Il taglio delle accise su benzina e diesel scadrà il 2 maggio prossimo: da quel giorno i 25 centesimi in meno per ogni litro di carburante, previsti dal decreto di metà marzo, torneranno a pesare sulle tasche degli italiani. O forse no.
Nel DEF (Documento di Economia e Finanza) approvato ieri dal Parlamento si parla infatti, tra le altre cose, di "intervenire ancora per contenere il costo dei carburanti e dell’energia".
Anche se un decreto ad hoc deve ancora essere pubblicato pare quindi che il Governo si impegnerà a prorogare il taglio delle accise, secondo alcuni fino al 30 giugno 2022. In questo modo i prezzi alla pompa, sia al servito sia al fai da te, risulteranno nuovamente calmierati per far fronte all'emergenza dovuta alla guerra in Ucraina.
Taglio delle accise, come funziona
Attualmente il taglio delle accise su benzina e diesel prevede una riduzione delle accise sui carburanti per autotrazione, rispettivamente a 478,40 euro per 1.000 litri per la benzina e 367,40 euro per 1.000 litri per il gasolio, ovvero 25 centesimi in meno al litro.
In totale però lo "sconto" per gli automobilisti sale a 30,5 centesimi al litro, in quanto anche le accise sono soggette a IVA (al 22%). Anche il Gpl è interessato dal decreto legge, con 5,5 centesimi in meno ogni litro, mentre il metano è rimasto fuori in quanto la tassazione nel suo caso risulta essere meno pesante rispetto agli altri carburanti.
Un concetto sul quale è intervenuto anche il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti che, parlando all'Ansa a seguito del suo intervento ieri alla Camera durante il question time, ha sottolineato come al Governo ci sia una "valutazione delle misure necessarie a calmierare i prezzi, fra cui la proroga del taglio delle accise disposta nell’ultimo decreto legge".
C'è chi dice no
Se da una parte quindi il Governo è pronto a venire incontro agli automobilisti, dall'altra la Corte dei Conti nel suo documento di commento al DEF non pare favorevole al taglio delle accise. Nel capitolo relativo proprio alle accise si legge infatti "Considerando il tema della transizione energetica, la riduzione delle aliquote rischia di rendere più confuso il segnale di prezzo (carbon pricing) che dovrebbe indurre i consumatori e le imprese a valutare correttamente i costi esterni e a sostituire i carburanti di origine fossile con alternative a minor impatto ambientale".
Secondo la Corte dei Conti quindi l'innalzamento dei prezzi di benzina e diesel avrebbe potuto essere un volano per indurre gli automobilisti a passare ad auto elettriche o comunque alimentate da carburanti alternativi, (ma ancora da attivare).
"La riduzione delle accise potrebbe insomma aver avuto l’effetto di limitare la reazione di sostituzione spontanea al rialzo del prezzo alla pompa proprio perché la componente dell’accisa viene ritenuta più rilevante".