Dove trovare le risorse per la correzione da due decimali di PIL chiesta dalla Commissione europea? Questo è il problema che attanaglia il Governo Gentiloni, tanto che dal 9 febbraio scorso si parla di un possibile aumento di 2 accise, anche a favore della ricostruzione post terremoto nel Centro Italia del 24 agosto 2017 (cui sono seguite numerose scosse). Sulla questione è intervenuto a metà febbraio Matteo Renzi, durante la direzione del Partito Democratico: "I 3,4 miliardi si recuperano - ha sostenuto il segretario del PD nella relazione introduttiva -, ma con un disegno che consenta di continuare la curva della crescita e non aumentando le accise". Ad ascoltarlo c'era il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che però non ha preso la parola. È comunque arrivato un no del PD al ritocco delle accise. Tuttavia diversi osservatori sono scettici e continuano a pensare che l'aumento delle tasse sul carburante, alla fine, potrebbe esserci.

Chi gradisce altri balzelli alla pompa

La seconda domanda che sorge spontanea è: a chi conviene il caro-benzina? Nuove accise sarebbero anzitutto gradite dal Governo, che potrebbe così limitare le possibilità di infrazione da parte dell'Unione Europea. Magari impegnandosi anche a investire i proventi del pieno degli italiani a favore dei terremotati. Più in generale, è la politica che potrebbe spingere nella direzione di nuove accise: si incassano soldi facilmente, distogliendo l'attenzione da un eterno gravissimo problema, ossia quello del mancato taglio ai costi della politica. Occhio però: "Le entrate provenienti dall'applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e in larga parte finiscono nel capitolo delle uscite pubbliche - fa notare Paolo Zabeo, coordinatore Ufficio studi CGIA (Associazione artigiani piccole imprese Mestre) - . In teoria, per i primi interventi di messa in sicurezza e di avvio dei lavori di ricostruzione nelle aree del Centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto scorso, in soli 5 mesi gli italiani hanno versato nelle casse dello Stato 1,8 miliardi di euro. Pertanto, sostenere che non è facile trovare le risorse economiche per affrontare queste emergenze non corrisponde al vero".

Gas GPL e metano: quali prospettive

Si può anche ipotizzare che il caro-benzina "convenga" al mercato dei carburanti alternativi: ci riferiamo al gas GPL e metano che ciclicamente tornano di "moda" in parte grazie agli eco-incentivi e in parte per via dell'aumento del prezzo del carburante. Quest'ultimo dovuto al costo del petrolio che sale e a nuove accise. Com'è giusto che sia, un po' nel gioco delle parti, in determinate situazioni il gas GPL e metano assurge quasi a soluzione di tutti i mali.

Terzo soggetto: le Case che puntano sull'ibrido

Un terzo soggetto che può guadagnarci sono le Case le cui auto hanno una particolare immagine di efficienza, a cominciare da chi produce le ibride (che non hanno mai smesso di crescere a differenza di GPL e metano). Poi ovviamente c'è il mondo parallelo dell'auto elettrica che non è mai decollato veramente e che a ogni ciclo di caro-benzina riesce a guadagnare una manciata di estimatori in più.

Quanti soldi ballano

La conclusione è amara: il Governo di turno pare prendere provvedimenti estemporanei non ragionati che servono a tappare buchi. Ma forse, sul lungo termine, a creare voragini. Secondo il Centro studi ImpresaLavoro, "il gettito per accise nel nostro Paese è aumentato di 5 miliardi tra il 2011 e il 2016. Una stangata nascosta tra i consumi di famiglie e cittadini. Le accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi garantivano alle casse dello Stato 20,4 miliardi nel 2011. Gli aumenti successivi hanno fatto crescere questa cifra del 24,7% in soli 5 anni portando il gettito del 2016 a poco più di 25 miliardi di euro". D'altronde, le accise sul carburante sono una certezza assoluta per lo Stato. A gennaio 2017 i consumi petroliferi italiani sono ammontati a circa 4,7 milioni di tonnellate, con un incremento pari al 2% (+92.000 tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2016. La domanda totale di carburanti (benzina + gasolio) nel mese di gennaio è risultata pari a circa 2,3 milioni di tonnellate, di cui 0,5 milioni di benzina e 1,8 milioni di gasolio, con un incremento dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2016. I prodotti autotrazione, con due giorni di consegna in più, hanno rilevato le seguenti dinamiche: la benzina nel complesso ha mostrato un calo del 2,7% rispetto a gennaio 2016, mentre il gasolio autotrazione un balzo dell'1,6%.

Effetto boomerang

Tuttavia, se anche le nuove accise dovessero arrivare, ci sarebbe un altro problema da fronteggiare: l'effetto boomerang, come fa notare il Sole 24 Ore: darà ulteriore spazio al traffico clandestino dei carburanti che ha terreno fertile proprio nel differenziale della nostra tassazione con i Paesi che ci circondano. In parole povere: qui si pagano tante tasse, fuori il Fisco è molto più leggero; così si fa arrivare illegalmente il carburante da nazioni vicine e il gioco è fatto. Anche se i margini operativi dell'industria scendessero (ossia se i petrolieri guadagnassero di meno), l'automobilista italiano non se ne accorgerebbe: troppe tasse.

Numeri impietosi

In parallelo, il Centro studi Confartigianato fa notare che, prendendo a riferimento il gasolio, l'Italia si colloca al 15° posto tra i 19 Paesi dell'Eurozona per prezzo industriale del gasolio ma balza al 1° posto per prezzo pagato dalle imprese, compreso di accisa e pari a 1,144 euro al litro, davanti a Finlandia (1,091 euro al litro), Belgio (1,063 euro al litro, Francia (1,052 euro al litro) e Grecia (1,041 euro al litro). Nel dettaglio il prezzo al litro in Italia di 1,144 euro comprende 0,526 euro di costo industriale a cui si sommano 0,617 euro di accisa, la più alta dell'Eurozona: l'accisa supera del 17,3% il costo industriale. "La maggiore tassazione energetica non appare giustificata da motivazioni ambientali correlate al principio secondo il quale 'chi inquina paga': il prelievo fiscale per tonnellata di emissioni di CO2 nel settore trasporti su strada in Italia supera, infatti, del 19,1% la media dei principali quattro paesi dell'Eurozona".

L'elenco infernale

In attesa di conoscere il nostro destino alla pompa, ecco l'elenco da incubo, anche perché sono spesso misure in origine provvisorie, per tamponare un'emergenza, e poi divenute definitive.
➤ 1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d'Etiopia del 1935-1936;
➤ 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
➤ 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
➤ 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966;
➤ 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
➤ 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
➤ 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980;
➤ 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
➤ 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
➤ 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
➤ 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005;
➤ 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell'Aquila del 2009;
➤ da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
➤ 0,04 euro per far fronte all'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
➤ 0,0089 euro per far fronte all'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
➤ 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto Salva Italia nel dicembre 2011;
➤ 0,02 euro per far fronte ai terremoti dell'Emilia del 2012.

Quanto pesano le accise

Morale: oggi un litro di benzina costa 1,55 euro (fonte ministero dello Sviluppo economico alla più recente rilevazione, ossia del 13 febbraio 2017). Di cui 1,008 euro di componente fiscale (il 65%) e 0,542 euro di componente industriale (il 35%). Inclusa IVA al 22%, e senza contare le addizionali regionali. Qualcosa di analogo per il gasolio: un litro costa 1,4 euro, di cui 0,87 di tasse.