Che un'auto nasca dalla fabbrica con l'impianto di alimentazione a GPL (Gas di Petrolio Liquefatti), o che venga trasformata a gas in un secondo momento, non cambia: a un certo punto, occorre sostituire il serbatoio GPL. Per naturale scadenza, già prevista al momento della installazione (sull'etichetta). Trattandosi pur sempre di gas, la legge prescrive una serie di norme tecniche e passaggi burocratici fondamentali. Sia a favore della sicurezza di chi guida, dei passeggeri e degli altri utenti della strada; sia per evitare multe e sequestri della vettura finalizzati alla confisca. A ricordare quelle che definiamo regole d'oro è anche la Motorizzazione di Roma. Come premessa, va detto che, generalmente, il resto dell'impianto resta invariato anche se è ammessa la sostituzione degli altri componenti dell'impianto stesso.


Come, dove e quando


#1. Quando. I serbatoi di GPL per autotrazione scadono dopo 10 anni dalla loro costruzione. Il conteggio dei 10 anni parte dall'immatricolazione della vettura oppure dall'installazione dell'impianto a GPL qualora si tratti di macchine non provviste di GPL quando “sfornate” sul mercato. Attenti a non confondervi col metano: vedi qui (validità 5 anni se di costruzione nazionale e 4 anni se di costruzione europea). Se oltre al serbatoio GPL vengono sostituiti altri elementi dell'impianto (quali il riduttore e il vaporizzatore), dovete eseguire nuovamente pure la prova idraulica: proprio come se fosse la prima installazione. Ricordiamo che i serbatoi GPL sono regolamentati dalla normativa ECE/ONU 67/01: prevede particolari dispositivi per garantire la massima sicurezza in ogni situazione (come un incendio e un incidente): c'è pure una multivalvola che interrompe il flusso di gas in uscita dal serbatoio GPL quando la “chiave” del quadro è disinserita.


#2. Collaudo. La sostituzione, per naturale scadenza, del serbatoio GPL installati su un'auto è un'operazione soggetta a collaudo (come l'installazione). Dovete presentare la domanda redatta sul modello TT 2119 compilato da voi, come proprietari della vettura. Serve inoltre la dichiarazione di installazione a norma rilasciata dall'installatore autorizzato dalla Motorizzazione. Quindi, occorrono la documentazione tecnica del nuovo serbatoio GPL e le attestazioni dei versamenti effettuati. Più l'eventuale nulla osta rilasciato dalla Casa qualora il serbatoio da installare non sia originale. Quanti soldi ballano? Si tratta di 25 euro sul conto corrente 9001, più 32 euro sul conto 4028: totale, 57 euro. Quando avete compilato il modello di domanda, a cui allegate la documentazione, prenotate la data in cui sottoporre l'auto al collaudo.


#3. Il libretto. A questo punto, vi ritirano la carta di circolazione (cosiddetto libretto). Vi rilasciano un permesso provvisorio di circolazione valido per la circolazione e per il successivo ritiro del duplicato della carta di circolazione: così stabiliscono l'articolo 78 del Codice della Strada e l'articolo 236 del Regolamento del Codice della Strada. Diamo poi per scontato che tutto fili lisci e che l'auto a GPL superi il collaudo col nuovo serbatoio: dopo circa un mese, riavrete il libretto aggiornato.


Quali spese


Al di là dei costi imposti dalla burocrazia, dovete investire nei ricambi. Indicativamente, il serbatoio GPL che sostituisce quello vecchio costa attorno a 500 euro. Come abbiamo scritto su, potete installare un serbatoio commerciale, prodotto da altre marche, meno costoso: serve il nulla osta da parte della Casa che costa sui 150 euro. Talvolta, occorre cambiare anche altre componenti. Senza considerare quanto spetta agli installatori. Ovviamente, in conto vanno messi gli enormi vantaggi potenziali del GPL: costa un terzo rispetto alla benzina, spesso consente di circolare nei giorni di blocco (dipende da quanto decidono i vari enti locali d'inverno, quando lo smog assale le metropoli italiane). Rammentiamo infine che la revisione obbligatoria per legge vale pure le auto a GPL: per la prima volta nel quarto anno successivo a quello di prima immatricolazione, entro il mese di rilascio della carta di circolazione; successivamente, ogni 2 anni entro il mese corrispondente a quello in cui è stata effettuata l'ultima revisione.