Un "nazionalista sfegatato". Così si definisce Umberto Palermo. Di umili origini, nato da operai, ha iniziato a lavorare lui stesso come operaio e poi, trasferitosi a Torino per inseguire la passione per il design automobilistico, è entrato all’Idea Institute ed ha fatto carriera: da semplice designer a direttore di reparto nel 2007. Poi è arrivata la crisi e tutto è cambiato. Con la liquidazione ha investito in se stesso ed ha aperto un’attività con tre dipendenti; è nata così la UP Design (dalle iniziali di Umberto Palermo). “Grazie al lavoro all’Idea Institute mi conoscevano già diversi clienti importanti, come FCA o Volvo-Dongfeng, e coi lavori che mi hanno affidato sono andato avanti”, ci ha spiegato. In pochi anni è arrivato ad assumere più di quaranta persone (molte provenienti da realtà automobilistiche in cassa integrazione) e ad avere nuovi grandi clienti. Adesso, dopo aver aperto un laboratorio creativo a Moncalieri ed un sito produttivo a Rivoli, lavora ad una nuova showcar, che non sarà solo un modello di stile, ma una one off acquistabile su richiesta che costerà circa 200.000 euro. Si chiama Mole 001 e sarà presentata a giugno durante Parco Valentino. E sempre a giugno aprirà a Torino un Caffé pensato per far incontrare designer, musicisti, giornalisti e più in generale tutti i portatori di creatività. Perchè è con l'incontro di persone, con lo scambio di opinioni e di idee creative che si realizzano i grandi progetti. L'ambizione dichiarata di Palermo è quella di farsi portavoce della rinascita del design dell’automobile torinese. Riuscirà nell'impresa? Nell'attesa di toccare con mano le sue promesse, gli abbiamo rivolto alcune domande...
OmniAuto.it: Il suo sogno è ammirevole, ma cominciamo da qualcosa di pratico: essere imprenditore in Italia cominciando da zero e in un settore delicato come quello del design auto… ci è riuscito da solo?
Umberto Palermo: "Io non volevo fare l’imprenditore, ma quando si è trattato di scegliere ho scelto e lo voglio fare in maniera diversa, in modo che possa lasciare il segno. So’ che il 60% di quello che guadagno lo devo dare allo Stato e lo faccio, va bene così. Tutto il resto l’ho sempre reinvestito in azienda e non ho mai richiesto o usufruito di incentivi statali o europei".
OmniAuto.it: La Mole che presenterete a giugno è la vostra prima auto marciante dopo tre showcar (la Go presentata a Shanghai nel 2011, la Vittoria mostrata al Qatar Show 2012 e la Lucrezia Quattrocoupé vista a giugno 2014), la costruite tutta da soli? Magari prendendo componenti da auto già esistenti?
Umberto Palermo: "Le faccio questo esempio: anche Maserati Alfieri con i suoi fratelli o Enzo Ferrari quando iniziarono lo fecero così. Io non aspiro ad avere tanta fortuna, ma ogni componente della Mole è italiano al 100% e assemblato dai nostri meccanici. E’ un’auto le cui prestazioni sono emozionali, come un tempo. Prepariamoci a gustare un motore italianissimo, rivisto (un po’ come faceva Abarth), ma non per accentuarne le prestazioni da zero a 100 km/h, quello è giusto che lo facciano le case automobilistiche... io posso rivederne il sound, la guidabilità… è una ricetta che non ho inventato io, ma che sta accadendo già nel mondo delle moto".
OmniAuto.it: Quante persone ci stanno lavorando?
Umberto Palermo: "Circa tredici, più dei collaboratori esterni, e c’è una grande entusiasmo. Auspico che modelli di questo tipo possano essere replicati in cinque, sei esemplari… e se il prodotto verrà apprezzato le cose cambieranno anche da un punto di vista occupazionale. A chi mi chiede cosa ne penso del Jobs Act rispondo che è un ottimo strumento, ma io non assumo in funzione delle agevolazioni, ma di quello di cui ho bisogno, in base al mercato".
OmniAuto.it: A giugno inaugurerà a Torino il Caffè UP, perché questa scelta? Differenziazione del business, ma non solo...
Umberto Palermo: "A me piacerebbe ‘da grande’ far diventare l’UP Design, con le sue officine ed il Caffè, un modo di essere, un modo di disegnare. lo slogan è “Disegniamo attorno all’uomo a 360 gradi”. Disegnare non significa solo usare carta e penna, ma anche creare un modo di vivere. Questo secondo me fa parte di quella che è una rinascita di indole tipica italiana. Ai giovani il talento da solo non basta, bisogna essere umili e non avere la ‘puzza sotto il naso’, perché solo così ci si può far apprezzare. E poi servono le opportunità, per questo ho pensato ad un luogo dove ci si possa incontrare, faccia a faccia, magari con nomi fantastici, come Ramaciotti, Giolito, Tencone… Nel mio caso l’incontro cruciale è stato con Ermanno Cressoni, papà di tante Alfa Romeo e Fiat. Mi ha reclutato dopo avermi conosciuto a Milano da Bonetto e credette in me, dandomi un consiglio: se vuoi disegnare le auto vai a Torino".