Rinviato a data da destinarsi. Era fissato per il prossimo 7 marzo il voto finale del Consiglio dell’Ue sullo stop alla vendita di auto a benzina e diesel in Europa dal 2035. Ma continua a pesare la diffidenza della Germania verso le vetture elettriche, convinta che nel futuro della mobilità debbano trovare più spazio anche i nuovi carburanti rinnovabili, come gli eFuels.
E un eventuale “no” di Berlino – con quelli di Italia e Polonia, insieme all’astensione della Bulgaria – creerebbe una cosiddetta “minoranza di blocco” nel Consiglio, facendo saltare tutto il piano di Bruxelles. Così la presidenza di turno dell’Ue ha spostato la decisione definitiva, anche se non si conosce la nuova data.
“Ci torneremo a tempo debito”
Ad annunciarlo è Daniel Holmberg, portavoce del Coreper – l’organo che prepara i lavori del Consiglio dell’Ue –, con un post pubblicato su Twitter:
“Il Coreper I ha deciso di rinviare dal 7 marzo a una successiva sessione del Consiglio la decisione sull’obiettivo per le emissioni delle autovetture entro il 2035. Il Coreper tornerà sulla questione a tempo debito”.
La ricostruzione
È stata l’Italia a fare da capofila in questa battaglia contro il phase-out, trovando un alleato nella Polonia e un aiuto nella Bulgaria: astenendosi infatti dal votare il dossier sulle emissioni di CO2 da auto e furgoni, anche Sofia accenderebbe il semaforo rosso al bando.
Restano da sciogliere i dubbi del Governo tedesco, diviso fra le due anime della maggioranza: i Verdi e la Fdp, con i primi convintissimi sullo stop ai motori termici nel 2035 e i secondi che vorrebbero un’apertura maggiore da parte dell’Europa su idrogeno, eFuels e biocarburanti.
Il Coreper era stato perciò rinviato già una volta, dall’1 al 3 marzo, per risolvere l’impasse con Berlino, diventata ormai ago della bilancia. Ma è evidente che le 48 ore di trattative non hanno ancora portato al compromesso desiderato. E così slitta tutto l’iter normativo, in attesa di capire come finirà la questione.
Impianto di produzione eFuels
Dialoghi in corso
L’Europa corre quindi ai ripari e tenta la via del dialogo, per trovare una soluzione che accontenti tutti. La sensazione è che qualche concessione verrà fatta, perché la situazione sembra più grave del previsto. Lo fa capire Dana Spinant, portavoce della Commissione europea, che apre maggiormente le porte ai carburanti rinnovabili.
“Stiamo discutendo con gli Stati sulle preoccupazioni emerse di recente. Le vogliamo comprendere meglio, soprattutto quelle nuove, prima di decidere quale sia la strada migliore da intraprendere e come percorrerla. Ora sarebbe prematuro fare delle previsioni, ma stiamo dialogando e ascoltando con attenzione le preoccupazioni per la piena attuazione del ‘considerando’ previsto nel testo del Regolamento, che obbliga la Commissione a valutare i progressi raggiunti per l’obiettivo e gli sviluppi tecnologici”.
Il riferimento è alla clausola di salvaguardia al 2026, che obbliga l’esecutivo di Bruxelles a rivedere l’impianto normativo se, da qui a 3 anni, i nuovi carburanti alternativi avranno fatto balzi in avanti tali da azzerare le emissioni.
“Strada lunga. No alla Cina”
Intanto, esulta l’esecutivo italiano, con i ministri Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy, Mimit), Matteo Salvini (Infrastrutture e dei Trasporti, Mit) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica, Mase) che dichiarano:
“L’Italia ha svegliato l’Europa e la decisione del rinvio su stop ad auto a benzina e diesel è un segnale importante. Mi auguro che ora ci sia una riflessione comune per una competitività sostenibile anche nel settore automotive”, afferma Urso.
“È stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro Governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina”, rilancia Salvini.
“L’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come oggi, a essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettante pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”, aggiunge Pichetto Fratin.
Meloni: Successo italiano
In serata è arrivata anche la dichiarazione della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sui social network rivendica lo 'stop allo stop' per i motori endotermici al 2035 come "un successo italiano:
Il rinvio, a data da destinarsi, del voto alla riunione degli ambasciatori UE sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alla vendita di auto nuove diesel e benzina è un successo italiano La posizione del nostro governo è infatti chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l'aspetto produttivo e occupazionale. La decisione del Coreper di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata. Giusto puntare a zero emissioni di CO2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall'elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa».