La storia della Volkswagen Lupo, citycar di fine anni Novanta / inizio Duemila, è simile a quella dell’Audi A2. Le due macchine, è bene chiarirlo, nascono su basi nettamente diverse, nonostante siano quasi contemporanee; al di là della piattaforma differente (in alluminio per l'Audi), però, hanno diversi punti di contatto. Il primo, purtroppo per il Gruppo Volkswagen, è lo scarso successo. Il secondo consiste nell’esistenza di una versione capace di fare 100 km con 3 litri di gasolio, nel ciclo misto. Il terzo è un livello qualitativo eccellente, punto di forza comunque non sufficiente per garantire numeri soddisfacenti. A differenza della A2, la Lupo ha però una “gemella diversa” che si chiama Seat Arosa. Ecco la storia di questa piccola tedesca dal nome italiano, che per i pochi che non lo sapessero ha anche un legame con la città natale della Volkswagen, Wolfsburg: wolf, in tedesco, significa infatti lupo.

Tre metri e mezzo, tre porte

In quanto citycar, la Lupo è molto compatta: 3,53 metri di lunghezza, 1,64 di larghezza per 1,46 di altezza. A differenza però di quelle moderne, è disponibile solo a 3 porte. Questo, insieme al fatto che il bagagliaio non è certo il suo punto forte, fanno della Lupo una macchina piuttosto “limitata”. L’abitacolo è omologato per 4, ma chi siede dietro non ha un granché di spazio per la testa, mentre per valigie o borse della spesa ci sono solo 130 litri, che diventano 830 con gli schienali posteriori abbattuti. Per darvi un riferimento, la up! che esiste peraltro sia a 3 sia a 5 porte, offre 251/959 litri, a fronte di soli 7 cm in più di lunghezza e a parità di larghezza.

Tre litri per 100 km

Il 3 è il numero ricorrente della Lupo: tanti (anzi, pochi, e scusate il gioco di parole…) sono i litri necessari alla 1.2 TDI 3L per coprire 100 km nell’uso medio. Una versione chiamata, non a caso, Lupo 3L, e spinta turbodiesel 3 cilindri da 61 CV. Numeri che non possono garantire prestazioni da sportiva: per passare da 0 a 100 Km/h sono necessari 14,7 secondi, mentre la velocità massima è di 165 km/h. I consumi, nel dettaglio, sono pari a 3,6 litri/100 km in città, 2,7 litri/100 in extraurbano e 3,0 litri/100 km nel combinato. Gli altri motori disponibili sono un 1.0 litri benzina da 50 CV, un 1.4 litri benzina da 75 CV, un 1.7 litri diesel da 60 CV; vengono poi affiancati da un 1.4 16V dal 101 CV e da un 1.4 TDI da 75 CV, rispettivamente. La ciliegina sulla torta è però la GTI, spinta da un 1.6 da 125 CV, che la spinge fino a 206 km/h di punta e, da 0 a 100 km/h, in 8,3 secondi.

Piccola sì, ma molto sicura

Credenza comune vuole che più piccola è l’auto, più basso sia il livello di sicurezza offerto. Il che è parzialmente vero, soprattutto in caso di impatto fra due veicoli - dal momento che quello più leggero subisce la decelerazione e l’energia maggiore - ma non dice tutto. Quando per esempio si colpisce un ostacolo fisso, più che le dimensioni dell’auto conta la validità della sua struttura. E la Lupo è al top del suo segmento, nel 2000: 4 stelle EuroNCAP, con voti di eccellenza nella protezione di chi siede davanti in caso di urto laterale. Il tutto, mentre alcune concorrenti dell’epoca (la Fiat Seicento) non arrivano a 2 stelle e, nell’urto frontale contro una barriera, cedono di schianto con tanto di tetto (sì, il tetto) piegato in due parti.

Qualità Volkswagen, ma più fantasia

Il periodo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila è quello in cui Volkswagen fa un vero e proprio balzo nella reputazione in merito alla qualità, reale e percepita. La Golf IV e la Passat V sono realizzate con una cura quasi maniacale per il dettaglio (dentro ma anche fuori, come dimostra la carrozzeria zincata e garantita 12 anni contro la corrosione) e rivestite solo con le migliori plastiche. Bene, quel livello di cura viene applicato anche alla piccolissima Lupo, che infatti non è certo la più economica del suo segmento; per il cliente e anche per la Casa, che per tenere così alta l’asticella deve affrontare costi produttivi molto elevati.

Fotogallery: Volkswagen Lupo, le foto storiche