Passano i Presidenti, resta la Flaminia. La Lancia Flaminia, quella che ha accompagnato l'ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano fuori dal palazzo del Quirinale dopo le sue dimissioni del 14 gennaio 2015 e che accompagnerà il suo erede nel viaggio opposto, ovvero dentro al palazzo. La Flaminia è uno dei migliori manifesti di un'azienda che ormai esiste solo grazie alla piccola Ypsilon, ma che in passato ha conosciuto fasti quasi inconcepibili, oggi, ai più giovani e ai meno appassionati di storia dell'automobile. Già, perché c'era un tempo in cui le vetture torinesi non erano seconde a nessuno, in quanto a classe, prestigio e qualità. Gli anni in cui al timone dell'azienda c'era la famiglia Lancia, ma anche dopo, quando la proprietà passa nelle mani della famiglia Pesenti e il DNA Lancia continua a essere rispettato al 100%. Diverso il discorso dal 1969 in poi, quando Fiat diventa l'azionista principale e le logiche di un grande gruppo industriale come questo – che negli anni conosce peraltro diverse crisi – hanno la meglio sulla tradizione, sull'identità di marchio e concetti (erroneamente) considerati inutili orpelli.


Presidenziale di nome e di fatto 


La grande, imponente e lussuosa cabriolet che ha accompagnato il senatore a vita Giorgio Napolitano e sua moglie Clio nell'ultimo viaggio presidenziale è frutto del lavoro di Pininfarina. Già, perché si tratta di una specialissima Flaminia 335 realizzata nelle officine del carrozziere torinese in pochissimi esemplari: a quanto risulta, due sono proprio nei garage del Quirinale, una è esposta al Museo dell'Automobile di Torino, mentre la quarta fa bella mostra di sé al Museo Storico della Motorizzazione militare. Ma non è tutto, perché anche la Flaminia originale, il modello destinato al mercato, è frutto della matita di Pininfarina.


Alle origni del modello 


Anno 1955: un anno dopo l'apparizione dell'Aurelia B24, negli uffici di Pininfarina si cominciano a mettere giù i tratti fondamentali della Flaminia, che vedrà la luce nel 1957. Prima di lei, vengono sviluppati i prototipi Florida, dai quali trae successivamente origine il progetto definitivo. L'auto non è "solo" l'erede dell'apprezzatissima Aurelia, ma è una vettura la cui incidenza sugli orientamenti stilistici, nell'intero universo dell'automobile, è probabilmente - secondo Sergio Pininfarina stesso - la migliore conseguita da una creazione della Pininfarina. Il motivo? Destinata a sostituire veicoli pensati in "tutto tondo", la Flaminia ne capovolge l'approccio plastico. Il suo impatto sulle tendenze internazionali della progettazione di carrozzeria dura fino all'inizio degli anni Ottanta, con la nuova attenzione scientifica per l'aerodinamica e la conseguente comparsa di vetture nuovamente percepibili come un solido modellato.


Dalla berlina alla cabriolet


Nel 1958, un anno solo dopo il debutto della 4 porte, la Lancia è già pronta a lanciare la versione scoperta della Flaminia, visto che l'Aurelia B24 è giunta al termine della propria carriera. Si decide di chiamarla Flaminia Convertibile e la presentazione avviene nel mese di marzo. Sottopelle, ovviamente, le caratteristiche meccaniche ricalcano quelle della variante chiusa. A spingerla provvede dunque un motore V6 di 2,5 litri da circa 120 CV. Cresce ovviamente il peso, per via degli irrobustimenti apportati alla scocca, mentre il peggioramento dell'aerodinamica (conseguenza inevitabile dell'adozione del tetto in tela) porta a una riduzione, comunque trascurabilissima, della velocità massima. I più attenti lo avranno già capito: la versione Presidenziale approntata appositamente da Pininfarina deriva proprio dalla Convertibile, a differenza della quale è ben più lunga per l'aggiunta delle portiere posteriori, dalle quali far accedere Presidente e consorte e lasciare loro tutto lo spazio di cui hanno bisogno durante le parate e le cerimonie ufficiali. Che altro aggiungere? L'appuntamento con la Flaminia 335 Presidenziale si spera che sarà il più imminente possibile: vorrebbe dire che il Parlamento sarebbe riuscito a non dividersi in maniera feroce sull'elezione dell'erede di Napolitano, per il bene di tutti.

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