Può darsi che i motori a otto cilindri non siano i primi a venire in mente quando si parla di Aston Martin: stretti come sono tra i leggendari 6 in linea delle origini e i raffinati V12 dell'ultimo ventennio, oggi possono sembrare quasi un ripiego.
Eppure, è proprio un motore V8 ad aver fatto fare il primo vero salto di qualità alla Casa alla fine degli Anni '60 e nel periodo successivo, quando tra un passaggio di proprietà e l'altro la Casa inglese ha gettato le basi per diventare quella che è adesso. E quel motore è rimasto in produzione un bel po', prima di essere sostituito da unità "prestate" da altri costruttori.
Battezzato dalle Lola
Il progetto del V8 nacque nella seconda metà degli Anni '60 come completamento ideale per la DBS, la prima coupé di nuova concezione di Aston Martin. Lo sviluppo della vettura, tuttavia procedette più spedito di quello del motore, costringendo la Casa a ripiegare sul "vecchio" 6 cilindri della DB6 per non ritardare il lancio.
Gli ingegneri guidati da Tadek Marek progettarono infatti il propulsore internamente, senza ricavarlo da altre unità, con costruzione interamente in alluminio: la prima versione del V8 di 90° aveva una cilindrata di 4,8 litri, poi portati a 5,3 in quella di serie per cui furono definiti un alesaggio di 100,1 mm e una corsa di 85,1 mm, per una cilindrata esatta complessiva di 5.341 cc, due alberi a camme per bancata e due valvole per cilindro.
All'inizio dello sviluppo, il motore fu fornito alla scuderia Lola-Surtees per le due vetture schierate alla 24h di Le Mans del '67 che tuttavia si ritirarono molto presto, al 3° e al 25° giro, in entrambi i casi per rotture occorse proprio al V8. L'esperienza fu preziosa per per il costruttore, che la sfruttò per individuare i punti deboli e riprogettare o rafforzare alcune parti (come ad esempio i pistoni) garantendo loro la giusta affidabilità.

L'escalation
La potenza della prima versione, presentata a settembre del '69 sulla DBS V8 e dotata di iniezione meccanica Bosch, era di 330 CV, più o meno la stessa del 6 cilindri in versione Vantage, ma con una coppia che toccava i 450 Nm contro 390. Aveva però fama di essere poco affidabile e difficile da mettere a punto, specie nella gestione delle emissioni, cosa che ne impedì la vendita negli Stati Uniti.
Questa vettura fu prodotta per 3 anni prima di lasciare il posto alla Aston Martin V8 che era in realtà la sua diretta evoluzione, ribattezzata dopo la cessione della Casa da David Brown al gruppo di investimenti ICD. La V8 fu prodotta in altre quattro serie su cui si alternarono diversi sistemi di alimentazione.

La seconda di esse, ovvero la terza contando anche la prima DBS V8, nel '73 abbandonò l'iniezione Bosch tornando ai carburatori, con i quali fu finalmente resa idonea al mercato Usa anche se al prezzo di una riduzione della potenza a 314 CV, scesi ancora a poco meno di 300 nel '76 sempre per soddisfare i regolamenti, specialmente della California.
Per rimediare, fu messa a listino una variante chiamata Stage 1, rivista nella profilature delle camme e degli scarichi, che sfiorava appena i 309 CV, ma aveva doti di erogazione decisamente migliori.

Vantage e Lagonda
In quel periodo, e precisamente nel 1977, Aston Martin lanciò un modello derivato ad alte prestazioni battezzato V8 Vantage con un profondo tuning della carburazione che fece schizzare la potenza del V8 a ben 380 CV. Fu prodotto senza particolari modifiche fino al 1986.
Sempre nel '77 prese inoltre il via la commercializzazione dell'imponente berlina di lusso Lagonda, realizzata su una variante del telaio della V8 notevolmente allungato e con interni moderni ricchi di strumenti digitali, ma sempre il medesimo motore da 320 CV.

