Sarà pure destinato a scomparire, intanto però il Diesel è protagonista dell’automotive. Proprio nelle scorse ore, è arrivata l’attesa sentenza del tribunale amministrativo federale di Lipsia contro l'utilizzo delle auto a gasolio nei centri urbani. Le città tedesche hanno il diritto di ricorrere alla misura del divieto di circolazione. Un potere che le autorità statali contestavano perché, a loro dire, sarebbe necessario l’ok del Governo centrale. Una patata bollente che la prossima coalizione tedesca dovrà gestire, dopo che nel 2015 è esploso il Dieselgate, lo scandalo delle emissioni truccate delle macchine a gasolio del Gruppo Volkswagen. Un altro duro colpo per il futuro delle vetture a gasolio, che si somma allo stop alle Diesel nel 2024 annunciato a Roma: va a fare compagnia a Parigi, Madrid, Città del Messico e Atene. È l’occasione per fare un bilancio delle vendite delle auto a gasolio oggi, e delle prospettive di mercato.
Un segnale forte
Per cominciare, Stoccarda e Düsseldorf potranno vietare la circolazione delle auto Diesel; a seguire le altre città. In una delle patrie dei motori a gasolio, nel Paese dove l’industria automotive (difesa a spada tratta dal Cancelliere Angela Merkel) ha un peso gigantesco. È una sorta di “avviso ai naviganti”: alla Germania, all’industria dell’auto tedesca, al comparto automotive mondiale. Ovviamente, il blocco sarà graduale: prima stop ai veicoli fino all’Euro 4; mentre gli Euro 5 bloccati dopo il 1 ° settembre 2019.
Crollo in Francia, ma in Italia regge.
È d’obbligo iniziare lì dove il Dieselgate è esploso: gli Stati Uniti. Qui, l’ultimo report pubblicato dal consorzio DieselForum (e riportato da PR Newswire) parla di 280.000 veicoli Diesel venduti in più negli USA rispetto al 2015. Una crescita che ha portato il totale delle immatricolazioni a quota 8 milioni di veicoli. Un paradosso? Sarà. Magari incidono la maggiore coppia e robustezza dei Diesel, nonché il risparmio alla pompa. Ma allora anche l’exploit di VW può essere considerato anomalo: il 2017 è stato un anno da record, nonostante il Dieselgate. Vediamo cosa accade in Europa: un’auto nuova su due è a gasolio. E in Italia? Dopo la flessione di dicembre, le Diesel tornano addirittura in territorio positivo con un +3,8% e una quota stabile al 55,2% del totale, sostenuta dalle vendite a società e noleggio, mentre le immatricolazioni flettono del 12% nell’area delle vendite a privati. Situazione ben diversa in Francia: a gennaio 2018, le immatricolazioni di auto a gasolio hanno perso il 12% del mercato (un calo di ben 9.000 unità) e la quota è crollata al 41,1% (era del 48% nel 2017 e addirittura 73% nel 2012). Male il Diesel anche in Germania: -17,6% a gennaio rispetto allo scorso anno.
Qualche ipotesi per gli anni a venire
Stando a uno studio di Boston Consulting Group, però, sono diversi i fattori da prendere in considerazione per valutare il futuro: l’Unione Europea e i singoli Governi che hanno nel mirino le auto a gasolio, con piani contro l’inquinamento; i prezzi delle batterie delle auto elettriche per chilowattora oscilleranno tra i 70 e i 90 euro nel 2020 e tra i 60 e gli 80 euro nel 2030. Risultato: le Diesel crolleranno dal 48% al 36% nel 2020. Dal 2030 il 17% delle auto sarà elettrico e il 33% ibrido. Sullo sfondo, ci sono i vari Governi, spaventati da una possibile mega-sanzione dell’Unione Europea per troppo smog: per l’Italia, c’è la spada di Damocle rappresentata da una maxi-multa di un miliardo di euro. Tanto che la Lombardia (dove non si respira) stoppa i bonus per i Diesel. Piano però a fare ragionamenti troppo semplicistici di questo tipo: se il consumatore è costretto a non comprare più Diesel, allora acquisterà auto elettriche. Anzitutto, l’automobilista medio, per i bassi costi di esercizio della propria vettura a gasolio, potrebbe essere indotto a tenere per anni il proprio vecchio Diesel, con conseguenze negative per l’ambiente e per la sicurezza stradale. Inoltre, non tutti hanno la possibilità di comprare un’auto elettrica, e la diffusione delle colonnine è ancora troppo limitata. Capitolo a parte per la Norvegia: dal 2025, qui, banditi non solo le Diesel, ma pure le immatricolazioni di tutte le auto a combustione interna. Un Paese a... “tutta auto elettrica”, con incentivi fortissimi, rete di ricarica estesa, enorme sensibilità ambientale. Anche se pensa a una tassa anti-Tesla.
I Costruttori fra voci e realtà
Intanto, stando a indiscrezioni né confermate né smentite, il Gruppo FCA potrebbe bandire i motori Diesel per le sue auto passeggeri entro il 2022, mantenendo l'opzione per i veicoli commerciali. Forse, alla presentazione del piano industriale previsto il 1° giugno prossimo, ne sapremo di più. Toyota ha annunciato che potrebbe non lanciare un altro modello con motore diesel e che in ogni caso non commercializza più da quest'anno in Italia modelli con motore a gasolio: a dire il vero, non una scelta che stupisce. Da sempre infatti i giapponesi sono i numeri uno nell’ibrido. In quanto a Porsche, è vero che l'anno prossimo commercializzerà la sua prima vettura elettrica (la Mission E), però occorre cautela in materia di Diesel al bando: “Non significa che non esisterà mai più una Porsche a gasolio”, è scritto in una nota della Casa tedesca. Dà più certezze Volvo: sì alla elettrificazione della gamma dal 2019. Che non vuol dire, attenzione, solo auto elettriche al 100%, ma anche ibride. Dopodiché, c’è la scommessa di Daimler: Mercedes si elettrifica e arriveranno solo Smart elettriche. Si sussurra che Renault stia pensando a qualcosa di analogo per la Twingo (“gemella” della Smart); stando ad altre voci, Clio e Megane non saranno più Diesel in futuro. Il tutto, mentre Tesla riceve una quantità spropositata di ordini per la sua “elettrica per (quasi) tutti” Model 3 cui non riesce a far fronte: un altro fronte caldo, con scenari tutti da scoprire. Grazie anche al pirotecnico fondatore, Elon Musk, che ha spedito la potentissima Roadster verso Marte, e che deve fronteggiare un pesante rosso nel 2017.