Nessun altro designer, all"infuori di Giorgetto Giugiaro, riesce a mettere la sua firma su una moltitudine così variegata di modelli. Dai miti e bestseller, come la Volkswagen Golf, ai flop più sfortunati, come la Fiat Duna, dai modelli per pochi, del calibro della Iso Rivolta Grifo, a quelli per tutti, come la Fiat Panda, passando anche per settori totalmente estranei al mondo dei motori.

Giorgetto Giugiaro è uno dei pochi nomi storici del design italiano ad attraversare, indenne, decadi di cambiamenti e gli ultimi anni di turbolenze del settore, di cui gli ultimi cinquanta come direttore della propria orchestra.

Fotogallery: Giorgetto Giugiaro, le sue auto più belle

Figlio d’arte

Giorgetto Giugiaro, nato a Garessio (CN) il 7 agosto 1938, possiede la creatività e la manualità già nel DNA. Infatti sia il padre che il nonno si guadagnano da vivere realizzando pitture a carattere religioso, ma il suo ingresso nel mondo dell’auto avviene in maniera casuale. Di giorno frequenta una scuola d’arte mentre di sera frequenta dei corsi di disegno tecnico.

Giorgetto Giugiaro, le sue auto più belle

Con questo mix di conoscenze comincia a creare i primi bozzetti, con un motore e quattro ruote, attirando l’attenzione di un talent scout d’eccezione: il famoso progettista Dante Giacosa, che lo porta con sé a farsi la gavetta presso la Fiat. Durante questa sua prima esperienza lavorativa si sente però un po’ troppo imbrigliato, così decide di guardarsi intorno e di cambiare aria.

Il passaggio a Bertone

Nel 1959 Giugiaro, appena ventenne, dopo essersi fatto le ossa in Fiat, si trasferisce alla Bertone, dove trova un’amorevole accoglienza da parte di Nuccio Bertone che lo ingaggia come responsabile del centro stile. Sono anni fondamentali per la sua attività durante i quali è autore delle linee di modelli come l’Alfa Romeo Giulia GT, disegnata mentre è preso dal servizio militare, l’Alfa Romeo 2000 coupè, la BMW 3200 CS, la Iso Rivolta GT la Iso Rivolta Grifo.

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Modelli di serie di grande impatto, che portano fama e fortuna alle rispettive Case. Il giovane Giorgetto Giugiaro si cimenta anche con una serie di pezzi unici da salone, come l’Alfa Romeo Canguro e la Chevrolet Corvette Testudo, la prima di una lunga serie di reinterpretazioni italiane della mitica sportiva del cravattino. In questo periodo Giugiaro affina quella tecnica di disegno che gli permette di concepire le vetture tenendo conto di tutto ciò che c’è sotto pelle, della fruibilità d’uso e delle normative vigenti.

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Giorgetto entra in Ghia

Dopo sei lunghi anni il giovane designer è il nuovo acquisto della Ghia, un altro nome prestigioso tra i carrozzieri italiani, che al momento è in difficoltà nel raccogliere nuove commesse. La sua destrezza con la matita e il tecnigrafo sono richieste per il concepimento della De Tomaso Mangusta, un modello che sconvolge il panorama delle exotic car e che porta il marchio modenese a diventare celebre nel mondo.

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Dalla sua mano escono fuori anche la Iso Rivolta Fidia, uno dei primi esempi di grossa berlina di lusso, con meccanica e prestazioni da super sportiva, e la Maserati Ghibli, altro simbolo di quegli anni spensierati. Giugiaro è anche uno dei primi europei a lavorare per un marchio giapponese, con la Isuzu 117. Giugiaro però sente di poter essere molto di più di un semplice responsabile di centro stile.

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Finalmente in proprio

Sul finire degli Anni ‘60, a Moncalieri (TO), insieme al suo amico Aldo Mantovani, ex manager Fiat, fonda la Ital Design, poi presto rinominata Italdesign. Da piccola realtà si evolve subito in uno dei centri di disegno, ingegnerizzazione e prototipazione più importanti del mondo, attirando richieste di collaborazione dai quattro angoli del pianeta.

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Il debutto di Giorgetto come solista avviene con la Bizzarrini Manta, ottenuta sulla base della 5300 GT. Seguono fin da subito altre one off di grande prestigio come l’Alfa Romeo Iguana, su base Alfa Romeo 33, la Maserati Boomerang e l’Audi Asso di Picche, ciascuna avente delle chicche molto particolari come, sulla Boomerang, il volante montato intorno al grosso contachilometri.

Un partner privilegiato

Italdesign viene subito chiamata in aiuto, da parte di alcune grandi case automobilistiche, per lavorare su progetti importanti, quasi top secret. Non si tratta soltanto, come avviene di solito per gli studi esterni, di creare irraggiungibili coupè estreme o ricercate spider. Gran parte di questi lavori sono modelli di larga diffusione, appartenenti alle fasce bassa e media del mercato, e senza folli prezzi di listino.