Quanto alla V8 "base", la penultima serie del '78 fu la prima a vedere modifiche alle teste, anche se soltanto dal 1980: arrivarono valvole maggiorate e un diverso rapporto di compressione (da 9,1:1 a 9,3:1), ma sempre con l'obiettivo di ottenere un miglior controllo delle emissioni più che una crescita nelle prestazioni, limitata a un piccolo incremento di coppia.
L'ultima serie, prodotta dal 1986 al 1989, ricevette invece per la prima volta l'iniezione elettronica, sempre senza differenze rilevanti nelle performance. Nello stesso anno sulla top di gamma Vantage la potenza crebbe a 400 CV, 432 sulla specifica variante "High Compression". Quanto alla Lagonda, nell'86 ricevette anch'essa il V8 a iniezione, ma regolata a "soli" 306 CV.

La Virage, il 6.3 e le Vantage sovralimentate
Terminata la lunga carriera delle V8, il motore passò ad equipaggiare la Virage dell'88, che era nuovamente un'evoluzione della vettura precedente a livello di architettura, ma con la novità delle teste a quattro valvole per cilindro che portarono la potenza leggermente sopra i 330 CV.
Nel 1992 la Casa propose un ulteriore upgrade prestazionale con la Virage 6.3. Si trattava di una conversione che consentiva di sostituire al normale V8 5.3 una variante derivata da quello da competizione della AMR1 schierata a Le Mans. Su questo erano stati incrementati sia l'alesaggio sia la corsa, saliti a 103,1 x 95 mm, per una potenza inziale di circa 485 CV che potevano arrivare a 500 CV con la giusta messa a punto.


All'apice della corsa alle prestazioni, fu realizzato un V8 5.3 sovralimentato tramite una coppia di compressori volumetrici Eaton e montato dal '93 su un modello derivato dalla Virage che prese il nome di Vantage con circa 560 CV di potenza.
Il Conversion Service ne propose anche una variante portata a 600 CV che qualche anno dopo fu montata sull'edizione speciale Le Mans, creata nel '99 per celebrare il 40° Anniversario del primo successo di Aston Martin sulla pista de la Sarthe. Con questa, prodotta in edizione limitata, la potenza crebbe fino a 612 CV e la Casa chiuse la carriera della famiglia Virage e del motore V8.
Da Jaguar a Mercedes
Finito questo periodo, iniziò quella che è ancora ricordata come "l'era Ford". Il colosso di Detroit aveva acquisito un bel po' di marchi europei, tra cui Aston Martin e Jaguar, e deciso di riservare alla prima i motori V12 e alla seconda i V8. Nel 2005 mise tuttavia in produzione una Aston a due posti, chiamata nuovamente Vantage, con un V8 aspirato derivato dal 4.2 Jaguar ma portato a 4,3 litri e 385 CV.
Questo motore, dopo varie evoluzioni, finì a sua volta per essere sostituito nel 2018 dal V8 4.0 biturbo fornito da Mercedes-AMG, unità su cui Aston martin ha strutturato gran parte della sua gamma attuale compreso il SUV DBX.
Cilindrata | Alimentazione | Potenza | Anni | Modelli |
5.340 cc - 2v | Iniezione meccanica | 330 CV | 1970-1976 | DBS V8 e V8 |
5.340 cc - 2v C | Carburatori | 295-314 CV | 1973-1980 | |
5.340 cc - 2v Stage 1 | Carburatori | 309-320 CV | 1975-1980 | V8 3a/4a serie e Lagonda |
5.340 cc - 2v HP | Carburatori | 380 CV | 1977-1986 | V8 Vantage |
5.340 cc - 2v i.e. | Iniezione elettronica | 306-330 CV | 1986-2000 | V8 5a serie e Lagonda |
5.340 cc - 4v i.e. | Iniezione elettronica | 335 CV | 1988-2000 | Virage |
6.347 cc - 4v i.e. | Iniezione elettronica | 485-500 CV | 1992-1994 | Virage 6.3 |
5.340 cc - 4v i.e. S/C | Iniezione elettronica | 560-600 CV | 1993-2000 | Vantage e V600 |