C'è stato un periodo, intorno alla prima metà degli anni Novanta, in cui sembrava che l'idrogeno potesse rappresentare il futuro dell'automobile. Nella ricerca e nella sperimentazione erano impegnati tanto i costruttori europei, quanto quelli americani e giapponesi, praticamente tutta l'industria automotive che contava. Anche le soluzioni sperimentate erano diverse e andavano oltre le fuel cell. BMW, per esempio, aveva trovato il modo di usare l'idrogeno come carburante modificando un normale motore a benzina e immettendolo direttamente nelle camere di scoppio. Poi qualcosa è cambiato, in particolar modo è sorta la consapevolezza degli alti costi di questo genere di tecnologia, intesa non solo come propulsione ma anche come distribuzione e stoccaggio dell'idrogeno liquido. Così molti carmaker hanno abbandonato o congelato la ricerca, tranne i giapponesi di Honda e Toyota che hanno continuato a crederci e i coreani della Hyundai, che sono arrivati dopo ma hanno recuperato velocemente terreno.

Perché ancora l'idrogeno

Questo perché pur rimanendo una tecnologia costosa, l'idrogeno ha dei pregi innegabili quando si tratta si sostenibilità, soprattutto in relazione alla decarbonizzazione, cioè la riduzione delle emissioni di CO2 responsabili dell’effetto serra. Di questo tema si è parlato durante il simposio internazionale “Coping with change: global warming and decarbonization” organizzato da Alcantara lo scorso 1 e 2 marzo alla Venice International University che si trova sull’isola di San Servolo, a Venezia. Qui abbiamo avuto la possibilità di intervistare Hermann Pengg, il Responsabile degli e-fuels del marchio Audi, ma abbiamo anche ascoltato gli interventi dei rappresentati di Honda e Toyota. Ma prima di raccontarvi quello che hanno detto Mr. Moriya e Mr. Tanaka, ricordiamo perché l'idrogeno può giocare un ruolo chiave non solo nella mobilità ma anche nella filiera energetica. Lo stato dell'arte della tecnologia attuale è rappresentato dalla Honda Clarity e dalla Toyota Mirai, che abbiamo provato anche noi e che potete trovare nella gallery.

Energia pulita

Entrambe utilizzano una fuel cell alimentata a idrogeno liquido per generare elettricità con cui alimentare un motore elettrico e hanno un tubo di scappamento dal quale esce solo vapore acqueo. Le emissioni locali sono dunque pari a zero, ma bisogna risalire a monte del processo per vedere l'origine dell'idrogeno. Per avere un ciclo virtuoso a emissioni zero bisognerebbe produrre l'idrogeno utilizzando fonti rinnovabili, come le centrali eoliche, solari o idroelettriche. Tutti questi impianti, infatti, producono sempre un surplus di energia e quindi spesso vengono spenti perché non c'è modo di conservare l'elettricità, o meglio c'è ma è sconveniente e costoso. Con l'elettricità in eccesso, invece, si potrebbe produrre l’idrogeno (con l'elettrolisi) che verrebbe poi stoccato e utilizzato per i rifornimenti delle auto ma anche degli autobus e dei camion.

Soluzioni diverse

Detto questo, per Yoshikazu Tanaka che è uno dei numeri uno del reparto ricerca e sviluppo della Toyota, la mobilità del futuro sarà comunque un mix di piccole auto elettriche per i percorsi urbani, di auto ibride per un utilizzo misto e di auto a idrogeno come soluzione più costosa, che però diventi via via più economica col passare degli anni fino a presentare un costo equivalente all'ibrido entro il 2025. Secondo Mr. Tanaka le auto elettriche non possono essere troppo grandi e pesanti perché sono limitate sia dagli alti costi delle batterie che dai lunghi tempi di ricarica. L'elettrico, dunque, non può essere una soluzione valida per il trasporto pesante, al contrario dell'idrogeno che invece sarebbe perfetto. Mr. Tanaka infine ha ricordato i successi di Toyota nel campo delle ibride. Dall'invenzione della Prius nel 1997 sono trascorsi 20 anni e oltre 11 milioni di auto vendute, di cui un milione e mezzo solo nel 2017.

L'importanza della rete di distribuzione

Anche secondo Takashi Moriya che è uno dei responsabili della ricerca e dello sviluppo della Honda, l'elettrico non è l'unica soluzione per diminuire le emissioni di CO2. La scelta vincente è quella di avere un mix di soluzioni adatte per i diversi impieghi dei veicoli, ma in ogni caso entro il 2025 Honda intende elettrificare almeno i due terzi della sua gamma ed entro il 2018 arriverà un nuovo modello con un inedito sistema ibrido a doppio motore. Questo non toglie che Honda intende rendere disponibile l'auto a idrogeno anche in Europa e per questo lavora con altri partner per creare una rete di rifornimento per l'idrogeno. I piani di sviluppo prevedono nei prossimi anni pochi anni sono previste 160 stazioni in Giappone, 100 in California e 50 in Germania. Non sono molte ma è comunque un inizio.

Fotogallery: Toyota Mirai, l'auto a idrogeno è fra noi [VIDEO]