Se un'auto è essenziale, pesa meno e quindi costa meno. Questa considerazione apparentemente ovvia assume tutta un'altra rilevanza quando c'è una crisi della materie prime in atto che spinge i prezzi di acciaio, alluminio e plastica alle stelle.

Ebbene la formula dell'essenzialità si sta rivelando il nuovo asso della manica di Dacia, che nonostante la tempesta perfetta abbattutasi su tutti i mercati, sta registrando delle performance commerciali incredibilmente controtendenza.

Bastano due numeri per capire la portata del fenomeno: in Italia nei primi 4 mesi del 2022 le immatricolazioni sono diminuite del 26,5% mentre Dacia ha segnato +20,6%. E attenzione: buona parte dei nuovi clienti non sono persone che "non possono spendere tanto", ma che non lo vogliono fare perchè giudicano i rincari in atto inaccettabili.

Delle ragioni tecniche di questo exploit, ma anche di altro abbiamo parlato con Denis Le Vot, CEO di Dacia che abbiamo incontrato a Roma. Segue l'intervista completa completa.

D: Cosa ne pensate del successo in Italia, era prevedibile o siete sorpresi?

Denis Le Vot: "Sorpresi no. Questo mercato funziona molto bene e l'Italia è interessante perché qui Dacia diventa due cose nello stesso tempo. Auto poco care per clienti tradizionali e allo stesso tempo un'alternativa per persone che hanno i soldi, ma non vogliono spendere tanto nell’auto. E queste persone sono sempre di più. Molte persone che hanno scelto Jogger hanno valutato altri modelli più cari e poi hanno preferito una Jogger full optional.

Nord e Sud dell’Italia rappresentano molto bene tutto questo. Milano, ricca ed elettrificata, compra la Dacia Full optional. Il Sud e le regioni più tradizionali con potere d’acquisto inferiore scelgono la Sandero. Succede in tutta Europa, ma l’Italia è altamente rappresentativa di questo. Tra l'altro Dacia sta cambiando la sua immagine, con una percezione molto outdoor."

Nuova Dacia Sandero Stepway
La Dacia Sandero, il modello più venduto in Italia

D: Quali sono i Paesi che danno già buoni risultati e i Paesi che volete far crescere?

Le Vot: "Bisogna definire cos’è un buon risultato. Per noi il buon risultato è nel mercato dei privati. Noi vediamo auto nel modo più semplice possibile, offriamo il giusto contenuto per avere un buon prezzo per tutti. Non significa che vediamo alle flotte, ma non facciamo sconti.

Il buon risultato per me è una buona quota di mercato ai privati. Nei rispettivi segmenti noi vediamo bene in tutta Europa. A seconda del mercato il peso dei segmenti cambia. In Germania potete vendere una segmento B, ma ne venderete poche perché lì comprano quasi tutti le segmento C. Ci sono paesi dove la marca funziona di più, come la Francia e l’Italia. Paesi dell’Europa del Nord orientati al segmento C, ci considerano un po’ meno. È il cambio dell’identità di marca che ci serve e il crossover di segmento C che stiamo preparando servirà molto per questi mercati."

D: Una parte del successo di Dacia potrebbe dipende dal fatto che siete 100% termici, escludendo la Spring?

Le Vot: "Bisogna capire cos’è Dacia. Siamo tre cose allo stesso tempo. Se una non la facciamo, allora scompariamo. Noi facciamo auto essenziali. Dacia non esiste senza Renault. Abbiamo preso la piattaforma di Clio, in due anni abbiamo messo 2.000 ingegneri a lavorare e decidere cosa tenere o togliere per rimanere essenziali. Non ci sono schermi, usiamo il telefono per questo, con una docking station.

