C'è fiducia. Insieme alla voglia di raccogliere le sfide della concorrenza globale. Per vincerle, visto che "siamo all'alba di un nuovo giorno". E non potrebbe essere altrimenti qui al Motor Valley Fest, la vetrina dinamica della supremazia italiana nelll'estetica e nella deontologia del fare automobili.

In uno uno dei tanti convegni ("Italian automotive industry") in cui si articola l'edizione 2021, i principali protagonisti della filiera non nascondono i problemi del settore, tornano a chiedere per l'ennesima volta una politica strutturale di sostegno che passi attraverso gli incentivi, e spiegano che nel nostro Paese non mancano competenze per affrontare gli stravolgimenti della transizione ecologica.

La cura del Ferro

A mettere a fuoco le eccellenze italiane nell'eccellenza della Motor Valley è stato Carlo Ferro, presidente dell'Agenzia ICE (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane), in un passato recente Cfo di STMicroelectronics e Presidente di STM Italia. 

In un Paese povero di materie prime e, forse, di capitali, la filiera automotive ha avuto la capacità di rispondere alle sfide grazie a tre fattori: tecnologia, capitale umano e  capacità di adattamento alle circostanze. Perché pochi sanno che molte delle tecnologie che sono alla base dell'auto connessa e sostenibile sono state sviluppate in Italia. Penso per esempio all'elettronica di controllo messa a punto nel polo di Agrate. Ora servono innovazione, formazione e incentivi alla ripartenza per poter competere sui temi del digitale, della sostenibilità e della crescita dei Paesi asiatici.

Ferro ha ricordato che l'export italiano nel settore, pari a 32 miliardi di euro, è fatto per il 57% di automobili, per il 39% di componenti e per il 4% di pneumatici (solo quelli prodotti nel nostro Paese).

Dal suo punto di vista Paolo Scudieri, presidente dell'Anfia, l'associazione di Confindustria che rappresenta il comparto, ha sostenuto che "il futuro potrà essere se radioso se affrontiamo questo momento di grande complessità in modo sistemico. Occorre crescere ed evolversi".

"Credo", ha aggiunto, " che il governo voglia favorive la crescita non solo tecnologica, ma anche dimensionale delle aziende. Italia deve essere attrattiva. Ha le possibilità per farlo, ma la parola chiave deve essere parola 'sburocratizzazione' e la digitalizzazione dovrebbe agevolare questo allentamento dei vincoli".

Per Angelo Sticchi Damiani, presidente dell'Automobile Club d'Italia, bisogna "velocizzare" lo sviluppo delle tecnologie. Ma ai regolatori spetta di dare "segnali chiari". Tante e troppe sono le contraddizioni e gli annunci sulla fine dei motori endotermici che creano anche squilibri sociali tra chi un'auto elettrica se la può permettere e chi no. Il primo tema "deve essere quello della sicurezza", ha osservato Sticchi Damiani, ricordando i 15 milioni di auto obsolete che ancora circolano sulle strade italiane. "Siamo tutti convinti che bisogna di andare verso le emissioni zero, ma se fosse 'zero virgola' e ci liberassimo di tanta roba?", ha rimarcato.

In attesa del Governo

I protagonisti dell'automotive, dopo il recente incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sono più fiduciosi sulla possibilità che una nuova tornata di incentivi venga inserita in sede di conversione nel Decreto Sostegni bis.

"Ci sono speranze, ma non ancora novità", ha sottolineato Michele Crisci, presidente di Unrae e di Volvo Car Italia. "Da noi serve una politica economica per l'automotive che sia strutturale:spero in qualche buona notizia a metà luglio. I problemi sono risolvibili. Si tratta di avere un piano e penso che ci siano tutti gli elementi per insediare un tavolo automotive come merita questo Paese".

La necessità di una "politica industriale seria e strutturata, a 360 gradi, e che tratti con la stessa dignità le persone che hanno una Panda e chi possiede una hypercar" è statacondivisa da Renzo Servadei, amministratore delegato di Autopromotec.

Anche Giorgio Marsiaj, presidente dell'Unione industriali di Torino, ha fatto notare quanto oggi ci sia "bisogno di incentivi seri, ma non solo per comprare auto elettrica. Occorre togliere dalla strada certe macchine". E per Scudieri "è stato dimostrato più volte che gli aiuti si autopagano, anche solo a livello gettito fiscale. È lapalissiano scegliere una strada che porta benefici a imprese, ambiente e società. Gli incentivi devono essere un fattore strutturale, di politica strategica, non discussi di anno in anno".

Capacità di attrazione

C'è poi la questione tecnologica, e il presidente di Anfia e numero uno di Adler group, ha rimarcato che "oltre all'elettrificazione va considerato l'idrogeno, anche per una questione di democrazia industriale. La vera libertà è l’alternativa. C’è bisogno di un contraltare, perchè", ha detto Scudieri, "andare su una strada già battuta come quella dell'elettrico può essere complicato. L'idrogeno è l'alternativa che Europa deve percorrere. Ed è tecnologicamente importante".

Alla base "della crescita e dello sviluppo c'è poi la capacità di attrarre", come ha ricordato il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi. Una capacità che la Motor Valley della via Emilia, nata come strada di confine e poi diventata di aggregazione, ha saputo dimostrare come pochi nel mondo durante l'ultimo secolo.

Sfide & Competitività

L'automotive italiano riuscirà a essere protagonista nella transizione verso l'elettrico?

I protagonisti della filiera sono fiduciosi. Ma occorre una politica seria, a 360 gradi e, soprattutto, strutturale. Che non sia costellata di interventi a tampone, ma che abbracci una prospettiva di lungo periodo

Incentivi

Sono in arrivo con il Decreto Sostegni bis?

Non è ancora certo. Dopo il tavolo automotive dello scorso 23 giugno con il ministro Giorgetti, c'è più ottimismo, ma non è ancora detta l'ultima parola. Il presidente dell'Unrae, Michele Crisci spera in novità per la metà di luglio