Che cos’hanno in comune un frigorifero, la piccolissima Isetta e la Iso Grifo, una coupé sportiva in grado di concorrere con mostri sacri come Ferrari e Lamborghini? Sono tutte creature di Renzo Rivolta, un imprenditore brianzolo con il pallino per i motori, la cui fortuna economica nacque producendo caloriferi e refrigeratori. Due prodotti agli antipodi, segno di come Rivolta fosse capace di passare da un estremo all’altro con le sue creature, proprio come la Isetta e la Iso Grifo, protagonista della nostra storia.

Quella voglia di motori

Prima di addentrarci nella storia della sportiva brianzola vale la pena raccontare di Rivolta, classe 1908, e appassionato di motori, che videro l’imprenditore brianzolo compiere i primi passi in quel mondo verso la fine degli anni ’40 dello scorso secolo, quando presentò il Furetto, un piccolo scooter. A lui seguirono altri modelli a 2 ruote, tutti con un buon riscontro tra il pubblico. La prima “rivoluzione” avviene nel 1952 con la nascita della Iso Autoveicoli e, l’anno dopo, della Isetta, particolare microcar di appena 2,29 metri di lunghezza e mossa da un monocilindrico derivato dalle moto. Un azzardo che non ripaga commercialmente, ma che non impedisce a BMW di iniziare a produrla su licenza a partire dal 1954. Il passo falso non demoralizza Rivolta che non lascia, ma raddoppia. La Iso Autoveicoli diventa Iso Rivolta e nel 1962 arriva la Iso GT, coupé sportiva il cui stile è firmato da Giorgetto Giugiaro su progetto di Giotto Bizzarrini, l’uomo dietro la Ferrari 250 GTO. Sotto il lungo cofano si nasconde un V8 preso dalla Chevrolet Corvette. Un anno dopo è il turno delle Grifo A3 C e Grifo A3 L. Proprio su quest’ultima ci dobbiamo concentrare, perché nel 1965 l’auto cambia nome, viene modificata in qualche particolare estetico e diventa pronta per la commercializzazione. Nasce così la Iso Grifo.

Iso Grifo
Iso Grifo

Voglia d’America

Rispetto alla GT la nuova nata della Iso Rivolta è una coupé con forme da fastback, il cui posteriore scende dolce verso l’accenno di coda mentre il muso è lungo e termina in un frontale con 2 coppie di luci rotonde. Anche in questo caso l’auto è firmata da Giugiaro e Bizzarrini. Sotto il cofano c’è ancora una volta il V8 di 5,3 litri (il 327) della Chevrolet Corvette da 300 CV o 350 CV, abbinato a un cambio automatico a 4 rapporti. Uno schema in pura salsa USA, ben distante rispetto a quanto proponevano le supercar di allora: Ferrari 275 GTB e Lamborghini Miura. Eppure la Iso Grifo non sembra temere la concorrenza della Motor Valley, anche perché poggia su una meccanica di prima classe: sospensioni a quadrilatero all’anteriore e con ponte De Dion al posteriore, 4 freni a disco e differenziale posteriore. I dati ufficiali parlavano di una velocità massima di 257 km/h per la versione da 350 CV, in linea con le rivali firmate Ferrari, Maserati e Lamborghini, con le quali condivideva anche il piacere di guida. Anche il prezzo era a livello: minimo 7 milioni di lire, praticamente quanto una Miura.

Iso Grifo
Iso Grifo

Lusso all’italiana

A prestazioni da vera supercar la Iso Grifo univa la classica eleganza da auto di lusso, con abitacolo infarcito di pelle e legno e accessori che all’epoca rappresentavano il non plus ultra, come i cristalli ad azionamento elettrico e il climatizzatore. Un’auto che sembrava unire il meglio dei mondi dell’auto: da una parte il comfort da ammiraglia, dall’altra le prestazioni da sportiva pura. Col passare degli anni la Iso Grifo vuole fare le cose ancora più in grande e così dagli USA arriva sua maestà il 427 V8, big block per gli amici. Un 7 litri capace di lasciare sull’asfalto la bellezza i 395 CV per una velocità massima superiore ai 270 km/h Un trapianto che richiese anche interventi estetici, come la grossa presa d’aria sul cofano, per far respirare al meglio l’esagerato motore. Sulla base della Grifo nascono poi altre 2 vetture: la berlina 4 porte Fidia S4 (1967) e la coupé 2+2 Lele (1969). Novità che non vengono celebrate dal fondatore della Casa, scomparso un anno prima a causa di un infarto.

Concorrenza spietata

Nonostante le ottime doti le vendite non decollano, ma certo non per colpa dell’auto in sé. Il problema è che il nome Iso Rivolta non ha nemmeno un briciolo della fama delle concorrenti della Motor Valley, preferite da molti VIP dell’epoca. A nulla vale il restyling del 1970 firmato Marcello Gandini, papà della Miura, che porta nuovi fari anteriori a semi scomparsa e nemmeno l’adozione di un V8 di origine Ford da 325 CV. L’avventura della Iso Grifo termina ufficialmente nel 1974, un anno dopo la grande crisi energetica capace di mettere in ginocchio aziende ben più solide rispetto alla Iso Rivolta. La storia dice che le unità vendute furono appena 412, alle quali bisogna aggiungere una concept con carrozzeria cabrio, che mai vide la luce come auto di serie. 

Iso Grifo
Iso Grifo

Prove di rinascita

Nel 1991 dalla matita di Gandini nacque la Grifo 90, prototipo creato per celebrare la sfortunata sportiva italiana. Anche in quel caso la meccanica era di primissimo ordine, con sottopelle la Corvette e il motore da 440 CV modificato dalla Callaway. Al progetto partecipò anche Gian Paolo Dallara, che progettò il telaio. Un modello prima abbandonato per motivi economici e poi prodotto in 12 unità nel 2010 con carrozzeria in fibra di carbonio, realizzata in collaborazione con la Mako Shark. 

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