Probabilmente i giovanissimi nemmeno sanno più cos’è una coupé; per loro è molto più facile mettere a fuoco un SUV e un crossover. Immaginarsi poi se si trovano davanti una Opel Tigra: più piccola e stretta di un’attuale Opel Corsa, con un accenno di coda, due sole portiere e il lunotto che “abbraccia” la parte posteriore della vettura, c’è il rischio che la confondano per un Pokemon Go sotto mentite spoglie. E pensare che i loro coetanei di vent’anni prima, quelli che erano prossimi alla patente, la Opel Tigra la sognavano, se non altro perché era un sogno realizzabile di lì a qualche anno. Sì perché la piccola coupé tedesca era alla portata di tutti sia nel prezzo d’acquisto sia nei costi di gestione. E poi perché sotto l’aspetto sportivo c’era proprio una Opel Corsa (quella dell’epoca, ovviamente) e quindi le prestazioni erano tutt’altro che preoccupanti per mamma e papà. La Tigra viene presentata del 1994 ed è un successo, che costringe la concorrenza a inseguire: Toyota con la Paseo (che in realtà è del 1991, ma arriva in Europa solo dopo il boom della tedesca) e Ford con la Puma.


Calibra docet


Come sa fare le coupé “pop” la Opel a cavallo degli anni Novanta nessuno è in grado di farle. Partire da una base molto comune e tirarne fuori un oggetto più emozionale non è certo un’idea dell’azienda di Ruesselsheim, ma a loro il gioco riesce alla grande non una, ma due volte nel giro di pochi anni. La Tigra sta alla Corsa, infatti, come la Calibra sta alla Vectra (la berlina di segmento D sostituita poi dall’Insignia). Non solo la base meccanica della Tigra è la stessa di una delle auto da città per eccellenza, ma anche la plancia, il volante, i sedili… Una condivisione che avrebbe potuto limitarne “l’accettazione” da parte del pubblico, ma che in Opel confezionano e vendono così bene che la cosa la percepiscono solo addetti ai lavori e appassionati. Non sono un freno nemmeno i posti posteriori (2) omologati solo per passeggeri fino a 1,6 metri di altezza.


Piccola e molto affilata


Ma torniamo al design, perché l’idea di una coupé di piccole dimensioni può essere giusta finché si vuole, ma se il look non convince non si va da nessuna parte. Realizzata nel centro stile di Ruesselsheim, la Tigra ha il pregio di riuscire a rispettare i “codici” delle coupé (nelle proporzioni tra i volumi, per esempio), pur dovendo sottostare a vincoli molto stringenti in termini di passo e carreggiate. Ci riesce con un cofano motore molto spiovente che termina in un frontale appuntito, ma è dal montante anteriore fino alla coda che i designer tirano fuori il classico coniglio dal cilindro. Vista lateralmente, la Tigra si riconosce immediatamente per il montante centrale collegato al tetto, che scende fino alla linea di cintura: se la si immagina senza lunotto, il profilo è quasi quello di un pick-up. Ma proprio il lunotto è un altro colpo di genio: sagomato come una conchiglia, di fatto dà una consistenza traslucente alla coda della Tigra. Più unica che rara.


Motori piccoli, grandi prestazioni


Intendiamoci subito sul “grandi”: i motori sono 1,4 e 1,6 litri di cilindrata, da 90 e 106 CV rispettivamente. I numeri sono quello che sono, non si può pensare di tenere la scia di una Calibra 2.0 turbo 4x4, tanto per rimanere in casa, ma la Tigra ha dalla sua una gran leggerezza (980 kg la 1.4, 1.075 la 1.6) che le consente di essere scattante, ma soprattutto agile in curva. Rispetto alla Corsa, l’assetto più rigido, il baricentro più basso e i pneumatici di dimensioni mediamente più grandi regalano un handling entusiasmante.


Pochi aggiornamenti, tante identità


Dal 1994 al 2001, quando la Tigra va in pensione dopo oltre 250.000 esemplari venduti, gli aggiornamenti sono solo marginali. Dettagli come la leva del cambio, il rivestimento dei sedili. Poca roba. Più curioso il fatto che questa due porte viene venduta quasi in tutto il mondo, ma con marchio Vauxhall in Gran Bretagna (cosa che accade ancor oggi per ogni Opel), Chevrolet in Brasile e Messico e Holden in Australia. Ma non è tutto, perché il nome Tigra conosce una seconda vita, seguito dalla specifica TwinTop, due tetti: uno di metallo (retrattile elettricamente) e l'altro... Di aria: la Tigra TwinTop nasce nel 2003, in piena moda "cabriocoupé". Il successo non è quello della prima generazione. E nemmeno il risultato estetico, bisogna dire.

Fotogallery: Opel Tigra, la prima piccola coupé