Project Titan. Un nome che da sempre rimane avvolto in un alone di mistero e che dovrebbe rappresentare per Apple ciò che Waymo è per Google: il reparto dedicato allo sviluppo di tecnologie per la guida autonoma. Se però dalle parti di Mountan View le cose sembrano andare spedite, tra milioni di chilometri macinati e accordi con Case auto, a Cupertino la situazione avanza e si ferma come un’auto imbottigliata nel traffico.

Ora pare che la situazione stia vivendo un momento di accelerazione con l’acquisizione di Drive.AI, startup statunitense specializzata proprio in taxi robot.

Piccola ma efficace

Drive.AI è una delle infinite aziende che compongono la costellazione di aziende medio – piccole della Silicon Valley, specializzata in guida autonoma con una piccola flotta di furgoni (su base Nissan e-NV200) senza conducente impegnati in test lungo le strade di Arlington (Texas). Una società con 90 dipendenti prossima alla chiusura e salvata da Apple che, come spesso succede nella Silicon Valley, l’ha acquistata con l’unico scopo di assumere i suoi dipendenti. Una routine che in inglese viene chiamata “acqui-hire”, unione delle parole “acquisition” (acquisizione) e “hire” (assunzione).

Il colosso fondato da Steve Jobs si trova così a poter contare sull’esperienza di ingegneri, tecnici e programmatori senza dover formare da zero nuove figure, con la speranza naturalmente di recuperare terreno nei confronti dei rivali. Un team che risponderà a Doug Field, vice presidente del reparto progetti speciali di Apple ed ex capo ingegnere di Tesla.

Nissan NV200 autopilota di Drive.ai

Non auto ma servizi

Il Project Titan potrà così ripartire e iniziare a dare i suoi frutti che, come avviene in Waymo e tanti altri colossi della tecnologia, non mira a produrre un’auto (ma “mai dire mai”), bensì a creare sistemi software e hardware da vendere a differenti clienti.

Produrre auto infatti rappresenta un costo molto alto e richiede know-how specifici che nella Silicon Valley (Tesla esclusa) non hanno. Meglio quindi concentrarsi su ciò che si conosce (sviluppo di componentistica e di programmi) per poi venderli al maggior numero possibile di Case. Esattamente come succede con Apple CarPlay, dove la Mela Morsicata si limita a fornire un software di mirroring per i suoi smartphone e non produce infotainment col proprio marchio.

Fotogallery: Nissan NV200, il prototipo a guida autonoma di Drive.AI