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È l’inizio di una lunga serie di successi, le cui gestazioni sono legate ad interessanti aneddoti. Quando viene chiamato da Volkswagen, per dar vita alla mitica Golf, Giorgetto scopre che nei capannoni di Wolfsburg stanno smontando e analizzando diverse Fiat 128, mentre per l’Alfa Romeo Alfasud l"ingegner Rudolf Hurska richiede di mantenere un esagerato riserbo.

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L’affermazione su larga scala

Lo studio piemontese comincia a ricevere commesse da ogni dove, per dare vita ad una lunga serie di modelli, molti dei quali scalfiscono l’immaginario collettivo nei rispettivi periodi. Non solo di vetture di nicchia, come BMW M1 e Maserati Quattroporte terza serie, ma anche, e soprattutto di modelli più ordinari. Sono figlie di Giorgetto auto come Alfa Romeo Alfetta GT, Lancia Delta, Lancia Prisma, Lancia Thema, Fiat Panda, Fiat Uno, Fiat Croma, Fiat Punto, Renault 21, Isuzu Piazza, Audi 80 terza serie, Seat Ibiza, Alfa Romeo 159 e tante altre. Un paio di queste, Lotus Esprit e DeLorean DMC12 diventano addirittura delle star del cinema.

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In mezzo a tanti modelli fortunati, però, ne capitano anche alcuni meno memorabili come la Fiat Duna o la Yugo Florida. Italdesign si occupa anche di aiutare alcuni marchi misconosciuti ad uscire dall’anonimato e a buttarsi sul mercato globale, con auto come Hyundai Pony, Seat Ibiza e Daewoo Matiz. Tutte opere che contribuiscono a rendere l’Italdesign uno dei capisaldi del disegno automobilistico, italiano e mondiale. L’attività di questo instancabile grafico, trattandosi di una mente altamente creativa, non può certo limitarsi ai modelli di serie.

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Una miriade di prototipi

Giorgetto Giugiaro, in occasione dei più importanti saloni dell’auto, si conquista puntualmente l’attenzione del pubblico, quasi come una rock star. Presenta pezzi unici che non sono solo esercizi estetici ma anche nuovi modi di esplorare nuove funzionalità. Da Ginevra a Francoforte, passando per Detroit e Tokyo sfilano in passerella pezzi unici come Alfa Romeo Caimano, Maserati Medici, Lancia Megagamma, Italdesign Aztec, BMW Nazca C2, Alfa Romeo Scighera, Lamborghini Calà e Bugatti EB112, e sono solo alcune delle più note.

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Indimenticabili alcuni progetti coraggiosi come il Columbus, un enorme monovolume dalle soluzioni avveniristiche, il Maserati Kubang, antesignano del sUV uv Levante, e la Parcour, una specie di supercar a motore centrale, ma con assetto da fuoristrada. L’attività di Giugiaro prosegue, collaborando con alcune case cinesi e anche occupandosi di tutt’altro genere di cose, come le fotocamere Nikon o modelli di motociclette. Verso la fine degli anni duemila Giorgetto Giugiaro prende una decisione inaspettata che lo lega ad una sua vecchia conoscenza.

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Sotto l’ala protrettrice di Wolfsburg

Nel 2010 Giugiaro, mentre Bertone e Pininfarina sono travolte da problemi finanziari, vende la sua azienda a Volkswagen, rimanendone però al timone nella gestione, affiancato dal figlio Fabrizio. Per conto del gruppo tedesco si occupa di alcuni dei modelli dei vari marchi, oltre a quello di costruire nuovi scenografici prototipi per i saloni.

Giorgetto Giugiaro, le sue auto più belle

Dopo poco tempo Giugiaro prende la decisione di lasciare la sua Italdesign e di crearne una nuova, totalmente da zero. Una decisione che, vista da fuori, può sembrare una sconfitta, ma che invece si rivela un nuovo inizio.

Giugiaro riparte da se stesso

Mentre Italdesign è impegnata sulla Zerouno, un modello su base Audi R8 da produrre in pochi esemplari, Giorgetto e Fabrizio danno vita alla GFG Style, dalle loro iniziali. Il nuovo atelier, sempre con sede nel cuore del Piemonte, prosegue la tradizione di casa Giugiaro di rispondere alle esigenze del futuro, specialmente in fatto di mobilità, proponendo delle soluzioni che siano gradevoli non solo all’ambiente e alla mobilità ma anche all’occhio e al gusto esteriore.

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Sibylla e Kangaroo sono solo l’inizio di un nuovo capitolo di storia dell’auto italiana, il primo passo di un futuro in cui le batterie prendono il posto dei motori a scoppio ma in cui l’aspetto esteriore è ancora, indiscutibilmente, protagonista.

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