Il gruppo Volkswagen ha iniziato ad acquistare chip strategicamente importanti che, ritiene, scarseggiaranno a livello globale nei prossimi anni. Per farlo ha scelto direttamente dieci produttori da cui attingere, tra i cui nomi figurano NXP Semiconductors, Infineon Technologies e Renesas Electronics.
Si tratta di una novità molto importante che, come riportato da Automotive News Europe, potrebbe cambiare radicalmente il modo di produrre auto. Ma perché?
Un cambio di strategia
Per capire bene nel dettaglio questa nuova strategia è opportuno fare un passo indietro. Fino a oggi, infatti, Case auto come appunto il gruppo tedesco per l'acquisto di chip o centraline già prodotte si affidavano a fornitori di componenti generici, i quali erano liberi di decidere quali materie prime utilizzare.
Questi fornitori, però, non erano molti perché fino a poco tempo fa non si erano mai verificati problemi di approvvigionamento, soprattutto di chip.
Microchip
Negli ultimi anni, tuttavia, a causa sia della carenza di materie prime, ma anche della delicatezza della supply chain globale dimostrata dai diversi incidenti marittimi accordi (come quello della EverGiven che ha bloccato il Canale di Suez per diverse settimane), si è reso necessario cambiare totalmente l'approccio di cui abbiamo appena parlato.
Per questo motivo, come riportato da Automotive News Europe, la stessa Volkswagen ha iniziato alcune settimane fa a concludere accordi diretti con i produttori di chip, spesso "bypassando" i propri fornitori generici precedenti.
"Per i semiconduttori, elementi di importanza strategica, e anche per gli sviluppi futuri del gruppo, ci affideremo all’acquisto diretto dai produttori” ha spiegato Dirk Große-Loheide, membro del Consiglio di amministrazione del brand Volkswagen con responsabilità per gli acquisti e membro del Management del gruppo.
Il boom dei chip per l'auto
Karsten Schnake, capo degli appalti di Skoda che è anche responsabile della task force COMPASS (Cross Operational Management Parts & Supply Security) del gruppo Volkswagen dedicata alla fornitura di componenti, ha dichiarato:
"Nel 1978, solo otto semiconduttori venivano installati in un'unità di controllo di una Porsche 911. Oggi, una Skoda Enyaq ha circa 90 unità di controllo con circa 8.000 componenti elettronici".
Questo metro di paragone è utile a capire che il valore dei componenti elettronici presenti in una nuova auto sarà più che raddoppiato entro il 2030 rispetto alla media odierna, che vede circa 600 euro di semiconduttori per singolo veicolo.
L'evoluzione dell'industria
Il matrimonio tra il mondo dei semiconduttori (chip) e l'industria automobilistica europea e mondiale è iniziato circa 50 anni fa. Oggi il settore automotive è formalmente classificato al quinto posto tra i principali acquirenti con un volume di approvvigionamento globale di circa 47 miliardi di dollari, ha aggiunto VW.
Una delle immagini diffuse con l'approvazione dell'European Chips Act
Le previsioni di mercato parlano di un'ascesa al terzo posto entro il 2030 grazie alla diffusione della mobilità a zero emissioni, con la quale il volume di mercato dovrebbe diventare di circa 147 miliardi di dollari.
Ma non è tutto. Come avevamo anticipato in un articolo dedicato, nel mese di luglio la stessa Volkswagen e il produttore di chip italo-francese STMicroelectronics hanno annunciato un ambizioso piano per co-sviluppare un nuovo tipo di semiconduttore, più efficiente e meno costoso.
Si tratta di una mossa "intelligente", soprattutto in un'epoca in cui, ormai, si inizia gradualmente a parlare del Reshoring, cioè della tendenza di produrre in patria i componenti utili alla produzione del prodotto finale per evitare rallentamenti.
Fonte: Automotive News Europe