Se l’Europa interrompesse i suoi legami commerciali con la Cina, la Germania sarebbe uno dei principali Paesi a subirne le conseguenze economiche. È quanto emerge da uno studio dell’istituto IFO, uno dei più importanti think tank economici della Germania.

L’analisi evidenzia in modo ancora più chiaro la forte dipendenza dell’Unione Europea dalla Cina, con particolare riferimento al mondo dell’auto.

L’allarme e le conseguenze

Entrando nel dettaglio dello studio, una possibile “guerra commerciale” tra UE e Cina porterebbe ad una contrazione dell’8,47% nel settore automotive tedesco. Ciò sarebbe la diretta conseguenza dell’interruzione della catena di approvvigionamento di numerose componenti prodotte nel Paese del Dragone.

Oltre a ciò, bisogna considerare che Volkswagen, BMW e Mercedes possiedono vari impianti in Cina dove vengono realizzati modelli per il mercato locale e non solo.

Secondo l’IFO Institute i danni di questo ipotetico scontro economico sarebbero sei volte superiori a quelli registrati in occasione della Brexit. La soluzione per evitare il peggio? Diversificare e avviare quanto più possibile rapporti con altre nazioni, tra cui gli Stati Uniti.

Le mani della Cina sull’Europa

L’osservazione dello studio può apparire una banalità, ma finora per le Case europee è stato difficile ridurre i legami con la Cina. Al di là della costante espansione del mercato domestico, la politica del Paese orientale ha sempre favorito in modo importante l’industria dell’elettrico favorendo la crescita sia in termini di strutture che di know-how.

A fotografare la situazione è anche l’approfondimento dell’analista Felipe Munoz. Dal 2019 al 2022 la quota di auto elettriche prodotte in Cina e vendute in Europa è passata dallo 0,5% al 18,7% ed è verosimilmente destinata a crescere nei prossimi anni.

Senza dimenticare che i marchi cinesi stessi sono già entrati in Europa con modelli competitivi per prezzi e prestazioni. Alla politica europea, quindi, il compito di costruire un futuro commerciale sostenibile puntando sempre di più sulla produzione interna e sui rapporti col resto del mondo.