La logistica, intesa come movimentazione di parti o di prodotti finiti, rappresenta una fetta non trascurabile del totale di emissioni di CO2 che le industrie auto devono disperatamente ridurre. Se per quella interna alle fabbriche, agli hub e ai magazzini sta passando decisamente all'elettrico, per quella pesante e a lungo raggio si guarda con convinzione ai biocarburanti.
La svolta non riguarda però soltanto il traffico stradale, dove il diesel vegetale è impegnato in un testa a testa con l'elettrico, ma anche quello marittimo, dove la seconda opzione non è ancora praticabile, mentre la prima può rappresentare un passo avanti davvero consistente.
Volvo e le navi a biodiesel
Rimpiazzare con carburanti a basso impatto le migliaia di tonnellate di combustibili fossili che ogni anno muovono le navi con i componenti verso le fabbriche è il nuovo tassello che in particolare Volvo Cars sta aggiungendo al suo percorso di decarbonizzazione.
Da adesso, la maggior parte di questi viaggi, e per l'esattezza quelli che riguardano componenti di produzione diretti agli stabilimenti in Europa e nel continente americano, saranno "alimentati" con un gasolio di origine vegetale, più precisamente esteri metilici degli acidi grassi noti con la sigla di FAME (Fatty Acid Methyl Ester).
Con questa operazione, il colosso svedese parte del Gruppo Geely stima un taglio delle emissioni di CO2 nell'ordine delle 55.000 tonnellate l'anno e una riduzione dell'84% nel confronto diretto con i combustibili fossili. Cifre che, come accade per i biocarburanti, trovano forza nell'origine vegetale della materia prima, e quindi nella CO2 assorbita e "compensata all'origine".
Conversione flessibile
Volvo Cars ha stipulato accordi con i suoi partner logistici Maersk, Kuehne+Nagel e DB Schenker, che a loro volta si sono garantite l'approvvigionamento dai loro fornitori, con una "clausola di flessibilità". Significa che qualora non fosse possibile rifornire direttamente qualcuna delle navi destinate ai servizi per Volvo, il carburante sarà utilizzato comunque per un'altra tratta che compensi virtualmente quella mancata.
Ma non è la soluzione finale
Per ammissione della stessa Casa, questa piccola rivoluzione offre una risposta valida per dare nell'immediato un taglio rapido e consistente alla CO2 ma non è considerata la soluzione definitiva per eliminare l'impronta di carbonio del trasporto marittimo. Il settore guarda in effetti con interesse ad alternative basate su altri vettori energetici ricavati da fonti sostenibili al 100% come come l'idrogeno o l'ammoniaca.
Nel frattempo, però, può contribuire agli obiettivi a beve termine, che per Volvo sono fissati nel taglio del 40% delle emissioni di CO2 per veicolo entro il 2025 rispetto ai valori del 2018. Per raggiungerli è però necessario arrivare a ridurre del 25% quelle di tutte le attività operative, compresa, appunto, la logistica.
