Al confronto con altri Paesi europei dove la transizione elettrica è stata avviata con molta più convinzione, la diffusione di colonnine per la ricarica in Italia è stata relativamente lenta. Oggi le cose stanno cambiando, tanto che nell’ultimo anno il numero degli impianti attivi è letteralmente raddoppiato anche se la loro distribuzione sul territorio nazionale rimane ancora fortemente disomogenea.
A rivelarlo è un dossier pubblicato poche settimane fa da Legambiente e dall’associazione Motus-E che ha “censito” i punti di ricarica in Italia tracciando un interessante quadro della situazione. Il rapporto, battezzato “Città MEZ” (Mobilità a Emissioni Zero) è consultabile qui.
Più punti ma scarsa diffusione
I dati generali forniti da EvWay, uno dei partner di Motus-E nonché piattaforma per la mappatura della mobilità elettrica, sembrano tutt’altro che negativi: se nel febbraio 2018, come mostrano le grafiche, in Italia c’erano meno di 2.000 colonnine di potenza inferiore agli 11 kW e meno di 2.500 di potenza superiore, un anno dopo le prime sono passate a quasi 2.700 mentre le seconde sono più che raddoppiate, raggiungendo quota 5.500.


Un buon incremento, specie pensando che, come testimonia questo articolo, appena sei anni fa eravamo complessivamente a poco più di 450. Il problema è la distribuzione, che è concentrata nelle aree metropolitane delle più grandi città, quelle i n cui la mobilità elettrica sta diventando sempre più una necessità.
Centro-Nord al comando
A guidare la classifica dei punti di ricarica per auto è ancora la Lombardia, l’anno scorso unica regione con più di 500 colonnine e quest’anno la sola ad aver superato quota 1.000, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto e Toscana.
Mentre per quelle sotto gli 11 kW, destinate ai veicoli a due ruote guida la Toscana seguita da Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna. Dall’altro capo della graduatoria ci sono ben cinque regioni (comprese Molise e Basilicata, giustificate solo in parte della poca estensione del territorio) dove si contano meno di 100 colonnine ad alta potenza e ben 11 che hanno meno di 100 punti di rifornimento a bassa potenza.


Uno scenario in cui il divario tra nord e sud rimane evidente anche se non mancano segnali positivi come quello della Calabria, passata da zero assoluto a un centinaio di colonnine in 12 mesi.
Città virtuose, Napoli meglio di Genova
Non solo colonnine, però: il rapporto analizza il livello di mobilità green delle singole città tramite tutta una serie di parametri come i veicoli a zero emissioni nelle flotte del Trasporto Pubblico Locale (TPL), l’accessibilità ai servizi di mobilità come lo sharing e l’utilizzo percentuale da parte dei cittadini di mezzi ecologici, inclusi bicicletta e… piedi.
Senza trascurare di assegnare un punteggio da 1 a 5 ai Piani Urbani per la Mobilità generica (PUM) o espressamente sostenibile (PUMS). Dati e statistiche sono forniti dai molti partner di Motus-E e concorrono alla compilazione di una graduatoria.
Anche qui come prevedibile, tra le città principali c’è in testa Milano (pronta a convertire all’elettrico e alle fonti rinnovabili il 100% del trasporto pubblico entro il 2030), seguita da Bologna e Torino, mentre un po’ a sorpresa Napoli è quarta davanti a Genova, Firenze e alla capitale. La più completa classifica generale dei capoluoghi di provincia vede invece tra le prime dieci anche Trento, Bolzano, Ravenna, Pesaro, Ferrara e Parma.
Colonnine, quali e come trovarle
Con l’aumento della disponibilità di stazioni di ricarica crescono anche i servizi: confermando i piani annunciati nel 2018, Google Maps ha iniziato a implementare la mappatura dei punti di rifornimento con la possibilità per gli utenti di dare la propria valutazione, inserire foto e contattare telefonicamente il fornitore.
Non ci sono ancora funzioni avanzate come l’indicazione del tipo e del numero di caricatori e nemmeno l’effettiva disponibilità in tempo reale, o il costo dell’energia, per le quali occorre utilizzare le specifiche app come la X Recharge di Eva+, ma è un passo avanti, specie nei confronti di “concorrenti” come Waze che hanno sì l’indicazione della presenza di colonnine però senza informazioni aggiuntive esclusi indirizzo e distanza.