Pronto per il viaggio di rientro, il ministro Adolfo Urso torna dalla Francia con la valigia piena di buoni propositi. La trasferta in terra transalpina, dove Acc (Automotive Cell Company, la joint venture Stellantis-Mercedes-TotalEnergies) inaugura la prima gigafactory francese dedicata alle batterie per auto elettriche, serve l’assist al titolare del Mimit per riscrivere la strategia italiana sulla transizione.
Con una certezza: la rivoluzione green andrà fatta tutti insieme, dal Governo all’industria, con Stellantis in testa. Lo dice a chiare lettere lo stesso Urso, parlando con la stampa dopo il taglio del nastro nello stabilimento di Billy-Berclau (Douvrin), nel nord del Paese.
Il futuro chiama
“Ci siamo confrontati con l’amministratore delegato Carlos Tavares e John Elkann – dichiara il ministro – in merito alla possibilità di realizzare un accordo di transizione fra Stellantis e il Governo, che impegni l’azienda e l’esecutivo a una politica comune di sostegno all’industria dell’automotive italiana”.
“Penso che sia necessario per assicurare i lavoratori degli stabilimenti in Italia e i cittadini sul fatto che l’industria automobilistica abbia un futuro significativo nel nostro Paese, a cominciare anche dalla realizzazione della gigafactory a Termoli”.
Il senso delle parole è chiaro: per assicurare il futuro della produzione tricolore, l’esecutivo e il gruppo si siederanno attorno a un tavolo, stileranno la lista delle cose da fare e metteranno in cantiere una serie di progetti sulla transizione del settore.
“Invertire il declino”
Un patto che, dati alla mano, sembra servire come il pane: stando infatti ai numeri riportati dallo stesso Urso, “gli incentivi alla rottamazione degli scorsi anni sono andati per l’80% ad auto prodotte all’estero”.
“Ogni 5.000 euro messi in campo per l’acquisto di autovetture più ecologiche, 4.000 sono andati a prodotti stranieri. Dobbiamo aumentare la produzione di auto in Italia, per rispondere alla domanda, magari incentivata, e sostenere la transizione verso autovetture più ecologicamente sostenibili.
Perché dal 1990, quando si producevano 2 milioni di veicoli, siamo scesi a 450.000 autovetture (780.000 se si conteggiano anche i veicoli commerciali). Dobbiamo invertire il declino e riprendere a produrre. Sono molto fiducioso sul risultato che potremmo perseguire con Stellantis”.
Intanto, al Mimit e a Palazzo Chigi arriva una lettera della Fiom-Cgil per chiedere all’esecutivo di fissare al più presto un confronto su investimenti, occupazione e politiche industriali di Stellantis e del settore.