i metodi e le attrezzature utilizzate normalmente sono adeguate anche nel caso di coinvolgimento di un’auto elettrica.

Su questo Mellert ha voluto mandare in particolare un messaggio ai proprietari dei garage privati: “Non occupatevi da soli della pulizia, la fuliggine contiene importanti quantità di ossidi di cobalto, ossidi di nichel e ossidi di manganese, metalli pesanti che possono causare grazie reazioni allergiche su una pelle non protetta”. La raccomandazione quindi è di lasciar fare questo lavoro ai professionisti, come è giusto che sia.

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