Tre concept in cinque anni. Ecco come la tecnologia coreana si è fatta conoscere in Europa
La prima concept sviluppata interamente del Centro di design Hyundai/Kia è del 1992: si chiamava HCD-I ed era una sportiva con carrozzeria targa dal design innovativo, aggressiva ed elegante grazie ai parafanghi bombati e gli sbalzi ridotti.
Sotto il cofano gli ingegneri avevano immaginato un 2.0 litri 16 valvole da 150 CV interamente in alluminio e abbinato alla trazione integrale. Per essere i primi anni '90, la HCD-I era tecnologicamente molto avanzata: adottava un sistema di sospensioni a ruote indipendenti, quattro freni a disco, pneumatici Pirelli 245/45 R17 studiati ad hoc e, a livello elettronico, ABS e controllo di trazione.

Hyundai HCD-II, un posto in più e linea da coupé
Presentata al Salone di Detroit appena un anno dopo, la Hyundai HCD-II era una coupé a tre posti evoluzione della precedente HCD-I, quindi spinta dallo stesso motore 2.0 da 150 CV. Rispetto a questa veniva introdotto un sistema di fasatura variabile delle valvole VVT in aggiunta alle quattro ruote motrici, all'ABS, al controllo di trazione e ai freni a disco.
A livello di dotazioni debuttava un sistema audio "premium" con lettore di cassette, il telefono di bordo - che già si cominciava a vedere sulle ammiraglie europee - e un primo esempio di specchietto elettrocromico.


Hyundai HCD-III, più potente e votata all'off-road
Più potente e più tecnologica delle precedenti, la HCD-III è stata la terza concept firmata da Hyundai in quattro anni. Presentata nel 1995, la "3" poteva ospitare fino a quattro persone ed era stata studiata per andare bene in fuoristrada e attraversare terreni accidentati.

Per questo, oltre alle sospensioni regolabili in altezza, in dotazione c'era il sistema Navitac in grado di condividere le informazioni sulla posizione in tempo reale, un po' come i moderni navigatori satellitari. Sotto il cofano c'era un 2.0 litri da 240 CV abbinato a un cambio manuale a 5 marce.