Il mondo dell’auto è sempre più digitalizzato e questo pone grandi interrogativi sull’utilizzo dei dati raccolti dalle Case.

Un’indagine svolta dall’azienda americana Black Kite rileva che circa la metà dei costruttori in tutto il mondo e il 17% dei fornitori automotive sono a rischio di un attacco hacker.

Sicurezza a rischio

Black Kite è una società che lavora a stretto contatto con la NATO ed è composta da cosiddetti “ethical hacker”: in parole semplici si tratta di “hacker buoni”, ovvero coloro che mettono a disposizione le proprie conoscenze per aiutare aziende e organizzazioni a sventare potenziali attacchi informatici. La società, quindi, gode di un buon grado di autorità e il suo segnale d’allarme deve effettivamente preoccupare le Case.

Secondo la ricerca effettuata, il 48% dei brand considerati ha protocolli di sicurezza troppo deboli. Il rischio è quello di un attacco Ransomware, in cui i malviventi bloccano l'accesso ai device chiedendo un riscatto per ripristinarlo e permettere così al proprietario di poterlo utilizzare nuovamente.

I dati vanno sul “deep web”

Ancora più preoccupante è il fatto che tante Case abbiano riscontrato nel passato dei “data breach”, ovvero delle fughe di dati. Al 91% dei brand sono state rubate più di 1000 credenziali d’accesso, le quali sono state rivendute nel dark web, ovvero tutti quei siti non indicizzati dai normali motori di ricerca e spesso utilizzati per attività illecite.

Qui i dati vengono venduti ad organizzazioni criminali o altre persone malintenzionate che potrebbe usare queste credenziali per richiedere riscatti o come copertura per le proprie attività illecite.

Al tempo stesso, i dati potrebbero essere oggetto di attacchi “phishing” attraverso i quali i criminali provano ad estorcere denaro o altre informazioni sensibili ai proprietari dei veicoli.

Alla fine della ricerca, Black Kite suggerisce di incrementare notevolmente la sicurezza e di adottare procedure più rigide per la conservazione dei dati. Inoltre, la società chiede di studiare dei seri protocolli per gestire un’eventuale breccia nei sistemi.

Con modelli altamente connessi e con la guida autonoma dietro l’angolo, il problema della gestione dei dati diventerà sempre più attuale.