No, grazie. John Elkann, presidente di Stellantis, rispedisce al mittente la proposta di far entrare lo Stato italiano, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, nel gruppo automobilistico. Proposta avanzata oggi sul Sole 24 Ore dall'Anfia, l'associazione di settore aderente a Confindustria, con l'obiettivo di riequilibrare la presenza dell'azionista pubblico francese e rilanciare il peso industriale della filiera italiana all'interno della galassia Stellantis.
"Gli Stati entrano nelle imprese quando vanno male e Stellantis va molto bene", ha osservato Elkann, a margine di un incontro al Festival dell'Economia di Torino. "Dai risultati che abbiamo avuto nel 2022", ha aggiunto Elkann, "siamo in valore assoluto la società nel settore dell'automobile che ha avuto i risultati operativi più alti. E nella nostra storia, che nasce come Fiat, che poi è evoluta con FCA e oggi è Stellantis, non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo Stato nel nostro capitale". Diverso il discorso per PSA: "Il nostro socio francese ha avuto delle difficoltà negli anni che hanno necessitato in quel caso di un intervento dello Stato francese".
I timori per l'industria italiana
La proposta fatta propria dall'Anfia si basa sul fatto che il settore auto nel suo complesso pesa oltre il 5% del Pil nazionale con un gettito fiscale significativo. La soglia del milione di autovetture prodotte in Italia invocata dai produttori rappresenta la condizione necessaria al mantenimento del tessuto industriale e della capacità di innescare processi di innovazione tecnologica, necessari in una fase di transizione molto spinta come quella attuale, si legge sul quotidiano della Confindustria (Stellantis è uscita dall'associazione degli industriali ai tempi della FCA di Sergio Marchionne).

John Elkann, presidente Stellantis
In un decennio la produzione italiana si è dimezzata facendo scivolare il paese al settimo posto tra i produttori europei di auto. La mancanza di un contrappeso istituzionale all'interno di Stellantis, questa la preoccupazione, rischia di penalizzare i produttori italiani proprio in una fase in cui il gruppo guidato da Carlos Tavares riallineare l'intera produzione sulla base delle piattaforme STLA, scrive ancora il Sole 24 Ore.
Elkann, servono regole chiare e stabili
Elkann ha però rilevato "con grande orgoglio" che in questi decenni siamo riusciti a trasformare gli impianti produttivi italiani in impianti che hanno il mondo come mercato. Se uno pensa che oggi in Basilicata si fanno le Jeep, in Campania si fanno le Dodoge che si vendono in America, in Piemonte la 500 elettrica andrà in America, per non parlare del lavoro straordinario di riposizionamento di Maserati e Alfa Romeo, che hanno il mondo come mercato. «L'importante", ha detto ancora, "è mantenere i livelli di competitività alti».
Per questo, "serve un quadro di regole chiare e stabili. Il mondo auto sta vivendo importanti sfide tecnologiche. I governi hanno la grossa responsabilità di definire le regole del gioco. Per un'industria come la nostra è importante la stabilità delle regole perché i nostri progetti e investimenti sono a lungo termine".