Oggi farebbero un SUV, ammesso che non ci stiano già lavorando. Quindici anni fa, una sportiva. Stiamo parlando di smart, ma il discorso vale per qualunque marchio automobilistico: per ampliare la gamma, ma anche e soprattutto per stare sul mercato, oggi non puoi fare a meno dello Sport Utility. Fino a quindici/vent’anni fa, anno più anno meno, il modo migliore e più comune per differenziarsi era quello di mettere in listino una coupé o una spider. Una regola non scritta alla quale si attiene appunto anche il marchio che, poco tempo prima, aveva messo in commercio la citycar più piccola e pratica di tutte. L’ispirazione per smart Roadster e Roadster Coupé viene - almeno in linea di principio - dalle sportive inglesi, per cui la leggerezza (800 kg per la tedesca) è più importante della potenza (82 CV, 99 per la più potente della gamma Brabus) e il piacere di guida più rilevante delle prestazioni; peccato, a tal proposito, che le economie di scala impongano di usare lo stesso cambio della citycar, un robotizzato a sei marce, lontano dal concetto di sportività. Di inglese ci sono le dimensioni, piccolissime: 3,43 metri di lunghezza. Non è dello stesso livello la longevità sul mercato. Il motivo? Il Gruppo Daimler non l’ha mai ammesso ufficialmente, ma pare che sia legato ai problemi di affidabilità, a causa dei quali sono necessari interventi molto costosi sugli esemplari circolanti. Le vendite delle due versioni della sportiva di Casa smart iniziano nel 2003 e, prima della fine del 2005, sono già terminate, dopo 43.091 esemplari venduti.
La prima apparizione al Salone di Francoforte del 1999
I primi anni di vita del marchio smart sono tutt’altro che semplici, dato che ancor prima di entrare nei concessionari, la citycar - quella che poi avrebbero chiamato fortwo - viene rivista da cima a fondo per risolvere gravi problemi di stabilità. Nonostante questo, il Gruppo Daimler decide di investire sul marchio per farlo crescere. L’idea di sviluppare una sportiva viene portato avanti e nel 1999 ingegneri e designer hanno già sul tavolo molte idee, compreso un’ipotesi di design. I piani alti approvano e nel giugno di quell’anno viene commissionata, all’italiana Stola, l’esecuzione del concept da esporre a settembre al Salone di Francoforte. Pubblico e gli addetti ai lavori mostrano di gradire l’idea e la macchina ottiene il via libera per lo sviluppo definitivo.
Roadster e Roadster Coupé
Che in smart amino fare le cose “strane” lo si capisce subito, ben prima del debutto della fortwo, ma con la sportiva vanno oltre, perché di base è una Roadster, da cui però viene ricavata anche una Roadster Coupé. Le differenze si concentrano nella parte posteriore, da dietro i finestrini per intenderci. La Coupé ha infatti il lunotto in cristallo, con funzione anche di portellone del bagagliaio; ah, il bagagliaio: sulla Roadster, “tagliata” di netto nella parte posteriore, è praticamente inesistente. In comune, data la posizione centrale del motore, c’è la possibilità di mettere un borsone(ma non di più) nel vano anteriore. A proposito di interni, è il solito “giocattolone” in stile smart, almeno di quegli anni, con le finiture e gli accessori che abbondano nei colori. Da vera sportiva la posizione di guida, a pochi cm dall’asfalto oltre che difficile da raggiungere e, ancor di più, da lasciare, perché la battuta della portiera è qualche cm più alta rispetto al pavimento e costituisce un bell’ostacolo.
ESP sì, ma disattivabile
“Scottati” dal caso Classe A e smart fortwo, all’interno del Gruppo Daimler non vogliono correre il minimo rischio e, nonostante il baricentro bassissimo di Roadster e Roadster Coupé, nonostante l’assetto ribassato e le carreggiate larghe, il controllo elettronico di stabilità fa parte delle dotazioni di serie. La buona notizia, per gli appassionati della guida, è che l’elettronica si può disattivare. Sia chiaro: data la limitata potenza in gioco non è che la sportiva di Casa smart diventi una macchina da traversi, ma qualche perdita di aderenza la si può gestire di sterzo e gas. Già, lo sterzo: non è così intimamente collegato alle ruote anteriori come accade sulle inglesi, ma ci si può affidare senza troppi timori. E con soddisfazione. Stupisce il comfort: qui sì che le inglesi hanno (molto) da imparare. Anzi, Roadster e Roadster Coupé, in virtù del già citato baricentro, de passo più lungo e delle carreggiate più larghe rispetto a quelli della fortwo, sono più comode sulle buche e, in generale, sullo sconnesso.