La seconda parte di Dacia sono le fabbriche relativamente grandi ed efficaci. E poi c’è il modo in cui vediamo le auto: un costruttore abituale ha molta capacità e deve cercare il volume di mercato con grandi sconti. Noi abbiamo fatto una scelta fin dall’inizio: zero sconti, ma con un offerta semplicissima. Il numero di combinazioni di Duster oggi è 400. Erano 60 mila su un’auto normale o 200 mila su un premium. La semplicità fa la differenza per tutto.

In mezzo a questo c’è una voce importanti ancorché banale: il peso. Quando hai il contenuto giusto hai il peso giusto. La Jogger fa 1.200 kg. La media dei concorrenti a 7 posti pesa 260 kg in più perché si sale di segmento con un sacco di cose, fra Adas e accessori. 260 kg e più significa 1.500 kg. Invece 1.200 kg richiedono motori meno potenti e meno costosi. E questo è uno dei particolari di Dacia. Possiamo adottare le tecnologie elettrificate più costose più tardi degli altri perché le nostre auto sono più leggere. E quindi le auto costano di meno. Non siamo termici per opposizione all’elettrico, ma perché presentiamo le auto in modo diverso."

Dacia Spring
L'abitacolo di una Dacia Spring
Dacia Jogger
La Dacia Jogger a 7 posti

D: Quello che sta facendo Dacia come cambio di identità di marchio - all’interno del gruppo Renault - è visto come gioco a parte o insieme? Gli altri brand imparano da Dacia o questa gioca la sua partita?

Le Vot: "Entrambe le cose. Prima eravamo molto centralizzati. De Meo quando è arrivato ha detto che questo non è corretto per l'ottimizzazione. Il cambiamento organizzativo ha migliorato e tolto i tabù. Abbiamo capito che Dacia può avere una segmento C senza problemi. Bisogna rilasciare il potenziale di tutti i marchi. Dacia può andare dalla Sandro alla Bigster e questo non è un problema. Ovviamente parliamo con Renault per evitare sovrapposizioni, ma ognuno gioca la sua partita."

D: Voi come tutti i costruttori state soffrendo questo momento storico, i prezzi stanno aumentando anche per le vostre auto. Come vi state riorganizzando?

Le Vot: "Sì, le Dacia sono in acciaio e non in cartone e siamo vittime dell'aumento dei costi delle materie prime, come tutti. Però siamo più leggeri. Il peso: abbiamo meno materiali, meno metalli rari come il palladio nei catalizzatori e la Spring ha una batteria più piccola. Abbiamo la stessa pressione, ma in valore relativo.

Più il prezzo delle auto aumentano, più le persone pensano, e quindi si fermano rispetto all’acquisto. E anche che anche le persone con i soldi riflettono. E noi siamo qui per questo: rispondiamo all’esigenza di razionalità. Consumiamo meno materie prime e questo è un bene per il prezzo. Più i prezzi delle auto aumento, più la gente cerca delle alternative. Per questo Dacia aumenta in Italia il numero di clienti dall’alto. E questa cosa andrà avanti così: euro 6, euro 7, elettrificazione. Più la curva aumenta, più le persone potrebbero pensare che la Dacia è un alternativa."

D: Fra le rinunce spesso rientrano gli Adas che vi penalizzano nei voti Euro NCAP: alla lunga temete una cattiva pubblicità o ritenete che in questo momento c’è tanto bisogno di mobilità al punto da rinunciare a questi dispositivi?

Le Vot: "Noi non corriamo dietro alle stelle. Le auto rispettano le norme europee e spesso di più. Però facciamo delle scelte. Quando vediamo come si utilizza l’auto, sembra gli Adas siano diventati una corsa agli armamenti. Ma nella realtà molti Adas vengono disattivati da chi guida. La sicurezza attiva è una forma di scelta. E per questo noi forniamo il giusto contenuto e offriamo comunque il massimo nella sicurezza passiva."

Dacia Spring crash test
Il crash test della Dacia Spring

D: Lei ha un grande esperienza in Russia. Cosa ci può dire della situazione e del progetto di riunione Dacia-Lada?

