Ha fatto scuola il caso delle Tesla, bandite nei mesi scorsi dai siti militari cinesi perché accusate di poter rilevare informazioni top secret attraverso le telecamere. Il Governo di Pechino ha deciso di imporre una stretta a tutti i costruttori per rafforzare la protezione dei dati.

Le Case, che danno vita a vetture sempre più tecnologiche e connesse, dovranno chiedere una specifica approvazione sia per esportare eventuali informazioni importanti, sia per aggiornare i sistemi di bordo delle vetture. I dati dovranno anche essere archiviati in loco. A comunicarlo è stato il ministero dell’Industria e dell’Informazione tecnologica (MIIT) locale. 

Non solo auto

Al momento, però, non sono previste sanzioni nel caso in cui una società non rispetti le nuove regole. Il tutto rientra in una riforma delle leggi sulla privacy attualmente in discussione in Cina. L’ultima bozza della Personal Information Protection Law è stata presentata ad aprile, ma una versione più aggiornata farà la propria apparizione a settembre.

Il caso Tesla

Ad innescare la miccia di Pechino, almeno sul fronte delle auto, è stato un episodio avvenuto a marzo, quando l’esercito cinese ha chiesto ai dipendenti che possiedono una Tesla di parcheggiare l’auto elettrica fuori dalle basi militari.

Gli “occhi indiscreti”, installati in realtà per migliorare la sicurezza del conducente, erano finiti nel mirino delle autorità perché avrebbero potuto filmare aree sensibili durante la marcia o dare accesso a informazioni che riguardano lo stesso pilota, come i suoi spostamenti o i suoi contatti telefonici.

Il caso era poi parzialmente rientrato, con la Casa di Elon Musk che aveva provato a rassicurare il Governo attraverso il suo responsabile locale, Tao Lin: “Tesla, in quanto società con attività in Cina, deve rispettare le leggi e i regolamenti cinesi”, aveva dichiarato. “I dati raccolti sono ben protetti e rimarranno archiviati qui”. Anche Elon Musk in persona era intervenuto sulla questione: “Se usassimo le informazioni delle nostre auto per spiare, verremmo chiusi”. Ma, a quanto pare, tutto questo non è bastato.