Sia chiaro, ci muoviamo ancora nel campo delle ipotesi. Ma le voci circolano da settimane, perché diversi leader occidentali ci stanno facendo più di un pensierino. E alla fine, per quanto estremamente complessa da attuare, l’idea di un tetto al prezzo del petrolio e del gas sembra non essere più un’ipotesi del tutto campata in aria.
Una conferma in questo senso è arrivata ieri dalle parole di Mario Draghi, volato a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e discutere (anche) delle contromisure da prendere per il mercato energetico, finito nel vortice dei rincari e delle speculazioni finanziarie già da prima dell’invasione russa in Ucraina.
“Ho ricordato della possibilità di mettere un tetto al prezzo del gas”, ha dichiarato il presidente del Consiglio. “L’ipotesi è stata accolta con favore, anche se l’amministrazione americana sta riflettendo più su un tetto al prezzo del petrolio che del gas. In ogni caso, si è deciso che ne riparleremo presto insieme”.
Mezzo di pressione
Due essenzialmente le idee sul tavolo. Da un lato l’ipotesi di un “cartello dei consumatori”, da contrapporre a quello dei produttori dell’Opec+Russia per avere una maggiore forza contrattuale, e dall’altro quella – secondo Draghi più facilmente percorribile – di un lavoro di persuasione verso le oil contries per riequilibrare le estrazioni e calmierare i prezzi.
Dall’incontro di Washington è emersa comunque la necessità di agire in qualche modo, visto che Europa e Usa sono “entrambe insoddisfatte di come stanno funzionando le cose”, perché “i prezzi non hanno alcun rapporto con la domanda e l’offerta”. Un sottinteso che evidenzia manovre speculative (molto) dall’alto. Ma quali potrebbero essere gli effetti per gli automobilisti?
Prezzi benzina e diesel al 12 maggio
Qui bisogna fare una premessa: il prezzo alla pompa di benzina e diesel è formato da un insieme di voci, che comprendono non solo il costo della materia prima – ossia il prodotto petrolifero derivato dalla raffinazione del petrolio, a sua volta esposto alle dinamiche di mercato –, ma anche altre componenti, come Iva e accise. Sono molti e tutt’altro che semplici gli anelli della catena che collega il barile di greggio con la pompa di benzina.
Possiamo fare però un piccolo esercizio di fantasia, dando uno sguardo al recente passato per immaginare come potrebbero eventualmente cambiare le cose nel prossimo futuro. Il punto di partenza sono le quotazioni del petrolio Brent, il riferimento per il petrolio scambiato in Europa, oggi a circa 106 dollari al barile.
Benzina e diesel invece, secondo le analisi di Quotidiano Energia, in media costano rispettivamente 1,831 euro/litro e 1,845 €/l al self. Passando al servito, abbiamo la verde a 1,971 €/l e il gasolio a 1,983 €/l. E non dimentichiamo che queste cifre sono figlie anche dell’intervento del decreto taglia accise, prorogato fino all’8 luglio.
Tipo rifornimento | Benzina (€/litro) | Diesel (€/litro) |
Self service | 1,831 | 1,845 |
Servito | 1,971 | 1,983 |
Viaggio nel tempo
Un anno fa, il 12 maggio 2021, il greggio viaggiava tra i 68 e i 69 $/b. Quali erano i prezzi dei carburanti? I dati storici di Quotidiano Energia parlano di 1,593 €/l per la benzina e di 1,453 €/l per il diesel, entrambi al self. Il servito costava 1,732 €/l alla verde e 1,598 €/l per il gasolio.
Tra queste due quotazioni del greggio, abbastanza diverse tra loro, ci sono ovviamente delle vie di mezzo. Ad esempio gli 86 $/b del 3 ottobre 2018. Quel giorno, la benzina al self si piazzava a 1,651 €/l, con il diesel a 1,530 €/l. Il servito era rispettivamente a 1,776 €/l e 1,658 €/l.

Ma i dati più estremi di tutti, per quanto riguarda il petrolio, sono due. Il primo è quello dei 19,5 $/b del 21 aprile 2020, quando i lockdown costringevano gran parte della popolazione a rimanere in casa, facendo crollare i consumi mondiali. In quel momento complicato, il self alla verde aveva il costo di 1,423 €/l, mentre il diesel era a 1,313 €/l. Il servito si collocava a 1,578 €/l e 1,470 €/l.
Il secondo è dell’8 marzo di quest’anno, con il greggio che aveva raggiunto il picco dei 132 $/b. Benzina e diesel – senza intervento del decreto taglia accise – erano a praticamente 2 €/l: per la precisione, 2,010 €/l e 1,910 €/l al self e 2,126 €/l e 2,032 €/l al servito.
Petrolio a 19,5 $/b (21/04/2020) | Petrolio a 68-69 $/b (12/05/2021) | Petrolio a 86 $/b (03/10/2018) | Petrolio a 132 $/b (08/03/2022) | |
Benzina self | 1,423 €/l | 1,593 €/l | 1,651 €/l | 2,010 €/l |
Diesel self | 1,313 €/l | 1,453 €/l | 1,530 €/l | 1,910 €/l |
Benzina servito | 1,578 €/l | 1,732 €/l | 1,776 €/l | 2,126 €/l |
Diesel servito | 1,470 €/l | 1,598 €/l | 1,658 €/l | 2,032 €/l |
Punto d’incontro
Per quanto – ripetiamo – non direttamente collegati, questi numeri dimostrano quanto sia importante l’andamento del petrolio per il mercato dei carburanti, pur con tutti i passaggi intermedi nella catena del valore. Perciò, se davvero verrà fissato un price cap del greggio, gli effetti sui prezzi di benzina e diesel si vedrebbero eccome. Tutto sta nel capire quale potrebbe eventualmente essere questo tetto.
Il limite massimo, in ogni caso, non sarebbe troppo basso, perché non converrebbe agli Stati Uniti, primi promotori di questa iniziativa, dove i costi di estrazione attraverso il fracking sono ben più alti rispetto ad altri produttori globali. Il segreto per l’Occidente starebbe nel trovare un livello sufficiente e che possa andare bene sia agli Stati Uniti che all’Unione europea. Chissà se ci si riuscirà mai.