In Europa tiene banco la questione smartphone alla guida. Il problema è che il cellulare viene utilizzato in modo improprio mentre si è al volante: questo causa distrazione, con il guidatore che distoglie l'attenzione dalla strada e si concentra sulla chiacchierata piuttosto che sui cartelli, sugli altri veicoli e sui semafori. Ecco perché in Francia e Germania è partito un giro di vite: come prima, non si può guidare tenendo lo smartphone in mano; in più, adesso, non si può utilizzare il telefonino neppure quando si è in coda al semaforo. L'obiettivo è far diminuire gli incidenti e cercare di raggiungere l'obiettivo imposto dall'Unione Europea, ossia quello di dimezzare il numero di vittime sulla strada fra il 2011 e il 2020. D’altronde la stessa Francia aveva già fatto parlare di sé poche settimane fa per l'entrata in vigore, da luglio 2018, dei nuovi limiti di velocità, che scenderanno da 90 km/ a 80 km/h: quindi 10 km/h in meno che dovrebbero migliorare la sicurezza. In Italia invece, in quanto a uso improprio del telefonino, qual è la situazione?
Le regole nel nostro Paese
In base al Codice della Strada italiano (articolo 173), c'è il divieto assoluto di tenere lo smartphone in mano mentre si guida: questo comportamento è vietato sia se si deve chiacchierare sia se si deve chattare o controllare le email; né tantomeno si può controllare la rubrica o altro impugnando il cellulare. Oggi, infatti, è vietato al guidatore di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici o di usare cuffie sonore. È consentito l'uso di apparecchi a vivavoce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie (che non richiedono per il loro funzionamento l'uso delle mani). Per chi guida con smartphone in mano, c'è una multa di 161 euro, il taglio di 5 punti-patente e la sospensione della patente da 1 a 3 mesi alla seconda infrazione nel biennio (recidiva). Una norma che non svolge bene la sua funzione deterrente.
Tante parole, zero fatti
In passato, più volte la nostra politica ha promesso una profonda rivisitazione del Codice della Strada e in particolare ha annunciato una riforma delle normative che riguardano lo smartphone. Il motivo è molto semplice: il Codice della Strada risale al 1993, quando né i cellulari né le App né Internet esistevano. È pertanto assolutamente necessario rivedere le regole per renderle attuali: il disegno legge che dovrebbe riformarle è fermo in Parlamento dal 2013. Ci sono stati poi diversi tentativi di dare un giro di vite anche tramite decreto o inserendo la regola in altre normative: per esempio nella Legge di Bilancio 2018; però alla fine non se n'è fatto nulla, sono rimaste tante parole, ma di fatti non se ne sono visti.
La palla al nuovo Governo
Se e se quando verrà formato il nuovo Governo, sarà suo compito tornare sull'argomento Codice della Strada e in particolare rivedere le norme sui cellulari. Per arginare il fenomeno dei sinistri da telefonino, il disegno legge di riforma prevede queste regole: 161 euro, taglio di 10 punti subito e sospensione della patente da 2 a 6 mesi alla seconda infrazione nel biennio. Quindi, la sottrazione di punteggio e lo stop alla patente raddoppiano, però solo alla recidiva: 2 violazioni in 2 anni. Inoltre, verrebbe spiegata meglio la regola, che risale al 1993, quando lo smartphone non esisteva: “È vietato al conducente di fare uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare smartphone, computer portatili, notebook, tablet e dispositivi analoghi” oppure “di usare cuffie sonore”.
E al semaforo in coda?
Resta un’ultima questione, risolta invece in Francia e Germania. Quando si è fermi in coda col rosso, si può tenere lo smartphone in mano? Secondo una interpretazione minore, sì: perché il Codice della Strada parla di “marcia”, ossia di auto in movimento. Stando alla interpretazione prevalente, no: al semaforo, niente dispositivo in mano. Di questa idea è il Tribunale di Torino (sentenza 3904/2012): “L’impegno di una delle mani sul telefonino incide sulla sicurezza nella circolazione del veicolo, implicando comunque un disturbo e una maggiore e minore deviazione della concentrazione alla guida del conducente. E comunque potendo implicare una situazione di possibile pericolo, per esempio un ritardo nell’azionare i sistemi di guida al momento in cui scatta il verde”. Sulla stessa linea si sono mosse Francia e Germania. Da imitare, per sgomberare il campo da pericolosi equivoci.