I dazi sulle auto elettriche cinesi si stanno per trasformare da minaccia politica a realtà commerciale. Bruxelles ha infatti ufficializzato la decisione di aumentare la tassazione sull'importazione dei veicoli "a batteria" cinesi nel Vecchio Continente, aggiungendo al dazio ordinario del 10% un'extra tassa che può arrivare al 38,1%, sfiorando complessivamente il 50%.
Siamo lontani dal super dazio del 100% annunciato recentemente dagli Stati Uniti, ma l'impatto commerciale rischia di essere molto più rilevante se si considerano il numero di auto cinesi già in vendita in Europa nonché l'interdipendenza commerciale che c'è fra il nostro continente e la Cina.
Come funzionano i nuovi dazi
La particolarità dei dazi europei è che variano in funzione del Gruppo automobilistico, sono proporzionati ai sussidi ricevuti dal Governo cinese e - scrive Bruxelles - "verrebbero aggiunti al dazio ordinario del 10% applicato sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria". Inoltre la Commissione ha dichiaratamente favorito i Costruttori che hanno cooperato nelle indagini fissando un dazio medio ponderato ridotto al 21%.
Nella tabella che segue riportiamo i dettagli. Da notare come siano colpite dai dazi anche le aziende alleate a gruppi automobilistici occidentali che in Cina producono auto esportate sui nostri mercati. Qualche esempio: BMW iX3, Dacia Spring e Tesla Model 3, ma vi rimandiamo a questo articolo per saperne di più.
Gruppo automobilistico | Nuovo dazio (da aggiungere al 10%) | Dazio totale |
BYD Group | 17,4% | 27,4% |
Geely Group | 20,0% | 30,0% |
SAIC Group | 38,1% | 48,1% |
Aiways, BMW Brilliance Automotive, Chery, FAW, Dongfeng, Great Wall, Leapmotor, Nio, Tesla, Xpeng | 21,0% | 31,0% |
Altri | 38,1% | 48,1% |
Ricordiamo che la mossa della Commissione europea è una risposta ai sospetti - confermati da un'indagine durata 9 mesi - di sussidi statali da parte della Cina ai Costruttori, come trasferimento diretto di risorse finanziarie, prestiti, apertura di linee di credito e altri strumenti atti a favorire produzione ed esportazione di auto elettriche a prezzi particolarmente bassi. Azioni riassunte nel termine "dumping".
L'ingresso del Salone di Pechino 2024
Le prime reazioni dalla Cina
Il portavoce del ministero degli esteri Lin Jian ha annunciato contromisure per "difendere fermamente" i diritti dei Costruttori cinesi, aggiungendo che l'aumento delle tariffe viola i principi dell'economia di mercato.
"Esortiamo l'Ue a rispettare il suo impegno a sostenere il libero scambio, a opporsi al protezionismo e a collaborare con la Cina per salvaguardare la cooperazione economica e commerciale complessiva bilaterale".
Esulta invece il ministro italiano Adolfo Urso, che scrive: "È una misura che salutiamo con soddisfazione, in linea con la visione di questo governo".
Contraria però la tedesca BMW, che commenta attraverso il ceo Oliver Zipse, definendo "sbagliata" la strada imboccata da Bruxelles e paventando il rischio di contromosse.
"Questa decisione di dazi aggiuntivi all’importazione è la strada sbagliata da percorrere. La Commissione Ue danneggia così le aziende europee e gli interessi europei. Il protezionismo rischia di innescare una spirale: i dazi portano a nuove tariffe, all’isolamento piuttosto che alla cooperazione.
Dal punto di vista del BMW Group, le misure protezionistiche, come l'introduzione di dazi all'importazione, non contribuiscono a competere con successo sui mercati internazionali. Il libero scambio rimane il principio guida del BMW Group. La nostra azienda è impegnata in questo".
Meno sbilanciata è poi la posizione di Acea, l'associazione che riunisce i Costruttori in Europa.
"Acea ha costantemente affermato che il commercio libero ed equo è essenziale per creare un’industria automobilistica europea competitiva a livello globale, mentre una sana concorrenza guida l’innovazione e la scelta per i consumatori. Un commercio libero ed equo significa garantire condizioni di parità per tutti i concorrenti, ma è solo una parte importante del puzzle della competitività globale.
Ciò di cui il settore automobilistico europeo ha bisogno soprattutto per essere competitivo a livello globale è una solida strategia industriale per l’elettromobilità. Ciò significa garantire l’accesso a materiali critici e energia a prezzi accessibili, un quadro normativo coerente, sufficienti infrastrutture di ricarica e rifornimento dell’idrogeno, incentivi di mercato e molto altro ancora.
L'indagine proseguirà per diversi mesi finché la Commissione non deciderà se proporre misure antisovvenzioni definitive. Gli Stati membri voteranno quindi tale proposta".
I prossimi passi
Al momento, le misure sono solo annunciate, ma non definitive, perché adesso si aprirà un dialogo tra la Commissione europea e le Case e autorità cinesi per evitare la stretta.
Il giro di vite scatterebbe il 2 novembre in caso di mancato accordo fra le parti e si applicherebbe retroattivamente dal 4 luglio.
I marchi interessati
È ancora difficile prevedere quali saranno gli effetti sul mercato e soprattutto sui listini prezzi delle auto made in China vendute in Europa. Alcuni Costruttori potrebbero assorbire parzialmente i dazi limitando i rincari, altri ancora potrebbero addirittura cambiare la loro strategia e rivalutare l'opportunità di vendere auto elettriche nel Vecchio Continente.
I primi incrementi di prezzo potrebbero scattare il 4 luglio a causa della retroattività di cui sopra e riguardare diversi brand quali BYD, MG, Lotus, Polestar, smart, Volvo (per i modelli prodotti in Cina come la EX30) e la stessa Tesla che produce la Model 3 in Cina e che sembrerebbe temporaneamente esonerata - spiega la Commissione - "a seguito di una richiesta motivata tale per cui sarà calcolata un'aliquota di dazio individualmente nella fase definitiva".
L'MG4 prodotta da SAIC
La Polestar 4 prodotto dal Gruppo Geely
La BYD ATTO 3