Stirling Moss, Mercedes 300SLR, MilleMiglia edizione 1955: uno e trino. Non vorremmo risultare blasfemi, ma se si parla di motorsport il paragone regge, relativamente parlando. Se citate uno, gli altri due sovvengono in automatico. Ok, qualcuno potrebbe non avere ancora capito di cosa stiamo parlando, vuoi per ragioni anagrafiche, vuoi per scarso interesse verso le corse automobilistiche anni Cinquanta. La risposta è semplice: del trionfo del pilota inglese Stirling Moss alla MilleMiglia del 1955 al volante di una Mercedes 300SLR. Una folle guidata da Brescia a Roma e ritorno alla media, pazzesca, di 157,650 km/h; in altri termini, 1.597 km in 10 ore, 7 minuti e 48 secondi. E se state pensando che tutto sommato i quasi 160 km/h non siano una velocità impressionante, provate a immaginare cosa voglia dire tenerla - come media, vale la pena ripeterlo - sulle strade di quegli anni e, soprattutto, affrontando i passi della Futa e della Raticosa, passando per città come Verona, Padova, Ravenna, L"Aquila, Roma, Siena, Firenze... Roba che in confronto l"Eau Rouge e il Radillon della pista di Spa-Francorchamps in Belgio (uno dei tratti più pericolosi rimasti oggi nelle corse) sembrano la rampa del proprio box. Perché ne parliamo adesso? Perché a distanza di 60 anni Mercedes ha celebrato quei momenti con un allestimento esclusivo: la SL Special Edition "Mille Miglia".


"La corsa più eccitante e difficile"


Stirling Moss lo ha ripetuto tante volte e non si è ancora stancato di farlo: nulla lo eccitava e spaventava come la MilleMiglia. "Correre su strade aperte e che non conosci richiede abnegazione totale, una capacità di concentrazione e un impegno psico-fisico che non ho mai riscontrato in nessun"altra competizione automobilistica". E se lo dice lui, c"è da crederci... Ancora, in merito alla stanchezza che si può avvertire in dieci ore così intense: "Era impossibile avvertire il passare delle ore, la stanchezza o altro. Semplicemente, bisognava andare forte, fortissimo e rimanere concentrati ogni maledetto metro, perché il minimo errore non era ammesso, quando in gara con te c"erano personaggi come Juan Manuel Fangio e a fermare la corsa dell"auto in un"eventuale uscita di strada c"era una pianta, un burrone, una casa o, peggio, la folla. No, non mi potevo permettere il lusso di sentire la stanchezza".


"Se un pilota può parlare significa che non sta dando il 100%"


La MilleMiglia si può correre da soli oppure in coppia. Moss decide di correrla affiancato dal giornalista Denis Jenkinson, che evidentemente crede di non aver rischiato abbastanza, nella propria carriera, dato che si aggiudica il mondiale sidecar, come passeggero ovviamente, nel 1949. Denis detto Jenks fa una ricongnizione piuttosto precisa del percorso e se la appunta su un rotolo di carta che la leggenda vuole sia lungo 5 metri. Un punto di vista privilegiato, quello di Jenks, dal quale non solo si gode la guida sublime del campione inglese, ma che gli permette di stilare un teorema tutto suo: "Se un pilota riesce a dar retta qualcuno accanto a lui che gli sta parlando, significa che non sta dando il 100%. Quindi, i piloti di rally non spingono mai a fondo". Una conclusione alla quale è arrivato dopo aver collaudato un sistema di interfono fra il suo casco e quello di Moss. Queste le sue parole: "quando Stirling guida all"80% sente tutto alla perfezione. Se si va al 90% percepisce qualcosa, ma se spinge fino al 100% e oltre, allora il suo udito smette di funzionare, al punto che arriva a chiedermi perché io sia stato completamente muto...".


La Mercedes 300SLR? Non agilissima, ma indistruttibile


Per rompere la 300SLR che la Mercedes gli affida, Moss dice che c"è un solo modo: andare a sbattere. Un"affidabilità che è anche la chiave della vittoria nella mitica edizione del 1955: Moss, che parte da Brescia per la sua folle corsa alle 7:22, viene ben presto raggiunto da Taruffi su Ferrari che è partito alle 7:27. L"auto italiana è imbattibile sul piano delle prestazioni, ma si dovrà fermare circa a metà gara per noie al cambio. Inossidabile, la 300SLR resiste a tutti i maltrattamenti di Moss, che la definisce una vettura poco agile nei cambi di direzione, pessima nei freni e difficile da guidare, ma eccezionale nel motore e terribilmente appagante, quando la si riesce a domare. Per capire quanto forte potesse andare, basti pensare che il pilota inglese copre il tratto da Brescia a Pescara a quasi 190 km/h di media (ribadiamo: su strade a dir poco precarie e con gli altri concorrenti da superare) e quello da Cremona a Brescia a oltre 198.


La pillola magica di Fangio


Va bene il romanticismo, ma una "macchia" su Moss e Fangio (che allunga quindi qualche ombra sui loro colleghi) c"è e non si può trascurare: qualche anno fa l"asso inglese ha ammesso che, prima della partenza della MilleMiglia del 1955, il pilota argentino gli diede una delle sue pillole che lo aiutavano a tenersi sveglio. Sostanze ignote ancora oggi a Moss, ma che per stessa ammisione del diretto interessato: "erano molto efficaci", al punto che gli permisero, il giorno stesso della gara, di ripartire in direzione di Stoccarda per un incontro con i vertici della Mercedes. Questa "efficacia", non possiamo negarlo, un po" ci inquieta. E delude, anche.

Fotogallery: Mille Miglia 1955, un record da brividi