L’alleanza Renault – Nissan è una realtà leggermente complicata, con la Casa francese in possesso del 43,4% delle azioni della Casa francese, che a sua volta detiene il 15% della Losanga e il 34% di Mitsubishi. Una liason che va avanti dal 1999 e che, secondo quanto riferito da Bloomberg, potrebbe diventare ancora più profonda e sfociare in una fusione che darebbe vita a un nuovo colosso dell’automotive, guidato da Carlos Ghosn, già amministratore delegato dell’alleanza.

In attesa dell’ok

Tutto è ancora non solo da decidere ma da confermare. Né Nissan né Renault infatti hanno voluto commentare le voci ma pare proprio che la macchina burocratica sia partita, con una lunga strada da percorrere. Al di là delle questioni meramente organizzative infatti bisognerà attendere l’eventuale ok da parte dello stato giapponese e di quello francese, che di Renault detiene il 15,01% delle azioni. Proprio queste sarebbero nel mirino di Nissan, ma bisognerà convincere Macron a venderle e il presidente francese si sarebbe detto disponibile a farlo solo e unicamente se gli interessi francesi verranno mantenuti. In parole povere: niente tagli ai posti di lavoro. Che la Francia ceda il suo pacchetto azionario viene ritenuta una condizione necessaria e non negoziabile da parte del Giappone, che potrebbe opporsi all’operazione se tale condizione non venisse soddisfatta.

Colosso tra i colossi

Se tutto dovesse andare a buon fine nascerebbe un costruttore capace di superare Volkswagen e Toyota nella corsa al primo posto per vetture prodotte (l’obiettivo è raggiungere 14 milioni di unità prodotte nel 2022), con stabilimenti sparsi per tutto il globo. Una realtà con forte know how per quanto riguarda la mobilità elettrica (la Nissan Leaf prima di tutte) e l’obiettivo di fornire differenti servizi per la mobilità del futuro. Rimane poi il problema della sede: secondo le voci la fusione tra Renault e Nissan (e Mitsubishi) verrà guidata da 2 sedi principali, una in Francia e una in Giappone, per non perdere le identità nazionali, ma non è da escludere una soluzione in stile FCA, con la sede principale in un terzo stato.