Che tutti i costruttori si siano ormai orientati sull’elettrico non significa che siano pronti a farlo con le proprie forze. Al contrario, se le alleanze strategiche e le sinergie sono sempre più importanti anche per l’industria tradizionale, così impegnata nello sforzo di ottimizzare il rapporto tra costi e redditività, lo è ancora di più per lo sviluppo di nuove tecnologie su cui molti costruttori sono arrivati tardi.
In fondo, diversi anni prima della sua scomparsa, anche l’AD di Fiat/FCA Sergio Marchionne aveva fatto intendere che fusioni e acquisizioni si sarebbero intensificate sempre più (“ormai tutti parlano con tutti”) fino a portare alla creazione di non più di sei grandi supercolossi mondiali. Se questa profezia si avvererà, è probabile che sarà proprio la rivoluzione elettrica a dare la spinta decisiva.
Ford-Volkswagen
Annunciata in occasione dell’ultimo Salone di Detroit, l’alleanza tedesco-americana è inizialmente incentrata sul segmento pick up e dei commerciali leggeri con risultati che si inizieranno a vedere non prima del 2022.
Tuttavia, coinvolgendo un costruttore come Ford, che sull’elettrico si è esposto relativamente poco, e uno come Volkswagen che invece ha fatto dell’auto a batteria la sua missione a breve termine, è facile intuire che i margini per pianificare l’espansione elettrica congiuntamente siano molto ampi.
Intento confermato da un memorandum d’intesa che abbraccia, appunto, anche la guida autonoma e servizi connessi. E che come ha dichiarato il CEO di Ford Jim Hackett: ”Ci darà anche l'opportunità di collaborare per dare forma alla prossima era della mobilità".
BMW-Daimler
Non è la prima volta che i due colossi tedeschi uniscono le forze: una decina di anni fa lo fecero insieme a GM per sviluppare un sistema ibrido destinato a grossi SUV e per un certo periodo si parlò anche di condividere la tecnologia dei filtri per gli ossidi di azoto e l’additivo AdBlue anche se poi ognuno proseguì per conto suo.
La nuova alleanza, secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, oltre all’annunciata ricerca comune sulla guida autonoma, riguarda invece la tecnologia delle batterie, la rete di ricarica e lo sviluppo di piattaforme elettrificate comuni nei segmenti di maggior volume, ossia le auto medie e compatte. Anche qui, l’economia di scala prevale sulla competizione.
Audi-Hyundai/Kia
Una delle alleanze più insolite, quella tra il marchio dei Quattro Anelli e il sempre più forte Gruppo coreano, è giustificata in particolare dal comune interesse per l’idrogeno. Pur facendo parte del colosso Volkswagen infatti, Audi ha una propria filosofia e obiettivi che non comportano necessariamente la condivisione dei piani dei marchi più “popolari” rispetto ai quali è ancora molto svincolata dai limiti della mobilità urbana e più rivolta a quella a lungo raggio, dove l’idrogeno pare avere un miglior potenziale in ottica futura rispetto all’elettrico puro.
Hyundai è dello stesso avviso, e punta a diventare produttore leader in questa particolare branca e a fornire sistemi e tecnologie non soltanto in ambito automotive.
Lotus-Williams
Anche i costruttori di nicchia hanno bisogno di accrescere il loro know-how in tema di energie pulite. Nel caso di Lotus, la factory inglese è entrata da un anno circa nell’orbita della cinese Geely, già proprietaria di Volvo e ben avviata sulla strada dell’elettrificazione di massa, ma a quanto pare ha tra gli obiettivi un ingresso trionfale nel mondo delle zero emissioni che passerebbe attraverso una supercar, anzi, una hypercar a batteria.
Qualcosa che richiede un engineering più vicino alle competizioni che non alla produzione: ecco dunque l’alleanza con il reparto progettazione e sviluppo di Williams, fornitrice dei pack batterie per la Formula E fino all’anno scorso oltre che di quelli per la nuova World Rallycross Championship dalla prossima stagione.
Toyota-Suzuki
Due case che sull’elettrico puro procedono in punta di piedi hanno però stretto un’importante collaborazione per quanto riguarda l’ibrido, che porterà alla condivisione di piattaforme, tecnologie e modelli per mercati strategici tra cui quello indiano, dove il piccolo costruttore di Hamamatsu è peraltro particolarmente forte.
Anche qui, l’obiettivo è far fronte comune per abbattere i costi sfruttando ciascuno le competenze dell’altro: Suzuki fornirà infatti i suoi piccoli motori a benzina per i futuri modelli urbani di Toyota mentre questa metterà a disposizione un ibrido vero e proprio al partner, che ad oggi offre soltanto soluzioni mild-hybrid, efficaci ma insufficienti a farle fare il vero balzo nel taglio dei consumi e delle emissioni.
Da ricordare inoltre che Toyota ha avviato anni fa un’importante collaborazione a tre con Mazda e Denso finalizzata proprio alla creazione di piattaforme elettriche.
La strategia FCA
FCA e….Tesla
A dire il vero l’intesa su cui c’è maggiore attesa sarebbe quella, ad oggi non confermata, con PSA, per la condivisione della piattaforma elettrica che all’ex-Fiat Group farebbe gola. L’accordo con Tesla è però una curiosità interessante perché finalizzata non tanto allo sviluppo delle auto elettriche quanto a risolvere il problema dei prossimi limiti di CO2 fissati dal Parlamento Europeo.
L’accordo prevede infatti che FCA acquisti letteralmente delle quote di “zero emissioni” con cui compensare quelle delle sue vetture in attesa di introdurre in modo più massiccio vetture elettrificate che abbiamo appena iniziato a vedere a Ginevra. Un po’ come fanno alcuni Paesi molto industrializzati che acquistano da altri “quote di aria pulita” per rientrare nei limiti del Protocollo di Kyoto scongiurando così pesanti multe.