“Immagina, in una gara come la 24 Ore di Le Mans, che dopo il suo turno di guida un pilota vada a dormire lasciando partire l’auto da sola, senza nessuno dentro, per lo stint successivo. Andando così a battagliare in pista con altre vetture a guida autonoma, ma anche con altre guidate da esseri umani. Magari di notte, con la pioggia o la nebbia. E alla fine, sotto la bandiera a scacchi del traguardo, chi vince? Il team con il miglior mix tra abilità umana e intelligenza artificiale”.

Sono queste le prime parole che Lucas Di Grassi mi ha detto quando ci siamo conosciuti all’Autodromo di Modena, in occasione dei Motor1Days. Un approccio che fa capire come il pilota italo-brasiliano con esperienza in Formula 1, Formula E e nella regina delle gare di endurance abbia le idee molto chiare quando si parla della Roborace, di cui è amministratore delegato.

La prima volta in pubblico

L’intervista che trovate nel video è stata registrata proprio durante la prima volta in cui la DevBot 2.0 ha fatto una dimostrazione in pista davanti a degli spettatori. Si tratta dello step evolutivo più recente di questo progetto, ovvero dell’idea di realizzare un’auto da corsa in grado di guidare da sola ma anche dotata di un abitacolo, per le fasi di gara in cui appunto di sia un essere umano al volante.

Alpha e Beta, le prime 2 stagioni

Su questa base si sta lavorando per far partire le prime due stagioni (chiamate Alpha e Beta) di un campionato a supporto del circus della Formula E, per sperimentare la tecnologia per la guida autonoma nel motorsport, con l’ottica anche di favorire un travaso di conoscenze nell’industria delle auto di serie. Esplorando così nuovi confini non solo ingegneristici, ma anche rimettendo in discussione concezioni ormai consolidate dell’automobile così come la conosciamo ormai da decenni.