La Lamborghini Miura non è stata la vettura più longeva nella storia della Casa di Sant'Agata Bolognese e nemmeno quella che ha prodotto in più esemplari nei suoi primi anni di attività, eppure è considerata universalmente quella che meglio rappresenta l'essenza del marchio.
Merito del fascino di una linea senza tempo, sotto la quale ci sono anche una tecnica raffinata e qualità da vera GT di rango. Un risultato che tuttavia non è stato ottenuto facilmente.
Voglia di stupire
La Miura prende forma, se così si può dire, tra il 1964 e il 1965, quando il progetto viene definito a livello tecnico: il buon riscontro della 350 GT incoraggia Lamborghini a proseguire nel proporre vetture sportive, ma in realtà l'idea di questa vettura si deve ai suoi tecnici, Paolo Stanzani e Gian Paolo Dallara, che sognano un possibile sbocco agonistico e concepiscono un telaio con il motore collocato al centro, dietro i sedili, considerato l'ideale per il bilanciamento.
Questa architettura viene presentata "nuda" al Salone di Torino del 1965 e fa scalpore: la struttura di base in profilati di acciaio forati per contenere il peso porta le stesse sospensioni della 350 GT e lo stesso motore 12 cilindri, ma in una nuova versione con carter umido e carburatori quadricorpo portata a quattro litri, collocato trasversalmente dietro i sedili in blocco con cambio e differenziale. Il progetto ha il nome di P400, in cui la P sta per "posteriore".
Il V12 della Lamborghini Miura
L'abito giusto
Le speranze degli ingegneri sono destinate ad essere disattese in quanto Ferruccio Lamborghini conserva il suo scetticismo verso le corse e non incoraggia lo sviluppo a fini agonistici di questo progetto, che però arriva a temine come nuova vettura stradale l'anno seguente. La carrozzeria definitiva è di Bertone, che ha messo all'opera le sue migliori matite, inclusa quella di Giorgetto Giugiaro, per immaginare il giusto "abito".
Lamborghini Miura 1966-1971
Alla fine la proposta vincente è quella di Marcello Gandini, che modella una linea sinuosa e muscolosa, con fari ovali semiretrattili e un cofano posteriore schermato. Il nome Miura, ispirato a una celebre razza di tori, inaugura la tradizione dei nomi legati al mondo delle corride.
Lamborghini Miura 1966
Lamborghini Miura 1966
Le tre serie
La prima versione P400 ha 350 CV e viene prodotta in un paio d'anni in 275 esemplari, molti più di quelli che la Casa aveva preventivato in quanto le richieste sono molto superiori. Nel '68 arriva la prima evoluzione, la 400S, che vede la potenza salire a 370 CV ma poche altre novità, soprattutto all'esterno dove cambiano soltanto le cornici dei fari e dei finestrini, ora cromate.
Lamborghini Miura SV 1971
Dopo tre anni e 338 esemplari, arriva la terza e ultima serie, la SV, che sta per Super Veloce: la potenza sale ancora fino a 385 CV, sostenuta da pneumatici posteriori più larghi e riconoscibile anche per gli alloggiamenti dei fari anteriori privi delle caratteristiche "ciglia". Di questa vengono prodotte appena 150 unità, che portano quindi il totale delle Miura di serie a 763.