Chi è Eugenio Amos? Per qualcuno, l'eroe moderno che ha riportato sulla scena la Lancia Delta Futurista. Per altri – pochi, a dir la verità – un ragazzo benestante con la passione dei motori che si è fatto prendere troppo la mano. Di certo c'è che, grazie a lui, tutti sono tornati a parlare di Lancia. E di Italia. Roba di “zang-tumb-tumb”, per dirla con i futuristi di Marinetti, come suono di mitraglia che squarcia la “pace dei sensi” in cui è precipitato il Marchio di Chivasso. O, per dirla alla Markku Alen, uno che alla Lancia deve molto, “come bomba dentro montagna”.
Popolo diviso
Già, perché l'effetto che ha fatto questa Delta al nandrolone, rinforzata, riveduta e corretta rispetto alla versione originale, è stato dilaniante. Il popolo? Diviso. C'è chi grida allo scandalo, perché la Amos Automobili per far nascere la Futurista utilizza scocche di vecchie Integrale 16 valvole, precludendo loro un possibile futuro da glorie del passato. E c'è invece chi non vedrebbe l'ora di provarla, scatenarla, per vedere se quello che promettono Eugenio e la sua squadra di tecnici, meccanici e designer, è tutto vero. Chi piange di gioia, chi ancora non ci crede e si strofina gli occhi. Chi applaude e basta, a scena aperta.
Il cuore che comanda
L'obiettivo di Amos? Semplice, nella sua enorme difficoltà: far tornare grande la Lancia. Se non la vera e propria Casa automobilistica, almeno il (glorioso) Marchio. Con un oggetto che non è stato concepito per diventare un soprammobile da garage, ma per essere – giustamente – usato e spremuto, non risparmiandogli nulla. Strada o pista, dovunque sia. Per ricavarne sensazioni analogiche e ormai (quasi) assopite, in un mondo di macchine estremamente “perfettine” e simili tra loro. Che consumano ed entusiasmano pochino. Certo, 300.000 euro non sono alla portata di tutti, ma in fondo non si è mai trattato di una questione di soldi. Qui è il cuore che comanda. Piaccia o no.