La fortuna aiuta gli audaci, ma se l’audacia supera una certa soglia, la… Sfortuna rischia di essere doppia. Sì perché non solo ti ritrovi ad aver fatto un grande sforzo, ma hai praticamente la certezza che nessuno te lo riconosca. Fine della breve storia triste, dal punto di vista commerciale, relativa all’Audi A2; auto che invece, dal punto di vista tecnico, non aveva rivali. Di più, nessuna macchina al di sotto dei 4 metri (ma in moltissimi casi anche al di sopra), nella storia, ha mai concentrato così tanta raffinatezza meccanica: telaio space frame in alluminio, aerodinamica esasperata e motori a iniezione diretta, tutti insieme. In quanti l’hanno capita? Neanche 180.000 persone in poco meno di sei anni di commercializzazione. Il tutto, mentre la Mercedes Classe A, sua rivale diretta, incassa numeri record, grazie anche al grande contributo dell’Italia e nonostante il “vizio” iniziale legato ai problemi di stabilità.

Da Stoccarda a Milano con un pieno

Uno degli obiettivi che viene dato agli ingegneri che si mettono al lavoro sulla A2 è quello di permettere di fare da Stoccarda a Milano con un pieno. No, non vale ingrandire il serbatoio a piacimento: quello che si deve ricercare è la massima efficienza, che viene raggiunta alla grande, come testimonia il dato di 3l/100 km di consumo medio relativo alla 1.2 TDI a 3 cilindri. Direte voi, perché proprio la tratta Stoccarda-Milano e non, per esempio, Ingolstadt-Milano, che per Audi è decisamente più comoda e tutto sommato non è tanto differente a livello di chilometri? La risposta la trovate sopra: la rivale si chiama Mercedes Classe A, quindi la A2 decide di giocare “fuori casa”. Per vincere. 

Una perla rara di ingegneria

Se si parla di consumi, la A2 vince a mani basse, e non solo contro la Classe A, e anche con motori meno focalizzati sui consumi: qualsiasi sia la scelta, a benzina o a gasolio, la piccola Audi offre un’economia di esercizio senza pari, raggiunta grazie a un grande lavoro che non ha trascurato nessun aspetto. Il telaio, prima di tutto, sfrutta l’esperienza fatta con l’ammiraglia A8 ed è uno space frame in alluminio saldato al laser, più leggero del 43% rispetto a uno di pari caratteristiche, realizzato però in acciaio. Risultato: sulla bilancia, la A2 più leggera ferma l’ago a 895 kg e, fatta una media su tutta la gamma, non arriva a 1.000. Puoi essere leggero quanto vuoi, ma se non “tagli” l’aria come si deve l’efficienza crolla, soprattutto al di fuori della città. Ecco perché ingegneri e designer trascorrono ore e ore in galleria del vento ed ecco perché la A2 ha un profilo laterale così caratteristico, discendente e con un piccolo spoiler che “spezza” il lunotto: le forme sono funzione della penetrazione aerodinamica, che infatti è da record, come testimonia il Cx compreso tra 0.25 e 0.29 in base alle versioni. 

Ben fatta, anche meglio del solito

La vera ossessione dei massimi dirigenti Audi, nel percorso di avvicinamento della A2 al mercato, si chiama qualità percepita. Va bene tornare nel segmento delle piccole dopo circa 20 anni, ma questo non deve abbassare nemmeno di un millimetro l’asticella della cura per il dettaglio, su cui il marchio ha ormai quasi completato un percorso che gli ha permesso di raggiungere - e talvolta superare - le più affermate BMW e Mercedes. Nulla viene lasciato al caso: i materiali della plancia sono i migliori disponibili in azienda e il rumore delle portiere in fase di chiusura viene messo a punto con attenzione maniacale. Il tutto, sulla base di un assemblaggio impeccabile, realizzato nella fabbrica di Neckarsulm, e impreziosito da diversi dettagli in alluminio, ancora lui, all’interno dell’abitacolo. Ecco, forse proprio l’abitacolo, per quanto ben realizzato e anche spazioso, paga lo scotto di essere più piccolo (al pari del bagagliaio) di quello della Classe A: i posti sono 4, su quattro comodi sedili singoli (con i 2 posteriori abbattibili e rimovibili), mentre sulla Mercedes sono 5. L’esasperazione aerodinamica di cui sopra, inoltre, obbliga a rinunciare a qualche cm per la testa di chi siede dietro e di volume utile, nella parte alta, per i bagagli. 

Penalizzata dal prezzo troppo elevato, ma non solo

Affermare che la A2 non abbia il successo meritato solo per ragioni economiche sarebbe riduttivo e, forse, superficiale. Del resto, la MINI by BMW, che arriva nelle concessionarie giusto 2 anni dopo, di successo ne ha eccome, pur costando tanto. Quindi? Quindi, probabilmente, a fine anni Novanta/inizio Duemila, gli automobilisti non sono pronti a pagare per qualcosa che non si vede (e forse non lo sono ancora adesso, non del tutto almeno, nonostante le tematiche ambientali oggi siano molto più sentite), che possa essere in qualche modo esibito. La A2, infatti, rappresenta uno dei pochi casi in cui Audi abbia fallito nel far percepire come “trendy” un suo prodotto. Se si fosse osato un po’ di più con le personalizzazioni, magari, o con qualche campagna di marketing meno incentrata sull’efficienza, forse (meglio ribadirlo: forse) il successo sarebbe stato superiore. 

 

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