Le Vot: "Nulla, siamo in un momento in cui stiamo discutendo. La situazione logistica è difficilissima. Stiamo discutendo con le autorità russe più opzioni per preservare attività e gli interessi dei 45 mila dipendenti.

Il gruppo lavora con le stesse piattaforme, come accade in America latina, e dunque questo dovrebbe succedere anche in Russia con Lada."

D: Tornando al tema dell’elettrificazione, voi avete Spring come segmento A. È immaginabile anche in segmenti superiori?

Le Vot: "Se leggiamo il regolamento europeo tutte le auto sono elettriche dal 2035. La domanda è da quando. E nel quando, per garantire il peso inferiore, diciamo il più tardi possibile. Cerchiamo nell’armadio Renault soluzioni esistenti e sperimentate. La strategia migliore è utilizzare le sinergie Renault-Dacia usando tecnologie provate, ammortizzate e meno care. 

Nel 2023 avremmo un ibrido sul Jogger perché la regolamentazione sulle emissioni sarà più stringente e dobbiamo trovare un'altra soluzione. Non avevamo bisogno di farlo al lancio. Quando abbiamo bisogno, possiamo farlo immediatamente. E dunque vedremo plug-in hybrid, ecc. Dobbiamo capire come saranno scritti i regolamenti. Siamo al 2022, dunque abbiamo ancora un po' di tempo."

D: A proposito di Jogger, in Francia si è conclusa un'offerta promozionale di noleggio a 6 euro al giorno. È un idea innovativa interessante che può essere un'alternativa alla vendita. La vedremo anche in Italia?

Le Vot: "Su Jogger stiamo lavorando in Italia su un'offerta che non è una promozione, ma un qualcosa di strutturale. Siamo quasi pronti, stiamo lavorando sul digitale. E sarà per noi anche un test. In Italia arriverà fra 2 settimane.

Va poi detto che le Dacia sono auto che durano e che i clienti tengono per 8 anni. Commercialmente abbiamo un'opportunità che non prendiamo, ovvero i clienti che con finanziamento tengono l’auto per meno tempo e la cambiano ogni 4 anni. È un opportunità mancata e quindi ci stiamo lavorando, per avere auto che rientrano prima degli 8 anni."

D: Qual è il “giusto” livello di digitalizzazione di Dacia guardando anche al futuro? Nel futuro la longevità sarà legata alla capacità delle vetture di aggiornarsi. Come Dacia a un certo punto ve lo dovrete chiedere?

Le Vot: "È una buona domanda ed è trasversale alla marca. Noi avremo un’architettura molto nuova con la prossima Duster. La legge mette dei paletti anche per questo: auto connesse, connesse con un cloud con le strade, la segnaletica, ecc. Dovremo scambiare più informazioni. Dacia non partirà mai prima con queste tecnologie. Arriveranno su Renault e poi prenderemo il giusto livello. Noi oggi vediamo i clienti contenti quando diciamo che c’è poca elettronica. Preferiamo dire porta il tuo smartphone e lo integriamo senza aggiungere schermi o bottoni."

D: Cosa vi aspettate dall’Europa?

Le Vot: "Non lo so. Però penso che il mondo sta cambiando più velocemente del previsto. Le materie prime, l’energia e tutto costa più caro del previsto. La velocità con cui si fa la transizione diventa importante. L’industria poi ha i suoi tempi. Il gruppo Renault ha la fortuna di avere Dacia, Renault, Renault elettriche, ecc. Soluzioni per tutti i segmenti vincolati dall’UE."

D: Il NextGenerationEU è sufficiente?

Le Vot: "Teniamo aperte tutte le porte. Stiamo studiando anche la pila a combustibile a idrogeno. L’elettrico che sceglieremo sarà quello che serve davvero al cliente. 600 km e 20 minuti per la ricarica servono al cliente Dacia. Noi siamo essenziali e magari la risposta giusta è diversa."