"Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell'uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso".
Ecco sì, per spiegare cosa significhi navigare nel deserto, ho voluto prendere in prestito proprio l'Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, tanto più che, nell'Anno Domini 2022, ritrovarsi in un luogo in cui sono più importanti senso d'orientamento e indicazioni scritte su un road book, piuttosto che un navigatore o, ancor più, google maps, rende bene l'idea di quale anacronistica (e affascinante) avventura sia la Dakar. Ora vi spiego meglio perché.
Correre e orientarsi nel deserto
Deserto d'Arabia Saudita, qualche centinaio di chilometri fuori Riyhad: sono al seguito della carovana che sta disputando la Dakar 2022. Un'edizione speciale, dove ho seguito le avventure di Audi e del suo prototipo, la RSQ e-tron.
Durante il viaggio, mi sono ritrovato letteralmente sperduto nel deserto, alla ricerca di un bivacco vicino a un check-point della sesta tappa. Ecco, proprio in quel momento, guardando il mio smartphone, e accorgendomi di come reti dati e GSM fossero "fuori uso", ho percepito che cosa significhi doversela "cavare da soli".
E se la questione sembrava complessa per me che stavo semplicemente viaggiando, figurarsi per chi deve disputare una corsa del genere. Attenzione, non c'è da meravigliarsi della domanda: capita sovente che un pilota moto, auto o truck che sia, si ritrovi a perdere la strada maestra, smarrendo la famigerata bussola.

Il road book indica la via
In compagnia del nostro gruppo era presente Florence Magraine, che di Dakar ne ha disputate ben cinque, e che, tra una tappa e un'altra, ci ha spiegato lo strumento più prezioso per un equipaggio, il già citato road book.
"Questo è ciò che ogni copilota riceve il giorno prima della partenza.
Ogni roadbook ha delle indicazioni riguardante ogni singolo settore che serve per orientarsi. In ogni settore è indicato un numero in grande, che riguarda la distanza complessiva della corsa, mentre la cifra scritta in piccolo riguarda la distanza parziale tra un punto e un altro.
Ogni passaggio vede delle indicazioni specifiche: può essere tratteggiato un guado, una via da seguire, una traccia, ma anche dei pericoli che variano a seconda del quantitativo di...punti esclamativi presenti. Questi - chiamati Danger nelle segnalazioni che da il copilota al pilota - sottolineano il grado di pericolo.
Un "Danger Two" rappresenta, per esempio, un pericolo per i motociclisti, un ostacolo facilmente superabile per i camion, e una frazione da superare con cautela per le auto. Nel suo complesso però, le indicazioni vanno sempre interpretate: non sempre è presente una strada battuta, e in quel caso, le indicazioni da seguire sono quelle numeriche per trovare la seconda pista battuta. In seguito, sul lato destro è presente l'indicazione inerente i gradi della bussola da seguire".

Tutte queste indicazioni vanno prese e inserite in un contesto di gara, dove si corre tra polvere, sabbia, colpi, dubbi, paure e adrenalina. Avete una vaga idea di cosa rappresenti tutto ciò?
"In alcuni casi è davvero difficile dare la direzione giusta. O meglio, sulla carta è molto facile, ma quando ti ritrovi in auto e hai non una, non due, non tre, quattro, cinque, ma anche otto strade possibili, devi scegliere quella giusta. La domanda peggiore che un pilota può fare al proprio copilota è: "Sei sicuro?"
Farsi riconoscere
La questione non finisce qui. Perché quando si è soli nel deserto bisogna sapersi orientare, ma al contempo occorre anche farsi rintracciare. L'occasione per realizzare quanto detto, mi è stata offerta da un'Audi Q5 Sportback 45 Quattro, con un 2.0 litri da 265 CV.
Tra gli strumenti presenti all'interno dell'abitacolo, c'è un sistema di assistenza utilizzato da tutte le auto presenti alla Dakar - gara o assistenza che sia. Si tratta di un monitor chiamato Navigator, che funge da sistema di rilevamento GPS con indicazione dei gradi della bussola da seguire, e un secondo elemento chiamato Iritrack, un localizzatore che invia un segnale alla centrale operativa in caso di inclinazione troppo pronunciata dell'auto, oppure di un'avaria.


Due strumenti che comunque prescindono dalla navigazione. Parlando poi con alcuni piloti, hoi scoperto come esista anche un ultimo elemento di aiuto: si chiama Balise ed è una sorta di "Razzo di segnalazione 2.0", capace di emettere un segnale radio costante di salvataggio, in modo da poter approntare una spedizione di recupero.
Prova tra le dune
Con l'occasione dunque, ho potuto guidare tra le Dune di una tappa della Dakar. Pochi minuti a disposizione purtroppo, ma sufficienti per poter intuirne la difficoltà.
Guidando l'Audi Q5 Sportback sempre in trazione precaria, uno degli elementi critici da tenere a mente, riguardava l'orientamento, il capire dove mettere le ruote. Perché va bene guidare, ma ritrovarsi in una cresta di una duna era quanto di più semplice possibile. Ecco spiegata, in termini pratici, la fondamentale figura del navigatore e del Road Book.
Un'ulteriore conferma di come viaggiare nel deserto sia una delle ultime sfide che l’uomo possa compiere, dovendo far affidamento tanto su se stessi quanto sugli strumenti a disposizione.
Un’esperienza da provare per capire ancora una volta quanto – a oggi – la tecnologia sia un supporto imprescindibile per muoversi in sicurezza in quello che è il nostro mondo.