Verso la fine degli Anni '60 la produzione Opel risentiva ancora fortemente dell'influenza, soprattutto stilistica, che la proprietà General Motors esercitava nella definizione dei nuovi modelli.
In qualche caso, come quello della sportiva GT, nota come "la piccola Corvette europea" questa ispirazione aveva portato benefici, ma se guardiamo alle più classiche berline, la cui linea iniziava a essere un po' stantia, il bisogno di rinnovamento iniziava a farsi sentire.
Per attuare questa piccola rivoluzione, la Casa scelse il modello che in quegli anni rappresentava il cuore della produzione, oltre che il prodotto di punta, vale a dire la Rekord, berlina media che con la terza generazione, nota come Rekord C, aveva infranto ogni primato produttivo avvicinandosi al milione e 300 mila unità prodotte, oltre il 12% di tutte le auto sfornate dalla Casa di Russelsheim dalla fondazione fino a quel momento.
Una nuova direzione
Il modello "D" presentato nel gennaio del 1972 e messo in produzione dal dicembre precedente, esattamente 50 anni fa, aveva quindi il compito di portare avanti una tradizione di grande successo e, al tempo stesso, di aggiornare l'immagine di marca andando maggiormente incontro ai gusti della clientela del Vecchio Continente.
Per farlo, partendo da un'architettura convenzionale, con motore longitudinale, trazione posteriore e sospensioni indipendenti all'avantreno e retrotreno a ponte rigido, fu definita una carrozzeria dalla linea di cintura bassa con finestrature più generose e linee più dritte, solide ma non pesanti, mentre nel frontale, leggermente inclinato in avanti, i fari erano ora fasciati dalla lamiera e la calandra più sporgente.



Come da tradizione, anche il nuovo modello venne proposto nelle varianti berlina a 2 o 4 porte o station wagon, chiamata Caravan, anche questa disponibile a 3 o a 5 porte. La gamma era completata dalla variante commerciale di quest'ultima, unicamente a 3 porte e priva di finestrini posteriori, e dal modello coupé, tutte con lunghezza compresa tra 4,57 e 4,61 metri circa.
Oltre al design, la progettazione della scocca portava novità nel campo della sicurezza: la zona anteriore era a deformazione programmata e particolare attenzione era rivolta anche ai sostegni centrali sui fianchi e nel tetto per la protezione dagli urti laterali.


La volta del Diesel
L'offerta iniziale era ripartita dall'eredità della Rekord C e dunque dai collaudati motori monoalbero 1.7 da 66 CV nella versione base e da 83 in quella più potente denominata S, mentre al vertice c'era il celebre 1.9 da 97 CV. La vera novità arrivò a poco più di un semestre dal lancio, cioé nel settembre di quello stesso 1972, quando nel listino comparve un motore Diesel da 2,1 litri e la potenza, ragguardevole per l'epoca, di 60 CV.
Si trattava di un'unità testata pochi mesi prima da Opel su una GT: dotata di alimentazione a iniezione con precamera, disponeva nella versione sperimentale di una potenza molto maggiore, ben 95 CV, che avevano permesso al prototipo così equipaggiato di infrangere tutta una serie di record.
Pur più tranquilla, la variante di serie aveva comunque numeri interessanti, con una velocità massima di 135 km/h e consumi calcolati in meno di 9 litri per 100 km: dunque un motore dalla relativa economia unita a prestazioni non troppo rinunciatarie. In aggiunta, la maggiore altezza della testata aveva reso necessario rimodellare il cofano con una bombatura centrale che dava al tutto un tocco quasi sportivo.

Anche senza un vero e proprio restyling, nel '75 la Opel Rekord D si concesse una serie di aggiornamenti tra cui una revisione della gamma motori, che abbassarono un po' le potenze con il 1.7 base riassestato a 60 CV e il 1.7 S sostituito da un 1.9 da 75 CV, mentre la variante top del 1.9, ora chiamata 1.9 S, fu ritarata a 90 CV.
In aggiunta, soltanto per l'Italia, venne introdotta una versione del Diesel con cilindrata ridotta a 2 litri e potenza di 57 CV. Poco più tardi, nel ruolo di motorizzazione top arrivò un motore da 2 litri e 100 CV, che equipaggiò la versione 2.0 S.

Un milione anche per lei
Il successo commerciale fu quasi pari a quello della generazione precedente: il milione di esemplari venne stato festeggiato a Russelsheim nel 1976 con un esemplare dorato a cui fece seguito un'edizione speciale battezzata appunto "Millionar" equipaggiata con il benzina 2.0 S e finiture speciali.

La produzione complessiva ha superato quota 1.128.000 ed è terminata nel '77, quando Opel ha introdotto la quinta generazione o Rekord E, destinata a superare tutti i primati in tema di longevità e volumi, sfiorando il milione e mezzo di unità in quasi 10 anni.